Croce sull’Alpe 1.358 m. – Pizzo Pasquella 1.331 m.
(Italia – Valle d’Intelvi – Como)
escursione di trekking in ambiente magnifico per vista sensazionale che spazia dal Lago di Como al Lago di Lugano, ma attenzione all’acaro denominato Trombicula perchè la zona è piuttosto infestata
Località di partenza: Rifugio Alpe di Colonno 1.322 m.
Quota di partenza: 1.322 m.
Quota di arrivo: 1.441 m. (Monte Costone); 1.393 m. (Monte Sertore); 1.331 m. (Monte /Pizzo Pasquella)
Dislivello: 119 m.
Posizione: Valle d’Intelvi (Como)
Difficoltà: E [livelli scala delle difficoltà]
Tempo impiegato: 1h 50 minuti per l’andata
Periodo: tutto l’anno, ma attenzione ai pendii ghiacciati nei mesi invernali
Attrezzatura richiesta: classica da trekking nel periodo primaverile / autunnale
(ciaspole e ramponi nei mesi invernali)
Discesa: per la via di salita
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli
Se siete alla ricerca di un’escursione che regali un panorama da favola, ma senza essere troppo impegnativa a
livello fisico, questo giro in cresta che vi racconto e vi illustro con foto e video, può fare al caso vostro e molto
probabilmente avrete voglia di ritornare per riassaporare uno spettacolo naturale grandioso.
Siamo in una domenica di metà maggio e le previsioni meteo, non sono ottimali.
Nuvoloso al mattino e parte del pomeriggio, prevista pioggia nella prima serata.
Decidiamo comunque di ritornare in questo posto che avevamo parzialmente esplorato nel mese di febbraio,
(vi riporto a questo link la prima relazione), e dove c’eravamo fermati al Monte Sertore per neve.
Brevemente, vi descrivo come raggiungere questa località.
Bisogna arrivare in auto a Como, e impostare il navigatore per il paese di Pigra.
Successivamente impostate il navigatore per il Rifugio Boffalora, anche se con l’auto vi fermerete prima di arrivare
al Boffalora, in quanto il nostro punto di partenza è il parcheggio del Rifugio Alpe di Colonno.
La strada che dal paese di Pigra vi permette di arrivare in auto al parcheggio del Rifugio Alpe di Colonno è tutta in
mezzo al bosco, ed è stretta e tortuosa, e necessiterebbe di manutenzione a causa delle tante buche presenti.
Siamo arrivati al parcheggio la mattina presto, c’è già qualche auto, ma il rifugio è ancora chiuso.
La temperatura è frescolina, ci sono 6°
Calziamo gli scarponi e appena dietro al rifugio si trovano le indicazioni per la “Strada dei Monti”, che sarà il
percorso panoramico previsto per oggi.
Dal Rifugio Alpe di Colonno in 10 minuti scarsi si raggiunge una prima croce di vetta, la Croce sull’Alpe che si trova su
un manto erboso e dov’è possibile ammirare già da qui una vista grandiosa sul Lago di Como.
Ci fermiamo per apprezzare il silenzio, l’aria frizzante e il panorama.
Da qui è ben visibile tutto il percorso in cresta che andremo a fare, fino al punto di arrivo.
Ripartiamo seguendo il sentiero che nel primo tratto ci farà addentrare in una fitta boscaglia, nella quale con piacere
vediamo le foglioline verdissime di una natura che si sta risvegliando solo adesso dall’inverno.
Al suolo camminiamo su un manto sterminato di foglie marroni cadute nell’autunno, e ancora umide dalla neve che le
ha ricoperte per una buona parte dei mesi invernali.
Lungo questo primo tratto di sentiero, ma anche per tutto il tratto rimanente fino a destinazione, non troviamo dei
cartelli che indicano il percorso, ma solo dei bolli viola e gialli, disegnati su alcune pietre.
Ad essere sinceri, alcuni cartelli c’erano, ma sono stati divelti da probabili idioti che sono passati di qui.
Infatti abbiamo trovato abbattuti e rotti in più punti i pannelli informativi.
Una conferma ulteriore della poca sensibilità e del poco rispetto che alcune persone (se così possiamo definirle),
hanno nei confronti della montagna.
I cartelli informativi e le segnalazioni, sono importanti per sapere dove ci si trova e per individuare il
percorso da seguire.
Queste cose non sarebbero da spiegare, ma non c’è limite alla stupidità umana, mi chiedo perché questi individui inutili e
dannosi alla società, non restano nascosti nelle loro tane, anziché venire fin quassù a fare danni.
Chiusa questa parentesi e scusandomi per lo sfogo, continuiamo con il racconto.
Attraversiamo il bosco, e intravvediamo all’orizzonte la cresta che andremo a percorrere.
Iniziamo la salita che ci conduce al Monte Costone e che in circa 20 minuti ci farà arrivare sulla sommità di
quest’ultimo che si presenta con un piccolo pianoro, dal quale possiamo apprezzare la maestosità del Lago di Como e
il versante opposto con il Piz del Luser, il Monte Colmenacco e il Monte San Primo.
Due panche in legno con un tavolo, ci invitano a restare in questo posto con uno spettacolo meraviglioso, ma
immaginiamo che proseguendo sarà ancora meglio, quindi prendiamo il sentiero, che ci fa scendere per un quarto d’ora,
prima di risalire verso la vetta del Monte Sertore 1.393 m. sul quale arriviamo dopo una ventina di minuti.
Il Monte Sertore si presenta con una cresta piuttosto ampia e una piccola croce di vetta, con una vista che spazia
dal Lago di Como, al Lago di Lugano, a tutta la catena delle Alpi e dei vari monti del comasco.
Svariati paesi spuntano all’orizzonte dalla fitta boscaglia, e i campanili ricordano i vari borghi della zona che anch’essi
andrebbero visitati.
Sarebbe tutto da esplorare, da raccontare, da vivere, servirebbero giorni e giorni.
Dal nostro punto di partenza il Rifugio Alpe di Colonno, al Monte Sertore siamo arrivati in circa un’oretta abbondante
di cammino.
Lungo il percorso abbiamo apprezzato i vari fiori che iniziano a spuntare nei prati, e vari tipi di piccoli funghi, a farci
compagnia le rondini che sfrecciano a tutta velocità nel cielo, facendo spesso le rasette alle creste.
Essendo partiti la mattina sul presto, ed essendo una giornata piuttosto nuvolosa, in tutto il tragitto abbiamo incontrato
una sola persona intenta a fare come noi un giro di trekking.
Proseguiamo in direzione del Monte Pasquella e del Pizzo Pasquella che distano una mezz’ora dal Monte Sertore.
Il percorso non presenta difficoltà, prima si attraversa una boscaglia, e poi si prosegue in cresta su manto erboso
con un sali / scendi piacevole e poco impegnativo.
Si giunge così, prima al Monte Pasquella e poco più avanti, al Pizzo Pasquella dove troveremo una croce di vetta e
la bandiera italiana.
Dal Pizzo Pasquella la vista è ancora più aperta.
Il Lago di Como è ben visibile in direzione Como, ma anche nella sua classica biforcazione dalla punta di Bellagio.
Alle nostre spalle il Lago di Lugano e vediamo all’orizzonte le montagne in direzione della Svizzera, la vetta Sighignola,
il Monte Boglia, la Cima di Fojorina.
Un panorama di una bellezza unica che andrebbe maggiormente apprezzato all’alba o al tramonto, con colori
ancora più belli, caldi e accesi.
Il Pizzo Pasquella presenta anch’esso un pianoro erboso sul quale decidiamo di rilassarci un’oretta assaporando
un termos di the caldo con due panini, e ammirando lo spettacolo che abbiamo davanti ai nostri occhi.
Qui però commettiamo un errore: ossia quello di sederci nel prato.
Un gesto naturale, semplice, normale.
Ma purtroppo una zona vastissima del Triangolo Lariano è invasa da un acaro denominato la Trombicula.
Stiamo parlando di un minuscolo acaro di colore rosso / arancio, praticamente invisibile, perché misura 0,2 mm. di
dimensione che si nutre di vegetazione bassa, ma necessita anche di proteine animali per lo sviluppo.
La Trombicula si attacca quindi alla pelle umana e inietta la sua saliva contente un potente enzima che liquefa il
tessuto e lo rende idoneo al nutrimento.
Non vi accorgerete di nulla, non noterete neppure una minima traccia di questo acaro che passa in qualche modo
attraverso più strati di vestiti.
Nel nostro caso, essendo frescolina la giornata, abbiamo sempre tenuto una polo a manica lunga e un pile, oltre a
pantaloni lunghi, calzettoni e scarponi, ma è bastato restare seduti nel prato per un’oretta.
I problemi iniziano dopo circa 6 – 7 ore, e proseguono per almeno 4 / 5 giorni, e si manifestano sulla pelle che
incomincia a ricoprirsi di vesciche molto simili alle punture di zanzare ed estremamente fastidiose, con un prurito
elevato e insistente.
Nessuna febbre, nessun altro malessere, tranne questo prurito insopportabile, al quale bisognerà porre rimedio con
creme al cortisone consigliate dal farmacista o dal dermatologo.
Ignari di quello che ci stava capitando, decidiamo di fare delle riprese video con il drone per immortalare una giornata
di trekking veramente interessante.
Viste le condizioni meteo che annunciano un peggioramento dal tardo pomeriggio, decidiamo lentamente di percorrere
a ritroso il sentiero che abbiamo fatto la mattina, rivivendo il panorama della zona.
Nel frattempo poco dopo il nostro arrivo al Monte Costone, le nuvole iniziano a calare, avvolgendo tutto, ma in breve
tempo siamo alla Croce sull’Alpe e poi al Rifugio Alpe di Colonno.
Abbiamo approfittato ancora un momento per scattare le ultime foto, a ricordo di questa escursione.
Una giornata piacevole, un posto incantevole.
Ma la sera arrivati a casa, iniziamo a scoprire le prime bolle sulla pelle che con il passare delle ore si moltiplicano e
diventano decine.
La memoria torna al mese di marzo 2019 (due anni prima), dove in una nostra escursione al Monte Crocione, abbiamo
avuto lo stesso problema nei giorni successivi (ma in forma minore), e stessa problematica anche nel mese di luglio
dello stesso anno quando siamo saliti al Monte Galbiga, ma mai così intenso come questa volta.
Relazione, fotografie e riprese video di: Michele Giordano e Andreina Baj
Note: escursione di trekking in ambiente magnifico per vista sensazionale che spazia dal Lago di Como al Lago di Lugano, circondati da decine di vette e enormi colline ricoperte da una fitta vegetazione.
Percorso in cresta, non difficile e con scarso dislivello, fattibile anche nel periodo invernale, purché attrezzati di ciaspole
e ramponi nel caso di neve dura per fenomeno di gelo / disgelo / rigelo.
Peccato per la presenza di questo acaro denominato Trombicula che da ricerche effettuate, ha invaso il
Triangolo Lariano, nonché la parte Svizzera nella zona di Mendrisio e molti sentieri del Canton Ticino.
Un problema importante e fastidioso, che andrebbe in qualche modo risolto in quanto scoraggia parecchio il ritorno in
queste zone, che per quanto belle, panoramiche e suggestive, rischiano di diventare inaccessibili salvo percorrere i
sentieri senza mai fermarsi o senza mai sedersi in un prato fiorito.