Rifugio Vittorio Emanuele II – Lago di Moncorvè 2.735 m.
– esplorando i d’intorni 2.940 m. –
(Italia – Alta Valsavarenche – Parco Nazionale del Gran Paradiso)
il Lago di Moncorvè è lo specchio nel quale si riflettono le montagne circostanti;
il Rifugio è posto in una location dove si può solo contemplare quello che c’è attorno;
l’ambiente è una favola, e da quassù non si ha proprio voglia di scendere
Località di partenza: Le Pont 1.952 m. (Alta Valsavarenche)
Punto di arrivo: Rifugio Vittorio Emanuele II 2.735 m.
Quota di partenza: 1.952 m.
Quota di arrivo: 2.735 m.
Dislivello: 783 m.
Posizione: Alta Valsavarenche – Parco Nazionale del Gran Paradiso
Difficoltà: E [scala delle difficoltà]
Ore: 2h 30 minuti in andata e 2h 10 minuti in ritorno
si parte dal parcheggio di Le Pont e si raggiunge il Rifugio Vittorio Emanuele II tramite un sentiero ben mantenuto
Periodo: da inizio giugno (previa verifica delle condizioni di innevamento), a metà ottobre per le attività di trekking;
in altri mesi dell’anno per attività di alpinismo e sci d’alpinismo
Attrezzatura richiesta: classica da trekking
Segnavia: n° 1
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli
Partito con il sole e il cielo sereno e rientrato nel pieno di un temporale, oggi vi racconto un’escursione bellissima,
affrontata in solitaria nell’alta Valsavarenche.
Sono andato al Rifugio Vittorio Emanuele II, e poi sono salito per circa un’ora in direzione del Colle del Gran Paradiso,
ancora tutto immerso nella neve di fine stagione.
Il termine “Paradiso”, si abbina perfettamente al posto, perché qui, ovunque ci si gira, si può solo ammirare.
Mettetevi comodi, vi spiego un pò tutto, e cerco di deliziarvi con le foto che ho scattato in vari momenti della giornata.
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E’ una mattina presto di inizio giugno, quando raggiungo Le Pont in Valsavarenche 1.952 m. e il suo
ampio parcheggio.
Questo minuscolo paesino formato da poche case e pochi abitanti, è il capolinea: oltre con l’auto non si può proseguire.
Ma da Le Pont, partono diverse escursioni di trekking, di alpinismo e di sci d’alpinismo.
Per arrivare fin qui, provenendo da Aosta o da Courmayeur tramite la strada statale SS26, bisogna prendere
lo svincolo in direzione di Introd e seguire le indicazioni per la Valsavarenche che andremo a risalire in auto per intero
su strada SR23, ben tenuta, fino ad arrivare al termine.
A Le Pont si posteggia e quasi subito si trovano i cartelli che indicano il percorso di salita per il Rifugio
Vittorio Emanuele II, indicato con segnavia n° 1 e raggiungibile in circa 2h 30 minuti di cammino.
La mattinata è frescolina: 8°
Dal parcheggio, si supera a piedi un ponte di legno che passa sopra il Torrente Savara, che solca l’intera
Valsavarenche e si prosegue su ampia poderale, andando a deviare sulla sinistra (come indicato da un cartello),
dopo pochi minuti.
Si raggiunge quella che una volta era una malga e oggi trasformata in un ristorante bar, si supera un secondo
ponticello in legno e ci si addentra in un fitto bosco di larici.
Da qui inizia la salita non particolarmente impegnativa, ma che non molla mai fino al rifugio, andando a colmare
quasi 800 m. di dislivello.
Il sentiero indicato con segnavia n° 1 è abbastanza ampio e nella parte iniziale presenta tutto un acciottolato in pietre
di media dimensione.
Si prende quota rapidamente e il parcheggio lo si intravvede appena, laggiù in basso, nella piana.
Nel frattempo il sole inizia ad alzarsi bene e i suoi raggi appena superano la parte montuosa, rendono meno
frizzante l’aria e l’ambiente illuminandosi cambia il suo aspetto e i suoi colori.
Il primo incontro della giornata lo trovo dopo une serie di curve del tracciato, ed è con uno splendido camoscio che
mi osserva incuriosito.
Proseguo rapido sul sentiero arrivando nei pressi di quello che resta dei muri perimetrali di una vecchia baita:
chissà a cosa è servita nel lontano passato, chi ci ha vissuto, in quale periodo….
Storie oggi difficili da ricostruire, ma che sarebbe interessante conoscere per capire meglio come si svolgeva la vita
in questi posti austeri, molti e molti anni fa.
I tanti ometti, il numero del segnavia, l’ampio sentiero, permettono un facile orientamento.
Essendo nei primi giorni del mese di giugno, man mano che salgo, inizio a trovare ai bordi le prime placche di neve,
ma la traccia del percorso resta sempre pulita.
Alcuni muretti di contenimento in pietra rafforzano il terrapieno dove passa il sentiero dopo una delle tante
curve a zig zag.
Cascatelle e ruscelli ricchi d’acqua rendono particolarmente gradevole questi passaggi, e in breve giungo nei pressi
di un palo di legno che annuncia l’arrivo imminente al rifugio.
Il secondo incontro della giornata avviene con una bella marmotta intenta a prendere il sole sopra una pietra e,
poco dopo, davanti ai miei occhi, ecco che intravvedo all’orizzonte il Rifugio Vittorio Emanuele II, con il suo caratteristico
tetto in metallo a forma di semibotte rovesciata.
Man mano che mi avvicino, apprezzo la bellezza di questo rifugio a tre piani, posto accanto al Lago di Moncorvè,
oggi particolarmente ricco d’acqua, nel quale si specchiano le montagne circostanti tra le quali il Ciarforon 3.642 m.
In realtà i rifugi sono due, suddivisi nel Rifugio Vittorio Emanuele II nuovo (quello con il tetto in metallo a semibotte)
inaugurato nel 1961 e il Rifugio Vittorio Emanuele II vecchio, costruito nel 1884 fatto in pietra e con una struttura
allungata, posta accanto all’altra e tutt’ora in funzione.
Entrambi i rifugi sono stati dedicati al Re d’Italia Vittorio Emanuele, grande frequentatore della zona.
Il Rifugio Vittorio Emanuele II è una struttura completa di ogni comfort.
Il servizio bar e ristorante, è presente in due differenti sale con più di 100 posti a sedere e ampie vetrate con vista da
incanto su una parte del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
I posti letto a disposizione sono per 120 persone suddivisi in camere e dormitori.
Ci sono 8 bagni con acqua fredda corrente.
L’acqua calda è disponibile, ma a pagamento.
La porta di accesso al rifugio nuovo, è ricoperta di adesivi di molteplici pubblicità di luoghi di montagna e siti internet:
anche questo ha il suo fascino, dei tanti visitatori e delle tante persone che sono passate di qui.
L’apertura della struttura orientativamente è compresa dal mese di aprile al mese di settembre, ma è necessario
informarsi per conoscere i giorni e i dettagli che variano a secondo delle condizioni meteo delle varie annate.
Questo rifugio è molto conosciuto nell’ambiente montano, sia per la posizione stupenda in cui sorge, sia per
il servizio che offre agli alpinisti, agli sciatori di sci d’alpinismo, e agli appassionati di trekking attratti dalle bellezze
del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Dopo una sosta nei pressi dei due rifugi, risalgo per circa un’ora il ripido pendio che conduce in direzione della
Punta Tresenta 3.609 m.
Appena dopo il rifugio, l’aspetto cambia completamente in questi giorni di inizio giugno.
Il terreno si presenta completamente innevato, con accumuli che superano abbondantemente il metro di altezza e
nei quali alle volte si sprofonda anche fino all’inguine.
Man mano che risalgo, i due rifugi e il Lago di Moncorvè diventano sempre più piccoli e il contrasto di colore
tra il blu del lago e il bianco della neve è qualcosa di meraviglioso.
Cammino in parte su pietraia e in gran parte sul manto soffice e immacolato della neve, dalla quale spuntano gli ometti
che segnano la correttezza del percorso in direzione delle varie vie di salita presenti in zona.
Il Ciarforon 3.642 m. e il Tresenta 3.609 m. sono alla mia destra, ricoperti ancora da una fitta coltre di neve,
in parte caduta lungo i ripidi pendii.
Dopo circa 25 minuti di salita, mi trovo a passeggiare su un manto nevoso ancora intatto, dove le uniche impronte
lasciate sono quelle dei miei scarponi.
Il silenzio, la purezza dell’aria, il bianco dal quale sono circondato, rendono questo luogo una poesia.
Lo sguardo verso le montagne del versante opposto della Valsavarenche, rispetto a quello dov’è ubicato
il rifugio, è un susseguirsi infinito di creste e passi.
Un’incanto, un libro da leggere, da vivere.
Gli ometti, mi hanno fatto compagnia lungo tutto il percorso, mi hanno indicato la direzione ed hanno allietato
il cammino: vi riporto qui sotto, una piccola selezione di queste meraviglie.
Mi sarei fermato ancora a lungo in questo posto, per guardami attorno e per apprezzare il silenzio e la purezza
del luogo.
Purtroppo nel giro di una ventina di minuti, il meteo è cambiato completamente, passando dall’azzurro del cielo,
a fitte nubi nere che rapidamente hanno avvolto e mascherato completamente il Tresenta e la Becca di
Moncorvè 3.875 m. scendendo minacciose verso il Ciarforon.
Lunghi e fragorosi tuoni, hanno consigliato una rapida discesa in direzione del rifugio, (in parte rallentata dal
manto nevoso), per non rischiare di trovarsi improvvisamente avvolti nella nebbia e successivamente all’interno
del temporale.
Ma anche questo è il fascino della montagna, che con assoluta prudenza e attenzione, è bella poterla vivere
in tutti i suoi contesti e in tutte le sue condizioni.
Arrivato al Rifugio Vittorio Emanuele II, sono sceso sotto una pioggia battente, lungo il sentiero che in mattinata
avevo percorso in senso inverso e che nel giro di due ore mi ha riportato al parcheggio di Le Pont.
Si chiude così una giornata vissuta “a tu per tu” con l’ambiente montano.
Un altro splendido regalo di vita, una poesia, momenti unici che hanno reso magico dall’inizio alla fine tutta
questa escursione.
Che posti, che bellezza, che montagne.
Relazione e fotografie di: Michele Giordano
Note: la salita da Le Pont Valsavarenche al Rifugio Vittorio Emanuele II avviene su sentiero ampio e ben tracciato.
I quasi 800 m. di dislivello si riescono superare in circa 2h 1/2, una tempistica che si può abbassare notevolmente
se si mantiene un buon passo.
L’ambiente è paradisiaco, il rifugio molto ben attrezzato, accogliente e piacevole.
Il Lago di Moncorvè è lo specchio nel quale si riflettono le montagne.
Inutile dire che andiamo ad aggiungere una ulteriore bellezza a un posto da incanto.
Qui troviamo la purezza della montagna e i tanti animali selvatici spesso ben visibili e poco distanti da noi.