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Å – Lofoten Stockfish Museum – (Norvegia – Lofoten)
“un salto indietro nel tempo, alla scoperta del duro e impegnativo lavoro dei pescatori e ricercatori di merluzzo e stoccafisso”

Å - Lofoten - Norvegia

Å, oltre ad essere l’ultima lettera dell’alfabeto norvegese, è anche l’ultima cittadina delle Lofoten raggiungibile tramite la E10,
la strada europea che attraversa e taglia in due l’intero arcipelago, arrivando fino in Svezia.

Ma Å è anche il comune, con il nome più corto al mondo.
In questo paese di pescatori, ogni cosa ha ruotato attorno a questa attività e alla produzione dello stoccafisso,
che qui ha rappresentato la principale (e unica), risorsa economica veramente importante per la vita comunitaria,
oltre ad essere il prodotto di esportazione più antico della Norvegia.

Non a caso nel luglio del 1987, è stato creato nel centro di Å, il Lofoten Stockfish Museum che riepiloga e spiega
com’è stata la vita di pesca alle Lofoten negli ultimi 200 anni, offrendo l’opportunità di immergersi nella ricca storia e cultura
di questa regione.

Qui ad Å, diverse casette, sono state realizzate al loro interno, esattamente con gli arredi, i macchinari, gli attrezzi e gli oggetti,
che sono serviti giorno dopo giorno alla popolazione locale, per lavorare, vivere e abitare questo posto isolato
e abbastanza remoto.

Questo villaggio di pescatori norvegesi, è uno di quelli meglio conservati della Norvegia settentrionale.
Ogni inverno, enormi quantità di merluzzi, migrano verso le Lofoten dal Mare di Barents per deporre le uova.
Ciò garantisce da secoli il sostentamento alle persone di queste regioni.
La pesca alle Lofoten è un duro lavoro, ed è di vitale importanza per l’intera nazione.
Oggi vi accompagniamo in un viaggio affascinante nella antica storia della Norvegia, tra regolamenti e legislazioni
esistenti da secoli.

E’ stato il merluzzo a portare il potere e il denaro necessario per costruire un’intera nazione, pietra su pietra.
Noi siamo entrati all’interno delle abitazioni, le abbiamo visitate e ci siamo documentati su come si organizzava
la vita molti anni fa.

Un salto all’indietro, in un passato non poi così lontano, ma rispetto a oggi, sembra di essere stati catapultati
in tutta un’altra epoca.

Cerco di illustrare e raccontare al meglio le nostre impressioni e anche l’emozione di aver “toccato con mano”
una vita fatta di sacrifici e duro lavoro, dove non si sprecava nulla, perché tutto era indispensabile e fondamentale
per andare avanti nella quotidianità.

Baita n° 2: “l’ufficio postale

Å - Lofoten - l'ufficio postale

Entrare all’interno del vecchio ufficio postale di Å, vi posso garantire che è stata un’emozione.
In un attimo sarete “trasportati all’indietro” di almeno 50 anni, quando la mail era fantascienza, del termine smartphone
neppure si conosceva il nome e tutto ruotava in modo completamente diverso.

Biglietti e cartoline da spedire venivano prima imbucate nella cassetta rossa delle lettere, poi raccolte e pesate una per una
sulla bilancia…

Sulla scrivania dell’ufficio, una mappa del mondo sempre aperta, permetteva di capire in quale parte e in quale luogo
fosse diretta la corrispondenza e il relativo costo del trasporto.

Una calcolatrice in metallo, grande quanto una scatola di scarpe, consentiva di fare il calcolo e successivamente
dal peso determinato, si affrancava con il francobollo la busta o il biglietto.

La posta veniva messa all’interno di sacchi di iuta o di grosse valige o di cassoni, per essere poi raccolta e trasportata
a destinazione dopo giorni o settimane di navigazione…
Il vecchio sportello in legno dell’ufficio postale, con un piccolo vetro e un piccolo cassetto, permetteva di accogliere,
servire e informare i clienti.

Ma nell’ufficio postale, si veniva anche per telefonare…
La maggior parte delle abitazioni di Å (e non solo), non possedevano il telefono in casa e molti pescatori, arrivati da lontano,
avevano la necessità e il piacere di mettersi in contatto con le loro famiglie.

Una piccola stanza, delle dimensioni all’incirca delle nostre vecchie cabine telefoniche, con un tavolino e un lampioncino,
era il posto dove si poteva comunicare.

Immaginate quante storie, quanti amori, quanti racconti, quanti sentimenti, queste mura hanno ascoltato.
E’ trascorsa una vita da quei periodi.
Inimmaginabile per le nuove generazioni di oggi, anche solo avere la vaga percezione di com’era una volta.

ufficio postale di A - lofoten stockfish museum
ufficio postale di A - lofoten stockfish museum
ufficio postale di A - lofoten stockfish museum
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Baita n° 3: “la casa del pescatore

lofoten stockfish museum

Aprire la porta della casetta gialla del pescatore, e introdursi all’interno della casa e quindi nelle abitazioni della gente
del paese, è stato altrettanto emozionante, come entrare nell’ufficio postale.

La macchina da cucire, che si trova in quasi ogni casa, ha rappresentato per anni una risorsa fondamentale,
perché qui non ci si poteva permettere di buttare via gli indumenti, che anzi, al contrario venivano ogni volta rattoppati
e risistemati.

Il riscaldamento era formato da due tavole in pietra, con dentro una resistenza elettrica collegata alla corrente.
Scaldando la resistenza, si riscaldavano anche le due tavole di pietra, portando un pò di tepore all’interno dell’abitazione.
Il grammofono e la radio di generose dimensioni, erano le uniche “attrazioni”.
L’arredamento semplice e in legno, con diversi armadietti, serviva per custodire gli oggetti, quasi tutti finalizzati all’uso
della cucina e del cucito, sia per le tele che per i vestiti.

La famiglie avevano spesso diversi figli, e quasi tutte possedevano del pollame, per lo scambio e il baratto delle uova con il latte,
e non mancavano le pecore dalle quali veniva ricavata la lana per poi creare i vestiti.

I pescatori non guadagnavano molto, motivo per cui, tutto il possibile veniva riparato, e il cibo consumato senza sprechi.
Le donne e i ragazzi che restavano a casa, si occupavano della pulizia della stalla, della raccolta dei frutti per produrre
le marmellate e provvedevano a mantenere in ordine l’abitazione.

Il padre invece era molto spesso in mare per occuparsi dell’attività principale, ossia la pesca.

lofoten stockfish museum
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Baita n° 4: “la casa delle barche

lofoten stockfish museum

La barca era il principale mezzo utilizzato per il lavoro e la sua manutenzione, unita a quella del motore,
erano fondamentali per mantenere sempre attiva la sua efficienza e la sua sicurezza.

All’interno di questa grande casa, si trovavano le barche da acquistare, e gli accessori utilizzati durante le battute di pesca.
Le reti, le funi, le boe, gli attrezzi, la radio, qui c’è tutto il necessario.
Questo era il principale negozio e shop della cittadina.
La pesca avveniva in ogni periodo dell’anno, ma in particolare nei mesi di marzo e aprile, quando si catturavano
grandi quantità di pesce, per poi appenderlo alle rastrelliere per farlo essiccare.

Nel mese di giugno il pesce veniva tirato via dalle rastrelliere, classificato in diciotto differenti qualità e successivamente
esportato nei vari paesi del mondo.

L’Italia è uno dei maggiori importatori.
Qui al Nord delle Lofoten, ci sono diverse leggende sul mare.
La più conosciuta è quella del Draugen.
Il Draugen è un fantasma, grande, nero e senza testa!
Si siede nella parte posteriore della tua barca in modo che diventi pesante da remare.
Quando provi a scacciarlo, la tua barca si spezza in due!
Se non sei vicino alla terra, allora è giunta la tua ultima ora.
Ci sono molte storie spaventose su di lui.
Quando scoppia la tempesta, ulula in cerca di relitti e, se vi cattura, non vi lascia più andare fino a quando della vostra barca,
rimane solo più dell’acqua.

lofoten stockfish museum
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Draugen - Lofoten - Norvegia
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Baita n° 5: “la fabbrica del pesce dell’olio di merluzzo

lofoten stockfish museum

Lo stoccafisso e il merluzzo artico vengono portati in paese dopo la navigazione, e immediatamente lavorati.
Lo scarto è quasi nullo, e si conservano anche le uova e il fegato.
Quando il merluzzo scende alle Lofoten verso il mese di gennaio, è bello e piuttosto grasso dopo aver fatto incetta di cibo
lungo il suo percorso: quello pescato nelle Lofoten occidentali è rotondo e grasso.

Durante l’inverno, il merluzzo nuota più in profondità in queste zone e molti vengono pescati nel mese di marzo
nelle Lofoten orientali.

Tuttavia, il merluzzo non mangia durante la stagione riproduttiva, il che significa che diventa più magro, quindi se pescato
nella zona orientale è una varietà più sottile.

Nel nord Italia, in luoghi come Veneto e Liguria, preferiscono la varietà sottile, mentre quelli del sud, in luoghi come
la Campania, preferiscono la bella qualità rotonda.

Lo stoccafisso viene appeso sugli immensi telai delle rastrelliere per l’essiccazione fino all’estate.
Infatti alle Lofoten, il clima invernale è assolutamente perfetto: mai così freddo da far congelare il pesce, e mai così mite
da farlo marcire.

Solo qui è possibile ottenere una qualità così elevata.
Successivamente il pesce viene esportato verso l’estero e l’Italia è uno dei maggiori importatori.
Lo stoccafisso e il merluzzo artico, fanno parte dei marchi protetti dell’UE.
La selezione del pesce è meticolosa.
Gli addetti alla selezione trascorrono l’estate a selezionare ogni singolo pesce essiccato in base alla sua qualità,
prima di imballarlo in sacchi di juta traspiranti e cartoni.

Anche le teste di pesce vengono essiccate e possono essere utilizzate come cibo per animali o cucinate in brodo.
Nella fabbrica dell’olio di fegato di merluzzo, da questo organo viene estratto il prezioso alimento, utilizzato per molteplici
e incredibili funzioni.

Infatti l’olio del fegato, trova impiego come olio per lampade, come medicinale, ma anche come vernice per le abitazioni,
prodotto alimentare in quanto contiene le vitamine A, E, D e omega 3 ed è un prodotto sano e complementare.

Ma trova impiego pure come lubrificante per i motori delle imbarcazioni…

lofoten stockfish museum
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lofoten stockfish museum

Baita n° 6: “la casa del fabbro

la casa del fabbro

Un ruolo importante per completare l’attività della pesca, è sempre stato quello del fabbro.
Infatti, molti degli attrezzi utilizzati in mare avevano arpioni e svariati accessori in metallo.
In paese, all’interno di una delle casette, il ferro veniva lavorato e modellato ad alte temperature, fino ad ottenere
la forma necessaria per soddisfare le varie esigenze.

Ogni abitazione ricopriva un ruolo fondamentale per completare l’indotto e portare avanti un’attività indispensabile
per la sopravvivenza della popolazione.

Qui tutto ha sempre ruotato attorno a questo impegnativo e duro lavoro.
Senza il merluzzo, nemmeno i Vichinghi sarebbero mai esistiti.
La loro arma più importante non era la spada, la lancia o l’arco, ma lo skrei (un tipo particolare di merluzzo)
che le persone che vivevano lungo la costa, avevano imparato a essiccare, in assenza di sale.

Era assolutamente vitale non solo come merce, ma anche come provvista per le navi.
Infatti nello stoccafisso si ha un alimento nutriente con una data di scadenza illimitata che rendeva possibile sopravvivere
a lunghi viaggi verso la Groenlandia, la Russia e l’estremo sud dell’Europa.

Relazione e fotografie di: Michele Giordano, Gaia Giordano e Andreina Baj

lofoten stockfish museum


Note:
la visita della cittadina di Å e delle varie casette, rappresenta un salto all’indietro in un passato che per molti di noi,
sembra quasi inimmaginabile.

Ottimamente esposto, chiaro e ben organizzato, con un semplice tour a piedi, è possibile comprendere come si svolgeva
la vita dei pescatori, di quanto sacrificio, di quanto impegno e anche di quanto rischio, era costantemente richiesto
per compiere questa attività.

Se siete in zona e avete piacere di rilassarvi, il nostro consiglio è quello di sperimentare per qualche ora questo
“ritorno al passato” che il Lofoten Stockfish Museum saprà esporvi in modo chiaro, semplice, ma anche
emozionante e costruttivo.