Colle della Bettaforca m. 2.727 (Italia – Valle di Ayas)
salita grandiosa e assolutamente appagante per boschi e pendii in un contesto già di alta montagna
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Località di partenza: Saint-Jacques, val d’Ayas
Quota di partenza: 1.689 m.
Quota di arrivo: 2.727 m.
Dislivello: 1.038 m.
Posizione: valico delle Alpi Pennine che unisce la valle del Lys con la val d’Ayas
Difficoltà: WT2 [scala livelli difficoltà]
Ore: 4h-4h 30’ a/r
Periodo: da dicembre e metà aprile
Attrezzatura: ramponi, ciaspole e bastoncini
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli
La valle d’Ayas in inverno è sicuramente spettacolare e tutta da scoprire, ricca di itinerari per chi pratica sci-alpinismo
o escursioni con ciaspole.
Uno dei più appaganti che ho trovato, consiste nel salire fino al Colle della Bettaforca partendo a piedi dalla
frazione di Saint-Jacques al termine della valle stessa e seguendo a grandi linee l’itinerario estivo.
Esiste un’altra possibilità che consente di accorciare il percorso, usufruendo della funicolare che parte da Frachey e
raggiunge l’Alpe Ciarcerio dalla quale si attacca la risalita fino al colle.
Più faticosa la prima opzione, ma che rispetta più la mia concezione su come vivere e andare in montagna.
Immediatamente dietro la chiesetta di Saint-Jacques, parte il sentiero nel bosco che in poco meno di un’oretta sale
ai rifugi Ferraro e Guide di Frachey.
Il percorso è ora completamente gelato, ma la traccia è ben marcata.
Non vi è neve soffice da affondare, sicuramente più utili i ramponi.
A tornanti con pendenza sempre sostenuta, si passa prima dall’Alpe Raccard per poi arrivare in località Resy,
dove sono ubicati i due rifugi.
L’unico aperto in questa stagione è il Ferraro, dove ci si può fermare per una sosta.
La giornata è magnifica senza una nuvola e dalla terrazza del rifugio si possono ammirare il Petit e il Grand Tournalin,
oltre a Champoluc che appare parecchi metri più in basso.
Tralasciando la traccia che dal rifugio va a sinistra e porta al Pian di Verra inferiore, si segue la traccia sulla destra
che sale in direzione della Bettaforca.
Questo nuovo percorso sci-alpinistico è ampio e battuto dal gatto delle nevi, in una zona priva del pericolo valanghe.
Da qui in poi i ramponi sono inutili e da sostituirsi con le ciaspole.
Il percorso porta con una pendenza moderata fino alla partenza della seggiovia Bettaforca, dove si finisce
inevitabilmente per andare nel traffico di sciatori in attesa della corsa.
Per fortuna dopo qualche metro la traccia si stacca dalla pista da sci e sale dritta fin poco prima del colle, con strappi
spesso duri e pochi momenti in cui tirare il fiato.
Lo strappo finale che porta al bar ristoro Bettaforca ubicato in cima è il più impegnativo.
Non vi è più traccia battuta, si sale sul pendio molto ripido seguendo paline di colore verde.
Da quassù lo spettacolo è qualcosa di unico con la vista mozzafiato sulle due valli, Gressoney e Ayas.
Nella prima appare buona parte del massiccio del Monte Rosa sul quale si distinguono nettamente la piramide Vincent,
la punta Giordani, il Corno Nero, il colle del Lys coi rifugi Gnifetti e Mantova poco sotto.
Nella seconda, la val d’Ayas, si distinguono il Petit e il Grand Tournalin, lo Zerbion e i monti della bassa valle,
mentre il Rosa è nascosto dalle rocce della Bettaforca e della Bettolina.
Sotto di noi si snoda invece tutto l’itinerario di salita con le piste e gli impianti di risalita.
La via di discesa coincide con l’itinerario di salita.
Si può accorciare in caso di ora tarda arrivando fino all’alpe Ciarcerio e prendendo la funicolare fino a Frachey.
Un’altra possibilità di discesa consiste, previa organizzazione, di scendere nella valle di Gressoney fino a Staffal
e usufruire di navette che riconducono a Saint-Jacques.
Discesa: per la via di salita.
Si può anche raggiungere l’Alpe Ciarcerio e discendere a valle con la funicolare che porta direttamente a Frachey.
Relazione e fotografie di: Daniele Repossi
Note: salita grandiosa e assolutamente appagante per boschi e pendii in un contesto già di alta montagna.
Nessun pericolo valanghe, occorre un buon allenamento e una certa dimestichezza a maneggiare l’attrezzatura.
Unica nota dolente, la presenza della seggiovia che poco oltre il rifugio Ferraro corre parallela e a volte sopra il
percorso di ascesa impattando sul paesaggio.