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Sentiero da Cosa a Cosasca – Alpe La Selva – Alpe Prà Lavarda 775 m.
(Italia – Parco Nazionale Val Grande)
un itinerario che si snoda tra luoghi di culto e insediamenti antichi, dove le tradizioni di una volta, sono ancora evidenti
nonostante siano trascorsi decenni dallo spopolamento di queste zone di montagna

funghi sul sentiero cosa - casasca


Località di partenza:
Cosa 255 m. (Parco Nazionale Val Grande)

1° Punto intermedio: Chiesa di San Lorenzo 397 m.
2° Punto intermedio: Cosasca Monte 497 m.
1° Punto di arrivo: Alpe La Selva 650 m.
2° Punto di arrivo: Alpe Prà Lavarda 775 m.
Quota di partenza: 255 m.
Quota di arrivo: 775 m.
Dislivello: 520 m.
Posizione: Parco Nazionale della Val Grande, con partenza dalla frazione di Cosa che si trova a circa 4 km
da Domodossola, e circa 1 km da Porcelli

L’esatto punto di partenza è la chiesa di San Giuseppe Artigiano a Cosa
Difficoltà: E [scala delle difficoltà]
Ore: 1h 30 minuti in andata e circa 1h 15 minuti al ritorno
Periodo: tutto l’anno, anche se i mesi consigliati sono quelli compresi tra metà marzo e fine ottobre
Attrezzatura richiesta: classica da trekking
Segnavia: == senza numero, ma con sentiero ottimamente tracciato e ottimamente indicato
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli

 

L’itinerario che vi raccontiamo oggi, si dirama all’interno del Parco Nazionale della Val Grande e unisce due antiche frazioni,
Cosa e Cosasca, per poi raggiungere l’Alpe La Selva e infine l’Alpe Prà Lavarda.

Passeremo accanto a luoghi di culto e antichi insediamenti, pressoché disabitati, ma che hanno conservato il loro fascino
e la storia di un passato oramai lontano.

I colori autunnali di fine settembre, le prime foglie ingiallite posate sul terreno, i funghi, il verde del muschio e il grigio di quello
che resta di alcuni ruderi, ci hanno accompagnato dall’inizio alla fine della nostra escursione, lungo un tracciato
ottimamente segnalato, composto da facili sentieri di collegamento.

Due piccole frazioni, una bassa Cosa, e una alta Cosasca, che compongono un paese unico, dove fede e vita agricola
si sono sempre intrecciati in modo indissolubile e, questo lo abbiamo percepito in modo evidente lungo le vie da noi percorse.

muschio nel bosco

Il punto di partenza del trekking di oggi è il piccolo minuscolo paese di Cosa (comune di Trontano), che si trova a circa 4 km
di distanza da Domodossola e circa 1 km da Porcelli (poco più a nord di Cosa).

Arrivati a Cosa, abbiamo parcheggiato nei pressi di via Guglielmo Marconi, per poi prendere a piedi quest’ultima
che con un breve tratto di strada asfaltata, conduce alla chiesa di San Giuseppe Artigiano, costruita nel 1958
in sostituzione della chiesa di San Lorenzo, in quanto la popolazione aveva progressivamente abbandonato le frazioni alte
per stabilirsi nella piana del Toce.

Ben presto la strada asfaltata lascia spazio a una mulattiera che ci porta alla “Cappella Dul Scupel”, (285 m.) dove
si devia sulla sinistra, andando a prendere il sentiero che sale e si inoltra nel bosco.

Il terreno è parzialmente ricoperto dalle foglie autunnali che lentamente incominciano a staccarsi dai castagni.
In una decina di minuti si arriva in Località Cappella di Rost, e poco dopo alla “Posa di Mort” (341 m.), una sorta di panchina
formata da un sasso, che nel passato serviva per deporre la bara del defunto, che veniva trasportata a spalla fino al cimitero
montano, adiacente alla chiesa di San Lorenzo, e consentendo così una sosta ai portatori.

L’ampio tracciato in parte a scaloni e sempre ottimamente segnalato, attraversa un grande bosco, fino a portarci alla vecchia
chiesa parrocchiale di San Lorenzo (397 m.), immersa nei castagni.

Questo luogo è conosciuto anche come “La Torre” per la presenza di una torre di segnalazione medioevale, di cui oggi
purtroppo rimangono solo le fondamenta e i muri perimetrali del primo piano.

A pochi metri dalla chiesa, sorge un piccolo agglomerato di case, con il torchio, il forno del pane, e una stalla.
Purtroppo il progressivo abbandono della montagna, ha reso questi posti dei “fantasmi”, oggi poco frequentati,
e all’interno delle abitazioni non c’è più nessuno. 

sentiero Cosa - Cosasca
sentiero Cosa - Cosasca
sentiero Cosa - Cosasca
la Chiesa di San Lorenzo a Cosa
la Chiesa di San Lorenzo a Cosa

Lasciando alle spalle la chiesa di San Lorenzo, si prosegue nel bosco, lambendo funghi e ricci caduti dai castagni,
fino a giungere in “Località Mot Caslet” (475 m.) che è un crocevia tra i sentieri delle frazioni alte, ed è contornata
da caratteristici terrazzamenti. 
Da qui partiva un canale che prendeva l’acqua dal Rio Robano, che serviva per alimentare un antico mulino.

Poco distante passeremo sopra il ponte in ferro che sovrasta il Rio Robano, costruito dopo l’alluvione del 1978,
in sostituzione di un ponticello posato su basamenti in pietra, più volte distrutto dalle piene e sempre ricostruito.

L’arrivo verso la metà della mattinata, dei primi raggi del sole, illumina e colora l’ambiente del bosco, rendendolo
più vivo e piacevole.

La mulattiera sale dolcemente, facendoci passare accanto a una vecchia casa, semi appoggiata al sentiero.
Chissà chi ha abitato qui,… per quanto tempo,…. di cosa si è occupato,… misteri che restano custoditi all’interno
di queste antiche mura.

ricci sul sentiero Cosa - Cosasca in Val Grande
funghi sul sentiero Cosa - Cosasca in Val Grande
sentiero Cosa - Cosasca in Val Grande
il ponte sul Rio Robano
sentiero da Cosa a Cosasca
ruderi sul sentiero da Cosa a Cosasca
sentiero Cosa - Cosasca
sentiero Cosa - Cosasca

Si arriva così in Località Cappella du Runc (497 m.), e poco dopo seguendo il sentiero in piano, si raggiunge la frazione
di Cosasca Monte.

All’ingresso del minuscolo agglomerato di case, troviamo una sorgente (tuttora attiva), che in passato serviva come
abbeveratoio per il bestiame.

Il tracciato passa nel mezzo delle abitazioni che compongono questo borgo rurale, fino a raggiungere “il bivio”,
con la diramazione verso la frazione Selva.

Questo “crocevia” è denominato Piazza, qui infatti era consuetudine per i residenti riunirsi per prendere
delle decisioni collettive.

Cosasca Monte è un piccolissimo paese formato da poche case, ma tuttora in buono stato.
Con lo spopolamento delle zone di montagna, tutti gli abitanti si sono trasferiti sulla piana e qui restano solo i ricordi,
come la Taverna Alpina della quale resta la scritta e una porta chiusa.

Cosasca Monte
Cosasca Monte
la Taverna Alpina a Cosasca Monte
ricci nel paese di Cosasca Monte

Da Cosasca Monte si sale una mulattiera con una scalinata intagliata nella roccia che conduce in circa 10 minuti
all’Alpe La Selva (650 m.), composta da un’altra microscopica frazione che è stata abitata da una ventina di persone
fino agli inizi del 900

Un tempo questa zona si chiamava Astri, perché c’era un ampio locale adibito alla trebbiatura della segale e di altre granaglie. 
Questo spazio era anche utilizzato dagli abitanti di altre frazioni limitrofe, a dimostrazione di quanto fossero estesi
gli spazi coltivati.

Poco distante dalle case, si trova la Cappella della Madonna di Re (657 m.) che è l’unica rivolta a sud – est,
quindi verso la montagna, perché secondo un’antica tradizione popolare, ciò serviva a tenere relegati i demoni sui monti…

Dall’Alpe La Selva, si apprezza un panorama molto aperto sulla piana dell’Ossola, sulla città di Domodossola
e su tutte le cime che l’abbracciano. 

sentiero da Cosasca Monte all'Alpe La Selva
Alpe La Selva
il panorama su Domodossola
Alpe La Selva
Alpe La Selva

Dall’Alpe La Selva, la mulattiera si inerpica all’interno del bosco e permette di raggiungere in circa 15 minuti,
l’ultima tappa prevista per il giro di oggi, ossia l’Alpe Prà Lavarda (775 m.).

L’Alpe Pra Lavarda è formata da un’unica casa, e una piccola collinetta che crea una balconata naturale, dalla quale,
seduti comodamente su una panca in pietra e appoggiati a un tavolo, è possibile ammirare la vista sulle montagne ossolane
e sulla Valle Toce.

Quest’Alpe è poco conosciuta e poco frequentata e rappresenta il punto più alto del percorso di oggi.
Da qui si apprezza il silenzio e la pace di questi luoghi nei quali una volta scorreva una vita sociale montana,
resa viva dai mestieri agricoli e di pastorizia.

In questi posti, la popolazione viveva in autonomia, con i terrazzamenti, i forni, i torchi…
Oggi purtroppo questi luoghi sono abbandonati (anche se fortunatamente ben tenuti), e spiace perché si rischia di perdere
una ricchezza fatta di cultura, architettura e tradizioni tramandate da qualche secolo.

Il trekking odierno è stato un “viaggio nel tempo”, dove grazie ai molti pannelli informativi e all’ottimo sentiero,
perfettamente mantenuto e perfettamente indicato, ci ha permesso di capire e riscoprire antiche testimonianze di vita rurale,
dove spesso l’essenziale faceva parte della quotidianità.

Il percorso di rientro avviene per lo stesso itinerario di salita.
La luce di fine settembre, i colori autunnali, le foglie ingiallite e i tanti funghi, hanno reso l’escursione di oggi piacevole
e interessante.

Abbiamo così aggiunto un altro tassello alla nostra collezione dei percorsi della Val d’Ossola, che poco per volta vogliamo
andare a scoprire nei dettagli, raccontare e documentare.

Relazione e fotografie di: Michele Giordano e Andreina Baj

il sentiero di salita verso Pra Lavarda
la collinetta di Pra Lavarda
Alpe Pra Lavarda
Alpe Pra Lavarda


Note:
il percorso di trekking che da Cosa conduce a Cosasca Monte e successivamente all’Alpe La Selva e poi
all’Alpe Prà Lavarda è ottimamente tracciato e ottimamente indicato.

A questo si aggiunge una cartellonistica impeccabile, che permette di conoscere e scoprire com’è stata un tempo
la vita da queste parti.

Un intreccio indissolubile di fede e lavoro agricolo, che si percepisce in modo chiaro ed evidente anche oggi,
a distanza di decine d’anni.

Purtroppo, queste zone sono oramai disabitate, (anche se ben mantenute), perché i valligiani si sono spostati a valle,
dove i ritmi quotidiani sono più semplici e sicuramente meno faticosi.

Con un dislivello complessivo di circa 530 metri, in poco più di un’ora 1/2 si arriva sulla collinetta di Pra Lavarda,
dove fermarsi sulla panca ad ammirare la vista su Domodossola e sulle montagne circostanti è piacevole e rilassante.

sentiero da Cosa a Cosasca
foglie ingiallite lungo il sentiero Cosa - Cosasca