Bivacco Gianni Comino 2.430 m. (Italia – Alta Val Ferret)
isolato e ai piedi del Monte Greuvetta nell’Alta Val Ferret, da questo bivacco si apprezza un panorama da incanto.
Raggiungibile in circa 2h 1/2 di salita che prevede alcuni tratti di facile arrampicata, spesso circondati dagli stambecchi,
su un percorso ottimamente segnalato con bollini gialli e ometti sparsi un pò ovunque. Bellissimo ed emozionante.

Bivacco Gianni Comino


Località di partenza:
Arpnouva 1.760 m. (Alta Val Ferret)

Punto di arrivo: Bivacco Gianni Comino 2.430 m. (Alta Val Ferret)
Quota di partenza: 1.760 m.
Quota di arrivo: 2.430 m.
Dislivello: circa 670 m.
Posizione: Alta Val Ferret, ai piedi del Monte Greuvetta, partendo da Arpnouva
Difficoltà: EE [scala delle difficoltà]
Ore: 2h 30 minuti in andata e circa 2h 10 minuti al ritorno

si parte dal capolinea del bus ad Arpnouva e si procede per una decina di minuti sulla strada poderale in direzione
del Rifugio Elena, per poi deviare a sinistra e prendere il sentiero n° 22

Periodo: da inizio giugno a metà ottobre, (previa verifica delle eventuali condizioni di innevamento)
In caso di neve o ghiaccio per motivi di sicurezza, è impensabile anche solo l’avvicinamento
Attrezzatura richiesta: classica da trekking
Segnavia: n° 22
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli

Mi resta difficile esprimere e riuscire a trasmettere l’emozione che provo ogni volta che raggiungo un bivacco
in alta montagna.

Ma è un qualcosa di magico, unico, particolare e affascinante.
Questi sono luoghi dai quali non vorrei mai scendere, mi piacerebbe trascorrere qui le 4 stagioni dell’anno,
per osservare il mutamento della montagna e le sue condizioni, scandite solo dai ritmi della natura.

Queste “piccole scatolette di latta”, alcune super tecnologiche con pannelli solari, luce e riscaldamento, mentre altre
ancora di vecchia generazione in lamiera e legno, sono “posate” in posti angusti e isolati e permettono quasi sempre
di apprezzare un panorama da incanto.

Quassù non c’è nulla, ma in realtà trovo sempre tutto, e non ho bisogno di altro.
Perché la VERA vita, è quella fatta di cose semplici e meravigliose, come uno stambecco che sbuca all’improvviso,
guardandoti con curiosità, un tramonto che “infuoca” il nevaio, o al contrario, il sole che sorge e illumina il nuovo giorno
che sta per arrivare.

Due panche di legno, un tavolo, 6 posti letto che possono diventare anche 12, basta stringersi, una finestrella,
il libro di vetta, tutto rivestito in legno, il silenzio di questi luoghi magici, “disturbato” solo dal rumore delle cascate d’acqua
impetuose, che scendono dai ghiacciai poco distanti da noi.

Benvenuti al Bivacco Gianni Comino.
Inizia adesso un nuovo entusiasmante giro di trekking, questa volta nell’Alta Val Ferret, a ridosso del Monte Bianco.

Bivacco Gianni Comino

E’ una mattina presto, quando la navetta gratuita che parte da Courmayeur, mi porta fino all’ultima frazione
della Val Ferret: Arpnouva.

Su disposizione del Comune di Courmayeur, nel periodo estivo, l’accesso a questa vallata è consentito solo ed
esclusivamente tramite il bus: pratico e comodo.

Dal capolinea di Arpnouva, si percorre per un breve tratto la strada asfaltata che ci poterà a superare un ponticello
sopra il torrente.

Si prosegue per qualche minuto sull’ampia strada poderale, fino nei pressi dei due bivi che conducono al Rifugio Elena,
raggiungibile o tramite il sentiero (destra) o tramite la strada poderale (sinistra).

Da qui si continua sulla poderale per un centinaio di metri, per poi trovare poco dopo sulla sinistra, il cartello
che indica con un tempo di percorrenza di 2h e 30 minuti, il sentiero da prendere per incamminarsi verso
il Bivacco Gianni Comino.

Ci si inoltra in un fitto bosco di larici, andando a superare due ponticelli che permettono di oltrepassare agevolmente
l’impetuosa Dora di Ferret.

Il percorso è ottimamente segnalato, e lungo tutta la tratta bisogna affidarsi e seguire fedelmente i bollini gialli
che insieme agli ometti, consentono un orientamento preciso e costante.

Il numero del segnavia è il 22
Poco dopo aver lasciato alle nostre spalle il bosco di larici, il sentiero incomincia a salire in modo deciso la morena
del Vallone del Triolet, facendoci superare massi di media dimensione che richiedono dei semplici giochi di equilibrio.

Nonostante la stagione estiva avanzata, trovo ancora dei residui di nevai, probabili accumuli di precedenti slavine invernali.
L’ambiente è selvaggio e aspro fin dai primi metri.

il ponticello che attraversa la Dora di Ferret
Val Ferret
segnavia n° 22 per il Bivacco Gianni Comino
sentiero per il Bivacco Gianni Comino
morena del Vallone del Triolet

Mentre cammino in solitaria, nel silenzio, con il paesaggio illuminato dai primi raggi del sole, ho percepito la sensazione
di essere osservato.

E infatti alla mia sinistra incontro alcuni stambecchi che mi guardano incuriositi.
Animali straordinari, derivanti da capre selvatiche, capaci di vivere tutto l’anno in condizioni estreme a quote comprese
tra i 2.000 e i 3.500 m. di altitudine.

Raramente scendono nei boschi, restando prevalentemente sui pendii rocciosi ad alta quota, ben esposti al sole
e decisamente al di sopra della linea degli alberi.

Pensate che i cuccioli, che nascono dopo circa 160 – 180 giorni di gestazione, riescono a mettersi in piedi dopo pochi minuti,
e sono subito in grado di seguire la mamma sui percorsi a strapiombo…

Vivono e si muovono con la luce, spesso attivi già all’alba, e mangiano circa tra i 10 e i 15 kg di erba al giorno.
Ogni anello presente sulle corna, indica un anno di vita trascorso dell’animale, che generalmente arriva a vivere
fino 16 / 20 anni.

Non vi nascondo che salire in solitaria lungo questi sentieri alpini, circondato dagli stambecchi e dagli ambienti così selvaggi,
oltre a farmi sentire “ospite”, mi ha regalato una sensazione di libertà, ma anche di timidezza, difficile da spiegare.

Ho cercato di muovermi in punta di piedi, per fare in modo di non disturbare, rispettando al massimo il valore
di queste montagne che da sempre per me, rappresentano una ragione di vita.

stambecchi sul sentiero per il Bivacco Gianni Comino
stambecchi sul sentiero per il Bivacco Gianni Comino
stambecchi sul sentiero per il Bivacco Gianni Comino
stambecchi sul sentiero per il Bivacco Gianni Comino
morena vallone del triolet

La morena del Vallone del Triolet, bisogna risalirla solo in parte, prestando attenzione a un grosso masso,
sul quale è indicato il percorso da seguire che vira a 90° a sinistra, abbandonando la morena e inerpicandosi
in modo deciso sul costone roccioso.

Il sentiero inizialmente sale tra piante di rododendro, mentre alla nostra destra abbiamo la vista sul Ghiacciaio del Triolet,
purtroppo in evidente ritiro, dove le ampie pareti rocciose levigate dal ghiaccio, sono il chiaro segnale che dove
qualche anno fa c’erano metri e metri di ghiaccio, oggi resta solo la roccia.

Serve un motivo di riflessione e di impegno per contrastare anche nel nostro piccolo, questo fenomeno distruttivo.
Alla sinistra si individua sul versante opposto e decisamente più in basso rispetto alla nostra posizione, il Rifugio Elena.

bivio per il Bivacco Gianni Comino
sentiero n° 22 Bivacco Gianni Comino
Ghiacciaio del Triolet
la vista sul versante del Rifugio Elena

Il sentiero, sempre ottimamente segnalato con una fitta sequenza di bollini gialli e ometti, alterna tratti di salita, 
a tratti di (semplice) arrampicata, che prevedono l’uso delle mani per aiutarsi nella progressione.

Alcune corde fisse, agevolano i passaggi sulla placca di granito che ci separa dall’arrivo al bivacco.
Il percorso è emozionante lungo tutta la tratta.

segnavia per il Bivacco Gianni Comino
ometto sentiero per il Bivacco Gianni Comino
segnavia per il Bivacco Gianni Comino

Il bivacco, con il suo tetto in lamiera dal colore verde, spicca e sbuca quasi all’improvviso dalle rocce.
Quattro tiranti in acciaio ancorati al terreno, proteggono la struttura quando i venti tempestosi soffiano con tutta
la loro potenza.

La porta di accesso è divisa in due parti: quella superiore ha una finestra in vetro che permette di vedere verso l’esterno,
mentre quella inferiore è in legno.

All’interno troviamo un tavolo con due panche in legno e l’immancabile libro di vetta.
Un soppalco, ha permesso di ricavare 6 posti letto totali, disposti su due piani.
Ma stringendosi, i posti a disposizione possono anche raddoppiare.
Su alcune mensole, si trovano delle candele utili per farsi luce al calare della sera.
Sulla parete posta al fondo del bivacco, sopra i letti, si trova la foto di Gianni Comino, un ragazzo di ventisette anni
di Vicoforte, in provincia di Cuneo, precipitato mortalmente giovedì 28 febbraio 1980 poco dopo mezzogiorno.

Un salto di circa 500 m. che non ha lasciato scampo quando oramai era già in uscita dal seracco di destra della via
della Poire a 4.500 m. di altitudine.

Un tentativo di apertura in solitaria di una nuova via di salita, in un ambiente di solo ghiaccio, nei pressi
di una pericolosa seraccata.

Gianni era impegnato in una tecnica alpinista di eccezione denominata “piolet-traction”, ovvero la progressione veloce
e sempre perpendicolare e verticale sull’ostacolo, fondata sull’equilibrio della punta dei ramponi e l’appoggio trainante,
del becco di due piccozze, infisse prima una e poi l’altra, in alto, sul capo.

Sedersi su una delle panche poste all’interno dei bivacco, e guardare il panorama verso l’esterno, è una grande emozione,
così come lo è per me, ogni volta che raggiungo questi “nidi d’aquila”, isolati dal mondo e raggiungibili dopo percorsi
non sempre così agevoli.

Bivacco Gianni Comino
Bivacco Gianni Comino
Bivacco Gianni Comino - Alta Val Ferret -
Bivacco Gianni Comino - Alta Val Ferret -
Bivacco Gianni Comino - Alta Val Ferret -
Bivacco Gianni Comino - Alta Val Ferret -
Bivacco Gianni Comino - Alta Val Ferret -
Bivacco Gianni Comino - Alta Val Ferret -

Ma è arrivando fin quassù che si apprezza il silenzio, immersi nel cuore della montagna, dalla quale si può guardare
ogni cosa dall’alto verso il basso.

La vista dal Bivacco Gianni Comino, è incredibilmente panoramica.
Semplicemente aprendo la porta, abbiamo davanti a noi l’intero versante che dal Rifugio Elena sale verso la Svizzera,
passando per il Col du Gran Ferret, e, spostandosi verso destra arriviamo fino alla vetta di Bella Comba, superando
immensi canaloni ancora parzialmente innevati e prati scoscesi.

Guardando più a destra, troviamo la conca della Val Ferret che scende verso la minuscola frazione di Lavachey.
Alle spalle del bivacco abbiamo il Monte Greuvetta 3.684 m. che prevede una scalata alpinistica su roccia,
ma è poco frequentata, motivo per cui, anche il Bivacco Comino è scarsamente  frequentato, ed è piuttosto raro trovare
persone che dormono al suo interno.

Alla sinistra del bivacco, troviamo l’immenso Ghiacciaio del Triolet, e sul versante opposto rispetto a dove siamo noi,
il Rifugio Dalmazzi: un altro nido d’aquila, raggiungibile solo attraverso una salita che prevede tecniche di alpinismo.

Bivacco Gianni Comino - Alta Val Ferret -
Bivacco Gianni Comino - Alta Val Ferret -
Bivacco Gianni Comino - Alta Val Ferret -

Qui il tempo è scandito esclusivamente dai ritmi naturali.
Con il calare del sole, arriva il momento del riposo e del buio, illuminato solo da qualche candela presente all’interno
del bivacco o tramite la frontale che abbiamo portato con noi, mentre all’alba, ci si risveglia, apprezzando la magia
del mondo che ci circonda, con gli animali selvatici, che anche se alle volte non sembrano così visibili, in realtà
ci osservano con costante discrezione.

Dopo una piacevole sosta al bivacco, è purtroppo giunto il momento di rientrare a valle.
Spiace sempre dover scendere, lasciando alle nostre spalle luoghi così magici.
Qui si apprezza la semplicità della vita, dove si ritorna ad ascoltare il rumore del vento, dell’acqua che scorre
mentre si sta sciogliendo dal nevaio, il profumo del prato, la rugiada che ha ricoperto la vegetazione, i magici colori dei fiori.

Cose semplici, ma che dal mio punto di vista, rappresentano il vero valore di quello che ci circonda, dove il futile non esiste
e i veri bisogni sono limitati al vivere nell’ambiente che abbiamo accanto.

Il percorso di discesa è lo stesso affrontato in salita.
Non sono presenti difficoltà tecniche, tuttavia i semplici passaggi di arrampicata richiedono attenzione.
Si conclude così una giornata straordinaria, vissuta nell’ambiente di alta montagna, che amo e che ricerco andando
a trovarlo in tutti i momenti liberi a mia disposizione.

Ogni volta un’emozione nuova da raccontare, da documentare, da vivere.
Ogni stagione ha il suo fascino, ogni momento è da gustare, da respirare e da accarezzare.
Il Bivacco Gianni Comino, con i suoi stambecchi, il suo panorama, circondato dalle sue vette, mi ha fatto un regalo
che custodirò per sempre nel mio cuore.

Relazione, fotografie e riprese video di: Michele Giordano

Bivacco Gianni Comino - Alta Val Ferret -
stambecco giovane al Bivacco Gianni Comino
fiore in alta val ferret


Note:
la salita al Bivacco Comino, avviene in un ambiente di alta montagna, al fondo della Val Ferret, dopo aver
superato Arpnouva, sul versante del Monte Bianco che conduce sulla via alpinistica del Monte Greuvetta 3.684 m.

Il sentiero è ottimamente tracciato e segnalato.
I tanti bollini gialli e i vari ometti, non lasciano spazio a dubbi o interpretazioni.
Ci sono alcuni tratti di facile arrampicata, agevolati dalla presenza di qualche corda fissa, superabili senza difficoltà.
Superfluo dire che da lassù il panorama è un incanto in qualunque direzione si guardi.
Sconsigliato in caso di pioggia, a inizio stagione potrebbero essere necessari i ramponcini per l’attraversamento
di alcuni nevai residui di precedenti slavine, in particolare nella zona compresa subito dopo il bosco:
quella che conduce al passaggio sulla morena.

In caso di neve o ghiaccio presenti oltre la morena, è impensabile anche solo l’avvicinamento.

Bivacco Gianni Comino