Arpnouva – morena Ghiacciaio Pré de Bar 2.150 m. (Italia – Val Ferret)
escursione didattica in un ambiente prestigioso e di gran valore, per rendersi conto di persona dell’enorme problema
dello scioglimento inarrestabile dei ghiacciai, in questo caso riferito al ghiacciaio Pré de Bar
Località di partenza: Arpnouva 1.760 m. (Alta Val Ferret)
Punto di arrivo: morena ghiacciaio Pré de Bar 2.150 m.
Quota di partenza: 1.760 m.
Quota di arrivo: 2.150 m.
Dislivello: 390 m.
Posizione: Alta Val Ferret
Difficoltà: E [scala delle difficoltà]
Ore: 1h 10 minuti in andata
50 minuti per il percorso di discesa
Periodo: da metà maggio (previa verifica delle condizioni di innevamento), a metà ottobre
Attrezzatura richiesta: classica da trekking
Segnavia: —
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli
Oggi voglio condividere con voi un semplice percorso di trekking che però questa volta non ha un “punto di arrivo”,
non andremo a un bivacco e neppure a un rifugio, e non raggiungeremo un passo di montagna o una vetta o un lago.
Ho voluto rendermi conto di persona, e documentare con foto e riprese video, il disastroso ritiro dei ghiacciai.
Molti parlano di un anno il 2022 tra i peggiori dell’ultimo secolo per il caldo anomalo e per la siccità.
Sicuramente il 2022 lo ricorderemo come un anno pessimo da questo punto di vista, con lo zero termico misurato
da Meteo Suisse a 5.184 m. quando anche nei periodi estivi più caldi, dovrebbe attestarsi non al di sopra dei 3.500 m.
Ad aggravare questo scenario inquietante, si è aggiunta la quasi totale assenza di precipitazioni nevose che negli ultimi
anni risultano essere sempre più scarse.
Ma il problema e il fenomeno della fusione dei ghiacciai ha origini (purtroppo) ben più lontane, come vi dimostrerò
dalle fotografie e, sembra essere inarrestabile oltre che drammatico per tutta una serie di motivi sui quali andremo
a ragionare, in primis (relativamente a breve), la mancanza d’acqua.
Benvenuti o ben tornati sulle pagine del nostro sito.
Siamo nei primi giorni del mese di ottobre, in una giornata tersa, dopo una timida spruzzata di neve caduta
il giorno prima.
Risaliamo l’intera Val Ferret, per arrivare all’ultimo minuscolo paesino: Arpnouva, punto di partenza per molte escursioni
tra cui la salita della morena del Ghiacciaio Pré De Bar, la destinazione di oggi.
Poco dopo il ponticello di legno di Arpnouva giungiamo a un bivio.
A destra il sentiero si inerpica per il Rifugio Elena e per il Col Ferret, mentre a sinistra un’ampia strada poderale sale
più dolcemente per entrambe le destinazioni, oltre che per andare al Bivacco Comino e al Rifugio Dalmazzi.
Prendiamo la strada poderale, deliziati dalle vette delle montagne lievemente imbiancate.
Accanto a noi, i colori autunnali dell’erba oramai ingiallita e i larici che iniziano a cambiare il colore degli aghi posati
sui rami passando dal verde al giallo / marrone.
Alla nostra sinistra la catena del Monte Bianco riesce sempre a emozionarci e in tutte le occasioni che la osservo
mi innamoro come fosse la prima volta.
Tra pareti di granito, ghiacciai, punte, canaloni, salite di alpinismo, solo di racconti e di storie, non basterebbe
una vita per ascoltarli.
Ben evidenti le Aiguille de Triolet 3.874 m. e il Mont Dolent 3.819 m.
La strada poderale sale con una lieve pendenza, superiamo dei ruscelli e tralasciamo il primo bivio che porta verso
il Bivacco Comino.
Uno sguardo all’indietro ci permette di vedere la Val Ferret sotto una differente visuale, attraversata dalla Dora di Ferret
parzialmente mascherata dalle grandiose pinete.
Superiamo e tralasciamo anche il bivio per il Rifugio Dalmazzi che abbiamo raggiunto in circa 30 minuti, e poco dopo
andremo a prendere a sinistra un accenno di strada poderale che ben presto si trasforma in un sentiero e ci porta in
direzione della grande morena del Ghiacciaio Pré De Bar.
Inizialmente il sentiero è ben marcato, ma i passaggi successivi saranno quasi tutti tra pietre di media dimensione e dove
diversi ometti ci indicano la direzione che resta comunque sempre ben visibile.
Alla nostra sinistra scorre la Dora di Ferret e lungo sentiero veniamo deliziati da qualche ermellino che corre e salta
tra le rocce, oltre a qualche marmotta che fischiando avvisa “gli altri” della nostra presenza.
Il lungo torrente che attraversa l’intera Val Ferret fino a raggiungere la Dora Baltea, nasce propio qui, dal
Ghiacciaio Pré de Bar.
Risaliamo questa enorme morena creata nei decenni dal ghiacciaio, dove troviamo grandi massi arrotondati, levigati e
lisciati dal ghiaccio che oggi non esiste più.
Da poco dopo il bivio per il Rifugio Dalmazzi, percorriamo altri 40 minuti per portarci appena sotto la parete rocciosa
dalla quale troviamo in canalone del Pré de Bar.
Dobbiamo purtroppo constatare che il Ghiaccio Pré De Bar non solo non possiamo più neppure immaginare di andarlo
a “toccare con le mani”, ma la sua parte finale non è più quasi visibile.
Come purtroppo le fotografie dimostrano, ci troviamo in una enorme conca di pietre, dove “solo qualche anno fà” era
invece presente una grande massa di ghiaccio.
Il termine “solo qualche anno fà” non l’ho (purtroppo) scritto a caso.
Infatti durante la salita nella morena, sopra due grandi massi, sono indicate due date.
Il primo grande masso riporta la data dell’anno 1987 (e anziché immerso nel ghiaccio si trova oggi in un prato erboso…..),
mentre il secondo grande masso (decisamente più lontano dal primo), riporta la data dell’anno 1996.
Oggi non sarebbe neppure più possibile scrivere con la vernice sopra un altro masso la data dell’anno, perché qui di
ghiaccio non c’è più nessuna traccia, salvo risalire il canalone del ripido scivolo roccioso, attrezzati con
materiale d’alpinismo.
Il panorama da quassù è magnifico, con tutta la visuale sul Rifugio Elena, e il percorso di salita verso il Col Ferret
che ci porta sul confine di Stato con il versante svizzero.
Ma al contempo ci troviamo anche in un panorama desolante, dove della grande lingua di ghiaccio, non resta più nulla,
salvo pietrame di media dimensione.
In poco più di 20 anni è scomparsa completamente in modo rapido e vistoso una massa di ghiaccio enorme.
Una ritirata inarrestabile di oltre 600 metri di estensione che equivale a circa il 25% del ghiacciaio oramai completamente
fuso e disperso.
A questi ritmi, entro l’anno 2100 il panorama di alta montagna sarò formato principalmente da pietrame.
Ma la fusione dei ghiacciai, non rende solo desolante il paesaggio montano.
Questo fenomeno ha purtroppo problematiche ben più profonde e complesse, come la riattivazione di alcuni virus e batteri,
oltre al concreto rischio di farci perdere la “storia biologica” della nostra vita.
Infatti i ghiacciai sono da considerarsi come “archivi del tempo” perché custodiscono frammenti della storia del pianeta.
I ricercatori con speciali sonde, hanno da sempre estratto in profondità frammenti di ghiaccio che esaminati in laboratorio,
hanno permesso di ricostruire il “libro degli ultimi 1000 anni”, passando dalla Prima Guerra Mondiale al disastro di
Chernobyl, fino ad arrivare ai grandi incendi più contemporanei.
Non possiamo permetterci la distruzione di un patrimonio del genere, oltre all’enorme e catastrofico problema idrico
che ne deriverebbe.
Dall’irrigazione delle campagne alla vita dei fiumi e dei laghi, fino ad arrivare all’acqua potabile che troviamo nella
cucina o nel bagno di casa nostra.
A tutto questo dobbiamo aggiungere il mutamento del paesaggio: solo più un ammasso di pietrame.
Io credo che la commissione internazionale dovrebbe recarsi di persona in questi luoghi per “toccare con mano”
la gravità della situazione.
Qui non parliamo più di teorie o di ipotetiche previsioni.
Sono urgenti politiche di interventi che agiscano in tempi brevissimi, per tentare di arginare un problema che è già in
uno stadio troppo avanzato.
Non servono più strumenti per misurare il ritiro delle masse glaciali, oramai il fenomeno è ampiamente visibile a occhio
nudo, già di anno in anno.
Pensate che in questa zona, il ghiacciaio che fino a pochi anni fa, potevo toccare con mano, oggi nonostante abbia
camminato molto di più a piedi andando a risalire completamente la morena, ho successivamente dovuto raggiungerlo
con il drone.
L’escursione di oggi è avvenuta in uno dei posti tra i più belli e panoramici della Valle d’Aosta.
Dopo una salita di poco più di un’ora, che da Arpnouva ci ha portato nel cuore della morena del Pré de Bar,
abbiamo sostato incantati nell’osservare l’ambiente attorno a noi.
Il percorso di rientro è avvenuto lungo il medesimo fatto in andata, avvalorato dai colori autunnali e dal bianco candido
della prima timida spruzzata di neve che ha imbiancato molte delle vette circostanti.
Si conclude così una salita semplice e “didattica”.
A differenza di tutte le altre escursioni, questa volta abbiamo voluto “toccare con mano” e documentare una
problematica che ci sta particolarmente a cuore.
Una soluzione è obbligatorio trovarla.
E al più presto.
Relazione, fotografie e riprese video di: Michele Giordano, Martinat Elfrida e Daniele Repossi
Note: l’escursione che da Arpnouva porta a risalire l’intera morena del Ghiacciaio Pré de Bar, avviene in un contesto
montano di gran valore e prestigio.
L’intera catena del Monte Bianco sarà sempre presente accanto a voi.
Questo percorso non porta a una meta precisa.
E’ tuttavia di fondamentale importanza per rendersi conto – camminando a piedi – di quanta massa glaciale è scomparsa
nel giro di pochi anni.
Parliamo di metri e metri di altezza, per oltre 600 metri di lunghezza.
Si è completamente volatilizzato in pochi anni un patrimonio idrico di oltre un secolo.