Anticima dello Scorluzzo 2.995 m. – Punta degli Spiriti 3.467 m.
(Italia – Passo dello Stelvio – Trentino Alto Adige)
scesi solo col corpo, ma anima, cuore, occhi e mente dopo tanta bellezza sono rimasti lassù in cima.
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Località di partenza: Passo dello Stelvio
Quota di partenza: 2.758 m.
Quota di arrivo: 3.467 m.
Dislivello: 709 m.
Posizione: l’anticima del Monte Scorluzzo (o Piccolo Scorluzzo) si trova proprio sopra al Passo dello Stelvio,
la Punta degli Spiriti si trova nel gruppo Ortles-Cevedale su uno sperone roccioso alla cui base confluiscono
la Vedretta Piana, la Vedretta dei Vitelli e la Vedretta del Madaccio
Difficoltà: A (F) [scala delle difficoltà]
Ore: 5h a/r
Periodo: da inizio giugno a fine settembre
Attrezzatura richiesta: da alpinismo (corda, piccozza e ramponi)
Discesa: per la via di salita
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli
Dal Passo dello Stelvio si possono compiere numerose escursioni, sia procedendo nel versante lombardo di
Bormio sia in quello altoatesino verso Trafoi.
Ma ve ne sono di magnifiche anche procedendo lungo il confine tra le due regioni e quella che porta
alla Punta degli Spiriti permette di salire in alta montagna nel gruppo dell’Ortles-Cevedale, circondati da ghiacciai
e cime maestose.
Salendo su ghiacciaio valgono tutte le raccomandazioni che questo tipo di ascensioni in ambiente severo comportano,
dall’uso corretto dell’attrezzatura alla tecnica di progressione.
Questo nonostante che per buona parte del percorso si procede a margine delle piste dello sci estivo.
Con l’auto raggiungiamo il Passo dello Stelvio provenendo da Bormio o da Trafoi.
La strada, che raggiunge la quota considerevole di 2.758 metri, rappresenta il valico più alto d’Italia e il secondo
d’Europa (dietro solo al Col d’Iseran, 2.770 metri).
Quaranta sono i tornanti da affrontare sul versante lombardo e ben quarantotto su quello altoatesino.
La costruzione del valico, un miracolo di ingegneria stradale, fu iniziata nel 1882 dall’ingegnere Carlo Donegani, dietro
la volontà di Francesco II d’Asburgo che voleva mettere in comunicazione le due valli.
All’inizio stretta e sterrata, con gli anni la strada fu ampliata ed infine asfaltata.
Ad oggi il valico rimane chiuso d’inverno quando gli accumuli di neve e il pericolo valanghe non consentono
il transito dei veicoli.
Dal Passo prendiamo la strada che sale in direzione del Monte Scorluzzo e dei grandi impianti ed hotel,
ben visibili da dove siamo.
(dall’altra parte si trova il rifugio Garibaldi su un pianoro erboso e i sentieri che conducono al rifugio Forcola e alla Umbrail).
E’ una strada sterrata molto larga che porta in meno di mezz’ora al Passo delle Platigliole, dove un pannello
informativo spiega la guerra che si è combattuta in queste zone, in particolare il dislocamento delle truppe italiane
ed austriache durante la Prima Guerra Mondiale.
Da qui possiamo già ammirare un immenso panorama sia verso lo Stelvio e la Val Venosta sia verso Bormio
con il Monte delle Scale ben visibile ma molto più in basso rispetto a dove ci troviamo.
Siamo inoltre proprio di fronte ai ghiacciai che ci indicano la direzione da prendere.
Prima però consiglio una facile e piacevole deviazione fino all’anticima del Monte Scorluzzo, chiamata
anche Piccolo Scorluzzo.
(la salita vera e propria alla cima principale e l’anello denominato “Filon del Mot” saranno descritti in un’altra relazione).
Facile, breve e su pietraia, questo percorso raggiunge prima una trincea e poi una piccola croce in ferro
(in ricordo dei caduti) dalla quale si ha una vista sensazionale in tutte le direzioni.
In particolare la vista sui ghiacciai e sull’Ortles lascia senza fiato.
Unica nota stonata è appunto la presenza di questi enormi edifici, alcuni attualmente in uso, altri abbandonati,
posti al limitare dei ghiacciai.
Hotel nuovi e vecchi, edifici abbandonati.
Decisamente troppo cemento.
La presenza di un importante impianto funicolare e di numerosi skilift non migliorano le cose.
Su questi ghiacciai, anche loro in fortissimo ritiro che avrebbero bisogno quindi di essere tutelati, viene praticato
un devastante sci estivo che contribuisce ad accelerarne la scomparsa, unita ovviamente ai cambiamenti climatici.
Una marea di persone si lancia su queste piste dove addirittura più in alto sono presenti porte da slalom gigante.
Il ghiacciaio è così stato modellato su misura per l’uomo.
Scendendo dalla croce ci portiamo verso questi edifici e gli impianti Pirovano dove sono parcheggiati
numerosi gatti delle nevi.
Chiudiamo a fatica un occhio su tutto questo cemento, e il business che porta questo sci da discesa e ci teniamo
lontani dalla massa di sciatori che fanno la gara a chi scende più forte lambendo i crepacci.
Godiamoci lo scenario e l’ambiente severo in cui siamo e immaginiamolo sgombro da tutto.
Dall’hotel Pirovano ci teniamo a margine della pista da sci e la risaliamo coi ramponi.
Ovviamente siamo gli unici a piedi in salita ad ammirare questi posti scattando foto a raffica.
La massa segue l’onda contraria che non è quella del cammino lento o dello sci d’alpinismo.
Quasi ogni minuto siamo fermi estasiati dalle cime e dall’ambiente in cui ci troviamo.
La digitale scatta di continuo e non rientra nemmeno più nella custodia.
Siamo già molto in alto e dietro di noi anche il Monte Scorluzzo appare oramai piccolo.
Che effetto!
E davanti a noi, il bianco più assoluto.
Dopo pochi passi ecco spuntare dal limite dei ghiacciai una suggestiva piramide.
La nostra meta: la Punta degli Spiriti.
La Punta degli Spiriti vista da qui fa impressione e sembra veramente impossibile salirla.
Ci avviciniamo, saliamo con pendenza sempre maggiore sul ghiacciaio.
Passiamo sotto la Punta del Naso che si trova alla nostra destra.
Solo questa cima, abbastanza isolata, meriterebbe una visita.
A sinistra invece su uno sperone roccioso, la stazione a monte della funivia Livrio.
Passiamo lo sguardo oltre, ed ecco l’Ortles che da qui fa impressione!
Dopo una rampa ancora in pendenza e superata la Punta del Naso, alla nostra destra si spalanca un’altra
enorme parete di ghiaccio: è il Cristallo.
Impressionante e unico, le sue pendici sono tagliate circa a metà da un enorme crepaccio.
Arriviamo alla base della Punta degli Spiriti, sotto questa bellissima piramide.
Siamo anche alla fine di questo ghiacciaio, la Vedretta Piana.
Sotto di noi, in direzione del Cristallo un altro ghiacciaio (la Vedretta dei Vitelli, purtroppo sempre intaccato dall’uomo)
porta al Passo di Sasso Rotondo e alla normale per il Cristallo.
Da qui è irraggiungibile, un enorme salto nel vuoto separa le due vedrette.
Tagliamo leggermente a sinistra alla base della nostra cima e saliamo un traversino che porta anche
alla piccola costruzione in lamiera a monte dello skilift che viene dalla Vedretta dei Vitelli.
Dopo una nevicata di due giorni ma con rocce ancora affioranti ho trovato questa l’unica via di accesso alla cima,
nonché la più logica.
Il percorso da qui in avanti è dunque un misto di neve e roccette.
Non vi sono difficoltà particolari e, salvo forse qualche metro all’inizio del traversino, non vi è nemmeno
un’esposizione al vuoto.
E’ comunque un ambiente severo di alta montagna e in ogni momento prestiamo attenzione.
Stiamo per portarci ad una quota considerevole, 3.467 metri!
Per fortuna oggi la giornata è bellissima e il cielo di un azzurro intenso.
Affrontare questo percorso è un’emozione unica, una sensazione che non si può spiegare a parole.
Gli ultimi metri si affrontano salendo a zig-zag per il pendio, scegliendo sempre per la pendenza minore e
laddove i ramponi “mordono” maggiormente il terreno.
E’ fatta, siamo in cima, sulla Punta degli Spiriti.
Aerea, bellissima, quasi nel vuoto e sospesa nel cielo.
Isolati da tutto, siamo soli quassù con un panorama mostruoso e l’orizzonte che si incurva leggermente a segnare
la rotondità del nostro pianeta.
L’Ortles, il Gran Zebrù e il Cevedale di fronte a noi colpiscono subito al cuore.
Pareti imponenti e ghiaccio ovunque, che visione!
Alla destra il Cristallo col suo ghiacciaio, e più lontano ecco apparire il ghiacciaio dei Forni col San Matteo e il Tresero.
Alle nostre spalle una bella cresta e più sotto, molto lontano, la Punta del Naso e la Vedretta Piana,
brulicante sempre di sciatori.
Tra le cime dell’Alto Adige spicca la Palla Bianca.
All’orizzonte invece si stagliano i monti dell’Austria e della Svizzera.
Non potrebbe proprio esserci vista migliore e scendere da qui è un enorme delitto.
La cima della Punta degli Spiriti è rappresentata da una costruzione in ferro molto particolare a rettangolo verticale.
A fianco, infissa sulla roccia, una targhetta ricorda il 50° anniversario avvenuto nel 2005 dell’ascesa alla cima.
Il tempo purtroppo passa e si fa pomeriggio.
Ricalchiamo la nostra traccia sulla neve e mettiamo di nuovo piede sul ghiacciaio.
Da qui procediamo a ritroso fino agli impianti da dove siamo partiti, facendo ancora più attenzione al ghiaccio
che col sole del pomeriggio ha ceduto in alcuni punti, presentando evidenti macchie nere laddove sono i crepacci.
In qualche punto il bastoncino affonda per un quarto.
Nelle giornate più calde il fenomeno dello scioglimento avviene a vista d’occhio, impressionante.
Togliamo i ramponi alla fine del ghiacciaio, e percorriamo la stessa strada sterrata che ripassando dal Passo delle
Platigliole ci riconduce al valico dello Stelvio.
Scesi solo col corpo, ma anima, cuore, occhi e mente dopo tanta bellezza sono rimasti lassù in cima.
Relazione e fotografie di: Daniele Repossi
Note: salita superlativa in un ambiente unico nel gruppo Ortles – Cevedale ad una quota molto elevata.
Il percorso non presenta particolari difficoltà tecniche, occorre fare un po’ di attenzione nel tratto tra la fine del
ghiacciaio e la cima.
La salita va comunque considerata alpinistica, in quanto ci si muove su ghiacciaio, con tutti i potenziali pericoli
del caso (crepacci, rocce instabili ecc.).