Tête de Ferret 2.714 m. – Col du Gran Ferret 2.536 m.
– Lago Econduites 2.523 m. – passaggi in cresta –
(Italia / Svizzera – Val Ferret)
il sentiero che da Arpnouva conduce al Col du Gran Ferret e successivamente alla Tête de Ferret, è probabilmente
il più panoramico dell’intera vallata. Il Lago Econduites rappresenta la punta del diamante, di un gioiello meraviglioso,
accessibile solo per pochi mesi all’anno
Località di partenza: Arnouva 1.760 m.
Località di arrivo: Tête de Ferret 2.714 m.
1° punto intermedio: Rifugio Elena 2.061 m.
2° punto intermedio Col du Gran Ferret 2.536 m.
deviazione consigliata al Lago Econduites 2.523 m.
Dislivello: 954 m.
Posizione: alta Val Ferret, sulla linea del confine di Stato tra Italia e Svizzera
Difficoltà: E [scala livelli difficoltà]
Ore: 2h 45 minuti percorso di andata e 2h 20 minuti percorso di rientro
tempistica che non considera la deviazione al Lago Econduites
Segnavia: n° 24 e 25 / <TMB>
Periodo: da metà / fine giugno a inizio ottobre, previa attenta verifica delle condizioni di innevamento e della
stabilità del manto nevoso
Sconsigliato in caso di pioggia, inaccessibile con neve o placche di ghiaccio
Attrezzatura richiesta: classica da trekking, i ramponcini potrebbero essere necessari a inizio stagione,
per l’attraversamento di nevai residui e ricoperti da crosta di gelo / disgelo / rigelo
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli
Il racconto che vi illustro oggi, non ha bisogno di grandi presentazioni, perché avremo al nostro fianco
la catena del Monte Bianco.
Siamo in una delle zone più esclusive della Valle d’Aosta: l’alta Val Ferret, e ci porteremo fin sul confine di Stato
tra Italia e Svizzera.
Cammineremo in cresta, con la testa tra le nuvole e davanti a noi, come dei flash, complice il meteo biricchino,
si scoprono e si mascherano dei paesaggi che lasciano senza parole.
Arrivare fin quassù, mi ha confermato ancora una volta, (anche se non era necessario), che la montagna è capace
di regalare delle emozioni incredibili.
La fatica dell’alzarsi presto la mattina dopo lunghe giornate di lavoro, e le ore di cammino risalendo i ripidi pendii,
vengono totalmente azzerati davanti a spettacoli che fanno capire quanto sia bella e straordinaria la vita.
Questo è uno dei trekking più panoramici della Val Ferret.
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Inizia qui un nuovo viaggio
Siamo nei primi giorni del mese di luglio, quando sul presto la mattina, raggiungiamo in auto Courmayeur,
dove parcheggiamo, per andare a prendere la prima corsa del bus che ci porterà da capolinea a capolinea,
ossia da Courmayeur a Arnouvaz.
Arnouvaz è l’ultima minuscola frazione della Val Ferret: qui la strada (peraltro accessibile solo per pochi mesi all’anno),
finisce e si può proseguire solo a piedi.
Il bus risale lentamente l’intera Val Ferret, i passeggeri sono ancora pochi e tutti attrezzati per affrontare varie escursioni.
Arrivati a Arnouvaz prendiamo per un breve tratto la strada asfaltata che ci porta nei pressi del ponticello in legno,
che superiamo entrando nel bosco di larici tramite l’ampia strada poderale.
Nuvole basse e cielo cupo in queste prime ore della giornata, residue del maltempo di ieri, che però dovrebbe
migliorare dalla tarda mattinata.
Il punto intermedio di oggi, per la salita al Col Ferret e successivamente alla Tête di Ferret, sarà il Rifugio Elena
che si può raggiungere o tramite la strada poderale che sale più dolcemente, o tramite il sentiero.
Noi optiamo per la poderale, mantenendo al bivio la sinistra.
Qualche timido raggio di sole illumina il Ghiacciaio del Triolet.
Questo primo tratto di strada, oltre ad essere panoramico, permette di scaldare con tranquillità le gambe e
approfittare per fare quattro chiacchiere, con la compagna di salita di oggi.
In breve raggiungiamo (alla nostra sinistra), prima il bivio per il Bivacco Comino, successivamente per il Rifugio Dalmazzi
che superiamo seguendo fedelmente la poderale.
In circa 45 minuti si arriva al Rifugio Elena (2.061 m.), aperto solo per pochi mesi all’anno e non facilmente
raggiungibile nel periodo invernale per il rischio di slavine a causa dei ripidi pendii.
E’ comunque disponibile il rifugio invernale, aperto e non custodito nei periodi di chiusura della struttura.
Il Rifugio Elena si trova nella conca al fondo della Val Ferret, ha 127 posti letto, ed è un rustico accogliente
con legno e pietre a vista.
Ampia sala interna per il pranzo e grande terrazza esterna per godere a pieno della vista sui ghiacciai del
Monte Bianco, in particolare del Prè de Bar.
Parte di qui il sentiero n° 24 <TMB> che andremo a seguire fedelmente in direzione del Col Petit Ferret.
Traccia evidente, ben segnalata, che si inerpica in modo deciso e ci farà prendere rapidamente quota,
con passaggi tra rododendri, fiori e prati verdi.
Salendo incominciamo a vedere i canaloni ancora parzialmente ricoperti dalla neve accumulata dalle slavine invernali,
che scendono dal Col Ferret.
Sprazzi di sole tra le nuvole, illuminano i ripidi pendii erbosi che con andamento sinusoidale si portano verso valle,
con un contrasto di colori molto marcato tra il verde dei prati del Col Ferret e il grigio del granito della catena
del Monte Bianco.
Il sole che alle volte sbuca tra le nuvole, come un riflettore illumina alcune parti della montagna,
mantenendo in ombra le altre: solo la straordinaria potenza della natura arriva a tanto.
Il sentiero che sale con ampi zigzag, ci permette di cambiare continuamente la visuale, che passa dall’intero
vallone della Val Ferret, (quello che scende verso Lavachey) se andiamo verso sud, ai ghiacciai del Bianco,
se andiamo verso nord.
Man mano che prendiamo quota, il panorama si apre sempre di più e ci avviciniamo alle nuvole che stazionando
poco sopra di noi.
Dal Rifugio Elena al Col du Gran Ferret, ci si impiega circa 1h 1/2 di cammino che avviene sempre su sentiero
ben tracciato e ben segnalato.
L’arrivo al Col du Gran Ferret è confermato da un cippo di cemento che segna il confine di Stato tra Italia e Svizzera,
da un ometto che riporta varie vie da seguire, compresa la discesa verso La Fouly, un piccolo paesino svizzero
che da qui dista oltre 2h 1/2.
Poco distante la croce di vetta e una tavola in metallo sulla quale sono riportati i nomi delle montagne
che ci circondano.
Le fitte nuvole, non ci permettono di vedere il panorama attorno a noi.
Ma testardi e cocciuti, “forti delle previsioni meteo” che abbiamo consultato prima di partire, decidiamo di salire
ancora su un ripido sentiero che ci porterà fino alla Tête de Ferret.
Dalla croce di vetta, proseguiamo seguendo il sentiero inizialmente in piano, che conduce a un secondo
cippo di cemento.
Qui giunti a un bivio, tralasciamo il sentiero che devia sulla sinistra in direzione del bivacco Cesare Fiorio,
e cominciamo a risalire con la nebbia, una ripida traccia che zigzagando in circa 20 minuti ci porta sulla cresta
della Tête di Ferret.
L’emozione di essere in cresta, da soli e con la “testa tra le nuvole” è impagabile.
Ma le sorprese devono ancora arrivare.
Il vento soffia e sposta i nuvoloni, aprendo davanti ai nostri occhi degli scorci e dei panorami che lasciano
letteralmente senza parole.
Il “vedere e non vedere” ci appaga a pieno.
Ed ecco che dal nulla, compare l’intera conca della Val Ferret, solcata nel mezzo dalla Dora di Ferret,
che nel suo viaggio attraversa prima zone pietrose, e successivamente almeno 4 gigantesche pinete che
portano lo sguardo fin sul confine della Val Veny.
Ma il movimento continuo della massa nuvolosa, mentre richiude lo scenario appena visto, apre alla nostra destra
la visuale sulla catena del Bianco, con il ghiacciaio Prè de Bar e l’imponente mole del Mont Dolent 3.821 m.
sul confine di Stato di tre paesi: Italia, Francia e Svizzera.
Restiamo ancora una volta colpiti dal ritiro impressionante del Ghiacciaio Prè de Bar, a conferma che il riscaldamento
globale ha purtroppo un impatto molto evidente e di grande estensione.
Dove adesso c’è solo più una gigantesca morena di sassi e terra, fino a pochi anni fa, era presente una enorme
massa di ghiaccio.
(vedi lo speciale che abbiamo realizzato, con foto e video).
In quella zona davanti a noi, troviamo il Bivacco Cesare Fiorio, sul versante opposto il Rifugio Cesare Dalmazzi e sul
versante ancora dopo il Bivacco Comino e su quello ancora dopo il Bivacco Gervasutti.
Luoghi con un fascino pazzesco.
Se queste montagne potessero parlare, avrebbero migliaia di storie da raccontare, dalle condizioni meteo alle persone
che le hanno conquistate, ai tempi che cambiano inesorabilmente, ai lunghi inverni, alle nevicate, alle tempeste,
ai giorni primaverili…
E’ alle nostre spalle che si apre quasi all’improvviso, il panorama verso tutta la vallata svizzera, “macchiata”
qua e la dai tanti nevai ancora presenti dal lungo inverno.
Un accavallamento di vette, di creste e di passi magnifici.
Sentieri che attraversando le montagne uniscono i paesi, le nazioni, le persone.
Mi affascina pensare che questi percorsi sono accessibili solo pochissimi mesi all’anno e poi perennemente
impercorribili per la neve e il ghiaccio spesso presenti.
La Tête de Ferret posta al punto più estremo della Val Ferret, è probabilmente la zona più panoramica
dell’intera vallata.
La visuale sulla catena del Monte Bianco, sull’intera Val Ferret, e su un’ampia fetta delle montagne svizzere,
rendono questo luogo un posto magico che bisogna vedere almeno una volta nella vita.
Qui è il posto ideale per sedersi e riflettere sulle bellezze che ci circondano e sul valore vero di quello che
ci sta accanto ogni giorno: ossia la natura.
E’ arrivando su queste montagne, che si capisce e si comprende che la vista più bella, si ottiene
solo dopo la salita più dura.
Da quassù, il mondo lo si vede in modo differente.
Mi rendo conto di quanto sia assurda la vita che facciamo: una perenne corsa spesso molto discutibile,
tralasciando e ignorando gli aspetti importanti: ossia la libertà di abbracciare posti come questi, che per me
rappresentano la parte più bella di ciò che abbiamo.
Dopo una lunga sosta in cresta, passata ad osservare confini e orizzonti, tra vette e colli, scendiamo per
riportarci verso la selletta del Col du Gran Ferret.
Qui a breve la seconda sorpresa della giornata.
Raggiunta la croce di vetta, anziché prendere il sentiero di discesa che ci riporterebbe al Rifugio Elena,
proseguiamo dritto sulla cresta dell’Arête des Econduits che segna esattamente in confine di Stato
tra Italia e Svizzera.
Complice un miglioramento netto delle condizioni meteo, il panorama che si apre verso la Val Ferret Svizzera
è sterminato, con decine di creste che percorro con lo sguardo e tanti sentieri che risalgono i vari pendii.
Ma proseguendo per una decina di minuti, ecco comparire improvvisamente un lago dal colore grigio scuro / blu,
nel quale si specchiano le nuvole del cielo, i nevai e le montagne accanto.
Un laghetto alpino, inserito all’interno di quello che potrebbe essere un piccolo cratere.
Facendo il giro a 360° attorno al lago, cambia il panorama che passa dalle Alpi Svizzere, alla catena del Monte Bianco
con i suoi ghiacciai, fino ad arrivare alla parte bassa della Val Ferret.
Cercando sulla mappa sia italiana che svizzera, il laghetto di oggi è indicato, certamente.
Ma la cosa strana è che non ha nome.
Salvo una mia disattenzione, dopo aver consultato i 4 portali che normalmente frequento per le carte geografiche,
oltre alla carta geografica fisica, non mi risulta assegnato nessun nome a questo lago.
Abbiamo così deciso di chiamarlo Lago Econduites, assegnando ad esso il nome della cresta nella quale è ubicato
e sulla quale stiamo camminando.
Una sosta in questo posto è d’obbligo.
Se arrivate fino al Col du Gran Ferret, ricordatevi alla croce di vetta di aggirarla per risalire il breve tratto di cresta
che porta a questo lago, non segnalato da nessun cartello della zona, e che a nostro avviso merita
assolutamente una visita.
Da qui la vista sul Ghiacciaio Prè de Bar e sul Ghiacciaio dell’Aguilles Rouges de Triolet oltre ad essere strepitosa,
è esattamente davanti a noi.
Oggi abbiamo percorso alcuni tra i sentieri più panoramici della Val Ferret.
Complici le nuvole che andavano e venivano, l’ambiente ha avuto un tocco di magia ulteriore.
I vari canaloni dell’Alta Val Ferret, ancora parzialmente ricoperti di neve a inizio luglio, ci confermano che
questi luoghi sono accessibili solo pochi mesi all’anno e questa cosa accresce il loro fascino.
I ripidi pendii, rappresenterebbero un grande pericolo se affrontanti in inverno con le ciaspole.
Oltre al lunghissimo tragitto per arrivare fin qui, perché in quel caso il punto di partenza non sarebbe Arpnouva,
ma Planpincieux: praticamente impossibile da fare in giornata.
Il percorso di discesa è lo stesso affrontato in salita.
In caso di sentiero bagnato o pioggia, prestate attenzione a non scivolare.
Escursione in ambiente strepitoso: assolutamente da inserire all’interno del vostro programma.
Si aprirà così un mondo.
Un mondo magico, ricco quanto un tesoro che avrete ai vostri piedi.
Relazione e fotografie di: Michele Giordano e Elfrida Martinat
Note: il sentiero di salita che da Arpnouva conduce al Col du Gran Ferret e successivamente alla Tête de Ferret
è forse il più panoramico dell’intera Val Ferret.
Dalla linea di cresta, la vista spazia all’infinito verso le Alpi Svizzere, su una grossa fetta della catena
del Monte Bianco e su tutta la Val Ferret, che da quassù viene individuata come una conca immersa nelle pinete
e cullata da vette e da montagne di assoluto prestigio.
Il percorso di salita è ottimamente segnalato, chiaro ed evidente.
Prestare attenzione in caso di pioggia, sconsigliato in caso di neve o ghiaccio, resta accessibile e percorribile
solo per pochi mesi all’anno e questo lo rende ancora più intrigante.