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Becca di Nona 3.142 m. (Italia – Alpi Graie)
la salita è bellissima e appagante ma lunga e faticosa, va intrapresa solo in condizioni di tempo stabile e ottima forma fisica

bacca di nonna valle centrale

clicca sulle immagini, per vedere il percorso ingrandito


Località di partenza:
Pila 675 m.
Quota di partenza: 1.800 m.
Quota di arrivo: 3.142 m.
Dislivello: 1.342 m.
Posizione: a guardia di Aosta di cui, assieme al monte Emilius è la montagna simbolo
Difficoltà: E [scala difficoltà]
Ore: 6h 30’ tra andata e ritorno 
Periodo: da fine giugno a fine settembre
Attrezzatura richiesta: classica da trekking
Discesa: saliti dal Col Carrel, la discesa si effettua prendendo il sentiero a destra poco sotto
la cima che riporta a Pian Valè 
Una volta giunti all’Alpe Comboè si può salire al Colle Plan Fenetre e da qui scendere direttamente
a Pila o salire alla stazione a monte di Chamolè ripassando dal Col Replay
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli

Volgendo lo sguardo in alto da Aosta, non si possono non notare due imponenti cime che sembrano sorvegliare la città.
Due cime alte, maestose, che svettano verso il cielo e attirano subito l’attenzione.
L’Emilius, il più alto, e la Becca di Nona, in realtà più bassa solo di poche centinaia di metri ma non per questo
meno interessante, anzi!
In attesa di salire il fratello maggiore, ci si incammina verso quest’ultima meta.
Va subito detto che la salita è bellissima e appagante ma, essendo lunga e molto faticosa, va intrapresa
solo in condizioni di tempo stabile e in ottima forma fisica.
Essere colti da un temporale a 3000 metri, non è per niente piacevole, anche se in caso di emergenza il
bivacco Federigo Zullo può offrire riparo.

I tempi di percorrenza che riportano alcuni siti internet e alcuni cartelli in loco, che indicano anche
5 o 5 ore e mezza solo per la salita, non sono esatti per cui non facciamoci spaventare.
Partendo dalla stazione a monte della seggiovia Chamolè, ci si impiegano circa 3 ore e mezza,
dal parcheggio di Pila 4 ore e mezza.
Tempi per un escursionista medio abituato a camminare.
L’attacco vero e proprio per la cima, inizia dall’Alpe Comboè, raggiungibile in due modi.
Il primo consiste nel prendere il sentiero che parte dalla fine della strada asfaltata di Pila,
passa per l’alpeggio Chamolè attraversando una pista da sci, raggiunge il Col Plan Fenetre e scende fino a Comboè.
Il secondo, quello che ho scelto io, consiste nel partire dalla stazione a monte della seggiovia per il lago Chamolè
(la partenza dell’impianto è all’inizio di Pila).

Se si sceglie questo percorso, informarsi preventivamente sull’ultima corsa di discesa in caso si volesse
usufruire della seggiovia anche per il ritorno.
Descriverò quindi quest’ultimo itinerario.
Scesi dall’impianto ci si incammina verso il lago Chamolè, raggiungibile in pochi minuti di facile sentiero,
uno dei più bei laghetti della Val d’Aosta, anche se l’altissima frequentazione estiva, ne rende sconsigliabile
la visita in quei mesi. Troppa gente, caos e rumore.
Dal lago prendiamo il sentiero a sinistra che porta in 20 minuti circa al Col Replan (2.366 m.), tralasciando
la traccia a destra che conduce al rifugio Arbolle.
Da qui la vista è già magnifica: da una parte la conca di Pila e dall’altra, di fronte a noi, la maestosa Becca di Nona.
Da qui scoraggia un po’ vedere tutto il percorso di salita da affrontare, ma non molliamo.
Dal colle seguiamo l’indicazione per l’alpe Comboè prendendo l’esile traccia in discesa tra alberi e arbusti.

E’ un sentierino un po’ stretto e impervio, coperto a tratti dalla vegetazione (consigliati i pantaloni lunghi per
evitare graffi), sempre comunque percorribile senza difficoltà.
L’alpeggio dal quale transiteremo fra poco è sempre visibile in basso indicando la direzione.
Una volta raggiunto lo stesso, in una bellissima conca erbosa e verdeggiante, lo superiamo fino a raggiungere
sulla sinistra un ponticello con le indicazioni per la cima, che da qui appare mostruosa come altezza
(tralasciamo la traccia che prosegue dritto costeggiando il torrente).
Siamo appena scesi dal Col Replan, e ora tocca risalire affrontando ancora parecchio dislivello.
Dalla partenza in totale sono passati 45 minuti.
La parte più ripida e faticosa viene ora.
Il sentiero che sale fino a Plan Valè è largo e facile, ma ripidissimo nella prima parte nel bosco col fiato e le gambe
messi entrambi a dura prova.
Al limitare degli alberi si continua a salire con pendenza più moderata su ampi prati fino poi ad incontrare i primi ghiaioni.

Siamo in un ambiente eccezionale, in mezzo tra la Becca di Nona alla nostra sinistra e l’Emilius a destra.
Siamo piccoli piccoli al cospetto di giganti di roccia.
Arriviamo ad un bivio a 2.550 m. e qui abbiamo due possibilità di salita.
Quella più breve e facile conduce per il sentiero a sinistra direttamente in cima e non passa dal Col Carrel.
La seconda che ho scelto io, prende la traccia dritta che sale al Col Carrel dove è posto il bivacco Federigo Zullo
(già visibile la classica struttura a botte) e poi sale la dorsale fino in cima.
E’ un percorso più lungo, faticoso e molto ripido fino al colle, dove il ghiaione è scivoloso e occorre prestare attenzione.
Consente però di compiere un mini anello e di sostare un attimo al bivacco.
La visuale è incredibile e la fotocamera scatta a raffica.
Oltre alla cima della Becca di Nona, si può ammirare da una parte tutto il percorso di salita affrontato partendo da Pila,
salendo al Col Replan e poi giù a Comboè.
Sulla sinistra ben visibili il rifugio Arbolle col suo bellissimo laghetto di un azzurro intenso.

Dalla parte opposta lo sguardo spazia lontano sulla Valle Centrale, con il Monte Bianco e il Rutor a farla da padroni,
mentre poco sotto di noi un piccolo laghetto di fusione con una baita privata di nuova costruzione.
Tralasciando ovviamente la ferrata al Monte Emilius che parte alle spalle del bivacco, si percorre la dorsale che in
circa mezz’ora porta in cima dove è posta la statua della Madonna con un balzo impressionante, 
sotto di noi direttamente su Aosta.
Il vuoto si percepisce eccome.
Si ammirano da qui anche il Gran Paradiso coi suoi ghiacciai, l’Emilius, la Grivola, la Tersiva, la Becca di Viou
solo per citarne alcuni dei monti più famosi.
Poco sotto la cima si imbocca a destra il sentiero che porta a Plan Valè e da qui a Comboè.

Se si decide di riprendere la seggiovia dello Chamolè, dall’alpeggio consiglio di evitare la risalita al Col Replan,
per evitare uno strappo ripidissimo con tutto il dislivello e la fatica fin qui accumulata nelle gambe.
Meglio salire dolcemente fino al Col Plan Fenetre seguendo le indicazioni, e da qui risalire il Col Replan
scendendo poi all’impianto passando dal lago Chamolè.
Da Comboè al Col Replan si affronta comunque dislivello, ma con molta meno fatica.
Note: salita senza difficoltà a una delle più belle cime della valle Centrale, lunga e molto faticosa.
Prestare attenzione a non scivolare sul ghiaietto sotto al bivacco Federigo Zullo al Col Carrel.
Richiesto un buon allenamento.

Relazione e fotografie di: Daniele Repossi