Giro del Lago di Levico Terme 440 m. (Italia – Trentino)
luogo magico in cui isolarsi e lasciarsi trasportare, osservando le intense tonalità e i riflessi che le acque del lago
disegnano sulla superficie in ogni stagione
Località di partenza: incrocio Via Vittorio Emanuele – Via al Lago (Levico Terme, TN)
Quota di partenza: 493 m.
Quota di arrivo: 493 m.
Dislivello: 175 m. (dislivello positivo totale)
Posizione: il Lago di Levico si trova nel comune di Levico Terme in Valsugana, separato dal più grande
Lago di Caldonazzo dal Colle di Tenna
Difficoltà: T/E [scala dei livelli delle difficoltà]
Ore: 3h (anello completo)
Segnavia: “Sentiero dei Pescatori” (sentiero CAI con cartelli indicatori rosso-bianco) e sentiero “Part dei Boschi”
Periodo: tutto l’anno
Attrezzatura richiesta: classica da trekking
Discesa: l’escursione è ad anello e il rientro avviene percorrendo la sponda ovest del Lago di Levico
Rifiuti in montagna: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli
Levico si è svegliata sotto un cielo grigio plumbeo.
Nuvoloni neri alternati da cumuli più chiari mi impediscono di programmare la mia classica gita in quota, anche
perché nel pomeriggio è prevista parecchia pioggia.
Sono in un appartamento a piano terra in quel di Levico e sto facendo il solco in cortile per decidere come impiegare
la giornata, osservando il lento scorrere delle nuvole.
La soluzione la trovo cercando nell’unica direzione possibile: se non posso salire in quota, nessuno mi impedisce di
inventarmi un bel giro in valle, a quote decisamente più basse.
Male che vada, un po’ di pioggia a 400 metri di altitudine non sarà certo rischiosa come prenderla a quote ben superiori.
Il grande specchio d’acqua poco distante dal mio appartamento mi indica la rotta.
Dato che da queste parti in passato sono transitato solo in auto fermandomi poco o niente, un bell’anello intorno al
Lago di Levico sarà l’occasione per esplorare ben bene questo ambiente.
Un’escursione che onestamente mai avrei fatto con tempo sempre bello, preferendo l’aria sottile degli alpeggi e delle
cime a una passeggiata in Valsugana.
A torto.
Col senno di poi devo invece ringraziare questa giornata nuvolosa che altrimenti mi avrebbe fatto perdere un’autentica
gemma.
In realtà di giornata incerta ce n’è stata un’altra nella quale mi sono inventato un’altra escursione delle mie, ma di questo
rimando alla relazione apposita, se no che gusto c’è?
Levico è uno splendido lago del Trentino, sito in Valsugana e separato dal più grande Lago di Caldonazzo dal Colle di Tenna.
A poca distanza dal bel paesino di Levico Terme, inizia la meraviglia di un ambiente incontaminato che invito tutti ad
andare a scoprire.
La mia escursione parte più o meno dal centro del paese, all’incrocio tra la Via Vittorio Emanuele e Via al Lago, nei
pressi del quale si trova anche l’Ufficio Informazioni.
Con me non ho nemmeno il classico zaino da montagna, troppo pesante e inutile per la giornata odierna.
Meglio un piccolo zainetto da trail running nel quale stipare giusto una maglietta di ricambio e un po’ d’acqua.
Ho invece preferito mantenere un abbigliamento da montagna, composto da pantaloni tecnici lunghi e maglietta a
maniche corte traspirabile, un po’ perché non correndo era inutile indossare calzoncini corti e scarpe da tennis e un po’
perché la parte ovest del lago risulta essere molto selvaggia con sentierini stretti che corrono nel fitto della vegetazione.
In Trentino come ormai in tutte le regioni dell’arco alpino è diffuso il fenomeno delle zecche e, non vorrei andarmene a
prendere qualcuna proprio oggi, (cartelli sparsi un po’ ovunque, non solo in questi posti, mettono a tal proposito in guardia),
meglio per cui indossare sempre abiti lunghi, almeno negli arti inferiori.
Dal paese mi incammino per la bellissima via Santa Croce, scendendo verso il lago.
Perché mai una via dovrebbe essere così bella?
Beh, perché dopo qualche metro risalgo un piccolo argine portandomi su una ciclabile che costeggia il torrente
Rio Maggiore, un rigagnolo che è tutto un programma.
Scendendo dalla montagna, serpeggia in modo assurdo nel suo argine prativo spezzato ogni tanto da qualche cascatella,
per poi immettersi nel Lago di Levico con tanto di piccola foce!.
Le parole non bastano a descriverlo, per cui rimando alla rispettiva foto.
Sono rimasto sbalordito non appena l’ho visto, fermandomi a fissare questo corso d’acqua all’andata e al ritorno.
La ciclabile scende leggermente verso la sponda del lago, all’ombra dei pini tra i quali non è difficile imbattersi in
qualche merlo acquaiolo o in qualche scoiattolino.
La pista termina nei pressi di un parcheggio a pagamento dove si trova anche il Lido di Levico.
Prendendo a destra, inizia il giro vero e proprio lungo le sponde del lago e questi sono praticamente gli ultimi contatti
con il trambusto del paese, (anche se va detto che questa località, spiaggia a parte, è sempre tranquilla e di certo non
presa d’assalto come altre cittadine).
Il sentierino completamente pianeggiante, attraversa un bel ponticello nei pressi del quale si trova anche la curiosa
forma della foce del Rio Maggiore che, facendosi largo tra i tronchi di ontani, tigli e pioppi, dopo varie serpentine sul prato,
si tuffa nelle acque del Lago di Levico.
Superata la piccola foce mi ritrovo nella spiaggia pubblica di Levico, alle spalle della quale una vasta zona adibita a prato
consente alle persone di rilassarsi all’ombra delle piante.
Per chi proprio non riesce a stare fermo un minuto, una zona attrezzata a “palestra a cielo aperto” permette di muovere
un po’ muscoli e articolazioni.
Poi, certo, d’estate si può fare il bagno.
E’ una fortuna che, a parte due persone, il luogo non sia ancora affollato, ma questo probabilmente è dato dalla giornata
fresca e incerta.
A parte una ragazza temeraria, nell’acqua fino alla cintola intenta a fare avanti e indietro, la spiaggetta in realtà è presa
d’assalto e tutti i giorni è così.
Non di persone per fortuna, ma di papere e folaghe euroasiatiche impegnate, le prime a poltrire e le seconde ad
azzuffarsi tra loro.
Ce ne saranno a centinaia!
Un pannello poco distante informa che a questo luogo nel 2021 è stata assegnata la Bandiera Blu, un riconoscimento che
attesta la qualità delle acque, il rispetto per l’ambiente e la sua corretta salvaguardia, i servizi e la sicurezza in generale.
Paese sì, spiaggetta con tanto di balneazione anche, ma assoluta tutela per questi ambienti lacustri.
Dopo la lettura di queste interessanti informazioni, (un pannello descrive anche i torrenti immissari ed emissari del lago),
proseguo il mio giro in senso antiorario che presto mi condurrà sulla sponda est.
Intanto vedo che la ragazza nell’acqua è stata eletta dalle folaghe che l’hanno circondata a nuovo totem della zona
e pertanto sono impegnate a girarle intorno in un balletto frenetico.
Superato un altro tratto di spiaggia e una porzione di acqua dove è presente anche un bel canneto, arrivo al limite est
del lago dove all’inizio vengo un po’ spiazzato.
Sembra che il sentiero finisca sulla statale che riporta in paese e in questo incrocio non si trovano che auto e moto, oltre
che il centro benessere del Parc Hotel du Lac, un albergo di lusso.
Cerco per un attimo la prosecuzione della via, e la trovo costeggiando il muro del centro benessere che porta nel
parcheggio sul retro dell’hotel.
Non dovrò entrarci!
E invece sì.
Non trovando altre strade, provo ad entrare nel parcheggio in proprietà privata.
Qualcuno dalle finestre dell’hotel mi osserva e in effetti mi chiedo cosa ci faccio qui.
Alla fine del piazzale, incredibile ma vero, trovo la sorpresa, ossia la mia via che cercavo.
Inizia infatti da qui il Sentiero dei Pescatori (o Strada dei Pescatori), che costeggia tutto il lago, indicato da un
gigantesco cartello.
Certamente un’altra soluzione la si poteva trovare, magari portando più indietro tale indicazione e comunque non
costringendo la gente a passare dentro un hotel!
Superato questo punto d’ora in avanti sarò solo, o quasi, con la natura, il silenzio e la compagnia dell’acqua calma del lago.
La stradina, sterrata è assolutamente in piano, bordeggia il lato est del lago a pochi centimetri dall’acqua, creando un
percorso davvero suggestivo.
Grazie a questa giornata nuvolosa non vengo abbagliato dal sole, e i riflessi sull’acqua mi rimbalzano in faccia
catapultandomi in uno scenario fantastico dove le cime dei monti circostanti vengono riflesse.
Puro spettacolo.
Ogni tanto sul bordo della riva è posta una panchina, dando modo ai più stanchi o a chi vuol sedersi a contemplare questo incredibile quadro di prendersi tutto il tempo per farlo.
Questo percorso sembra tutto messo in bolla talmente è piatto, largo e comodo, risultando perfetto anche per chi avesse passeggini al seguito.
Il lato ovest, come vedremo tra un po’, sarà tutta un’altra storia.
Salici, pioppi, ontani, roverelle e canneti fanno da cornice per foto a pelo d’acqua con la spiaggetta di Levico appena lasciata,
il Colle di Tenna e i profili dei monti sullo sfondo.
Incontro solo un paio di persone che mi superano correndo.
D’altronde, un percorso del genere è adatto anche a chi fa sport, maggiormente a suo agio rispetto di chi nel caldo
dell’afosa pianura (dove manca anche l’aria), tenta di fare la medesima attività.
Man mano che procedo mi accorgo che il paesaggio sta cambiando, diventando molto più selvaggio verso nord.
Non si incontra più nessuno e si vedono proprio gli alberi colonizzare la riva, quando non ad immergersi nel lago.
Ogni tanto queste piante si diradano lasciando il posto a bellissimi giaggioli acquatici, (Iris pseudacorus L. 1753) che
spuntano dalla superficie.
Mi ritrovo ormai nella boscaglia, sebbene sia sempre sulla comoda strada pianeggiante dei pescatori.
Guardando a sud non si vede più nemmeno Levico ma solo il boscoso Colle di Tenna e qualche rilievo all’orizzonte.
La strada prosegue conducendomi un po’ più distante dalle acque del lago, dove sulla destra incontro uno sparuto
gruppo di case, abitate ed ottimamente tenute.
Sono case moderne nella forma, ma “adattate” a questi ambienti, molto curate e con tanto di giardinetto sul davanti.
Strano trovare delle case nel folto del bosco, distanti anche da un semplice negozio di alimentari.
Qualche metro più avanti, sulla superficie dell’acqua mi aspetta uno spettacolo unico.
Un tappeto di ninfee (Nymphaea L. 1753) era l’ultima cosa che potessi aspettarmi da queste parti.
Sono tante e sono fiorite: rosa, rosse e bianche.
Provo ad avvicinarmi per rubare qualche buono scatto e la mia fotocamera non mi tradisce.
Sono praticamente giunto sulla punta nord del lago e ora dovrei portarmi sulla sponda opposta per concludere questo anello.
Un sentierino sulla sinistra scende a lambire nuovamente l’acqua, ma io lo ignoro in quanto è stretto e mi condurrebbe in
rovi e sterpaglie nell’attraversare le quali mi occorrerebbe un machete.
Proseguo sulla stradina che dopo uno stretto sentiero in salita, mi porta su un’ampia carrozzabile dove alcuni operai
sono intenti a curare la vegetazione ai lati di questa.
Dopo una curva trovo sulla sinistra le indicazioni per Tenna e il giro del lago.
Scendo quindi un breve sentierino che mi riporta nel fitto del bosco e arrivo ad un bel ponticello di legno dove un cartello
mi segnala essere questa l’area protetta del biotopo Pizè.
Passato il ponte sul Rio Vignola trovo altre indicazioni e una larga pista correre in parallelo al torrente.
Lascio sulla destra la traccia per il Colle di Tenna e procedo a sinistra, tornando verso sud e quindi verso il lago che da
un po’ di tempo non vedevo più.
Sebbene sia su un comodo sentiero battuto (più montano rispetto a quello percorso finora), mi ritrovo improvvisamente in
una giungla delle più selvagge, dove le specie arboree sembra facciano a gara per conquistarsi ognuna un
fazzoletto di terra.
Perfino l’alveo del Rio Vignola è letteralmente coperto da faggi, roverelle, robinie, felci e muschio, uno scenario meno
“pulito” e decisamente più selvaggio rispetto alla sponda est.
Qui è ben difficile incontrare qualcuno, se non qualche runner o trekker dispersi.
Di certo le famiglie con passeggini si sono tutte fermate molto prima.
L’aspetto è surreale, sembra di essere apparso improvvisamente nella foresta amazzonica.
Il tutto è tremendamente affascinante, un lago con due sponde diametralmente opposte, entrambe magnifiche.
Sono stupito.
Seguo quindi il sentiero, in alcuni punti più stretto, che si riporta verso l’acqua con continui saliscendi, seguendo
il Rio Vignola protetto da una staccionata di legno da una parte, e dal terrapieno di Tenna dall’altra.
Il bosco è talmente fitto che quasi non vedo più le nuvole.
Il torrente è sempre a fianco a me e scorre placido verso il lago.
Un pannello a bordo sentiero riporta una mappa della zona indicando il “Sentiero degli Gnomi” e una marea di itinerari,
a mio avviso creando però solo confusione con tutti quei colori diversi.
Il sentiero indicato, non è infatti questo, ma si trova a nord del Colle di Tenna.
E allora perché mettere qui l’indicazione?
Mistero.
In compenso una scultura lignea di uno gnomo intagliato nel legno è effettivamente presente poco oltre, ma sarà
anche l’unica.
Intanto sopraggiungo nuovamente in vista del lago di Levico che compare alla mia sinistra dal fitto della vegetazione.
Percorro un tratto pianeggiante e sorprendentemente comodo, (senza sassi, radici o altro) che sembra un campo da
tennis in terra rossa.
Una lingua piatta di terra che serpeggia tra un mare d’erba e di felci.
Poco oltre, la traccia sale leggermente e passa sotto ad alcune rocce, nel punto forse più alto dell’intero giro.
Da qui mi appaiono di fronte le case superate all’andata sulla sponda est, con le belle ninfee a pelo d’acqua.
Sono effettivamente un pugno di case nel nulla, nel senso che in tutte le direzioni c’è solo foresta!
Sceso da questo piccolissimo promontorio arrivo nuovamente a lambire l’acqua del lago.
Scendo in uno spiazzo fin sulla sponda, qui sgombra dal fogliame, dalla quale riesco a catturare un paesaggio magnifico
sul lago e verso Levico, sopra il quale svetta la Cima Vezzena e il Mandriolo.
Un’autentica perla.
Rimontato sul sentiero, proseguo senza alcun intoppo costeggiando il lago e arrivando ad un poggio panoramico, dove un
altro pannello descrive la vita di una volta di queste popolazioni.
Una panchina mi permette di sostare qualche minuto e ammirare una vista superba.
Il cielo rimane sempre nuvoloso ma per ora tiene; ciò dà modo alle cime che si specchiano nel lago di risaltare i loro contorni.
Sulla sponda opposta intravedo anche Levico e la spiaggetta.
Ormai non manca molto alla conclusione di quest’anello.
Dopo un altro tratto su terra rossa, arrivo ad un bivio nel quale scelgo di scendere a sinistra per il sentiero che mi porta
lungo la riva del lago.
A destra affronterei un inutile dislivello arrivando a Tenna, non il mio obiettivo.
Questo tratto di percorso si chiama “Part dei Boschi” ed è veramente selvaggio.
Questo però è il giro lago originale, il percorso che rimane il più possibile vicino all’acqua, quello che volevo percorrere.
La traccia si fa davvero sottile e si abbassa un po’ tra l’erba alta e le piante, qui veramente fitte.
Giungo nuovamente sulla riva dalla quale scatto altre foto quasi radente l’acqua.
Sono piccoli angoli di paradiso, selvaggi e invisibili dall’esterno.
Nuovamente in piano, continuo a camminare nel folto del bosco e a pochi centimetri dall’acqua.
Un avviso recante un’ordinanza del sindaco, invita a non proseguire lungo il sentiero, chiuso da qui in avanti per non si
sa bene quali motivi o pericoli.
Mi guardo intorno, non c’è proprio nulla.
Nessuna chiusura, nessun pericolo, nessun lavoro di sbancamento in atto e tantomeno nessun’altra alternativa di percorso!
Ma sono matti?
Il sentiero, ora più largo e comodo, prosegue lungo la sponda ovest del lago, più tranquillo che mai, perché non
dovrei seguirlo?
Non vedo pericoli né lavori in corso.
Avanzo quindi fino ad incontrare una passerella, che mi consente di attraversare una zona sospesa in questa giungla
sempre più intricata.
Un ambiente talmente vario e incredibile che sorprende ad ogni passo.
Querce, carpini, castagni, ontani, roverelle, robinie e anche qualche nucleo di abete rosso importato, suggellano questo
caos vegetativo, per non parlare delle enne mila specie arboree che costituiscono il sottobosco.
Roba da far venire seri mal di testa ai migliori botanici.
Ma il bello è proprio questo, il constatare come queste aree siano protette e intatte.
Arrivo ad un punto dove la pista si trasforma in mulattiera più larga e dove trovo la fine della chiusura del sentiero.
Un pezzettino, alla fine, non si sa bene perché è potenzialmente interdetto al passaggio degli escursionisti.
Altro mistero.
Poco oltre spunto sulla statale che scende dal Colle di Tenna, che lascio subito dopo pochi metri, rituffandomi tra l’erba in direzione lago.
Questa è la parte meno bella del giro, ma dura poco e tocca resistere.
Il tracciato mi porta dietro il gigantesco camping di Levico, che intravedo attraverso una rete metallica oltre la quale sono
schierati in fila non so quanti bungalow.
Esco sulla strada asfaltata che conduce i turisti proprio all’interno di tale campeggio.
Percorro tutta la statale fino alla prima rotatoria che porta al camping dove ritrovo le indicazioni per il lago.
Un breve viottolo, prima asfaltato e poi sterrato, mi riporta al punto di partenza alla piccola foce del Rio Maggiore.
Le papere sono ancora tutte qui, sempre addormentate, mentre le folaghe sono ora impegnate a perlustrare la spiaggetta.
Dal punto in cui mi trovo non mi resta che riprendere la ciclabile per tornare in centro al paese.
Giusto in tempo per il pranzo e per evitare la pioggia che inizierà a cadere da lì a qualche minuto.
Demoralizzato all’inizio di perdere una giornata speciale come quella del compleanno, mi sono ritrovato a scoprire un
ambiente unico nel quale ad ogni passo è stato interessante e sorprendente vedere i due volti.
Comodo, soft e colorato il primo, selvaggio, grezzo e surreale il secondo.
Un giro che consiglio davvero a tutti, che non richiede molto tempo e consente di arricchire la propria esperienza personale
con un autentico tesoro.
Relazione e fotografie di: Daniele Repossi
Note: un giro ad anello splendido intorno ad uno dei più bei laghi del Trentino in un ambiente fortunatamente
ancora incontaminato.
Di durata non eccessiva e di difficoltà elementare, può essere percorso a piedi o di corsa (in bici solo con trasporto
a mano) veramente da chiunque.
Un luogo magico in cui isolarsi e lasciarsi trasportare, osservando le intense tonalità e i riflessi, che le acque del lago
disegnano sulla superficie in ogni stagione.
Una bellissima passeggiata anche tra i colori di una natura rigogliosa che non mancherà di sorprendere.
Il giro qui descritto avviene in senso antiorario, ma nulla vieta di fare il contrario.