Monte Trabocchetto e Croce di vetta 183 m. (Italia – Borgio Verezzi)
breve, facile e panoramica salita, che consente di attraversare la storia di questo borgo ligure e di toccare con
mano quello che ancora è giunto a noi. Escursione dedicata a Barbara, ragazza per me davvero speciale
Località di partenza: Pontile di Pietra Ligure (SV)
Quota di partenza: 4 m.
Quota di arrivo: 183 m.
Dislivello: 179 m.
Posizione: il Monte Trabocchetto si eleva alle spalle del nucleo più antico di Pietra Ligure.
Con il Monte Ciappà, sopra Ranzi, e il Monte Grosso, è il colle centrale dei tre che, uniti dalla Croce Rossa di San
Giorgio, formano lo stemma di Pietra Ligure
Difficoltà: E [scala dei livelli delle difficoltà]
Ore: 1h 30’-2h (a/r)
la tempistica non tiene conto delle soste per visitare i principali luoghi di interesse e soffermarsi in uno dei
numerosi punti panoramici
Distanza: 3,3 km
Tipo di terreno: strade asfaltate, sampietrini, sentiero nel bosco
Periodo: tutto l’anno
Acqua lungo il percorso: nel paese di Pietra Ligure
Le tappe del tracciato: Pontile di Pietra Ligure – Piazza Nicolò Castellino – Antico castello e lavatoi di Pietra –
Via della Cornice – Via Piave – Salita alla Croce – Croce del Trabocchetto – Monte Trabocchetto –
Parco Botanico di Pietra Ligure – Pontile
Attrezzatura richiesta: classica da trekking
Ritorno: il percorso di rientro ricalca quasi fedelmente quello di andata, salvo una parte di sentiero alle spalle della
Croce del Trabocchetto e il passaggio per il Parco Botanico
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli
Tecnicamente in breve
Dal pontile di Pietra Ligure (4 m.) si percorre verso ovest un breve tratto di lungomare (Via Don Giovanni Bado),
per poi puntare verso l’interno del paese imboccando Piazza Paolo Boselli.
Attraversata via Giacomo Matteotti, la via che porta alla Chiesa di San Nicolò, si continua dritti in Piazza Nicolò
Castellino e si passa sotto ad un portico.
Continuando sempre dritto, si infila il vecchio sottopassaggio di Pietra con i lavatoi sottostante il castello, fino a uscire
in via della Cornice, dove si dovrà continuare lungo la salita.
Tralasciando la deviazione sulla destra per il Parco Botanico e la salita del Trabocchetto, continuando dritto,
sulla destra si incontrerà una ripida scalinata che uscirà più in alto lungo via della Cornice.
Da qui si cammina solo per poco lungo l’asfalto, fino ad incrociare a sinistra una nuova scala che taglia il tornante.
In questo modo altre due scalinate – scorciatoie permettono di uscire su via Piave, presso un grande tornante.
Insistendo lungo l’asfalto, dopo un secondo tornante verso sinistra, ci si troverà al bivio con l’indicazione per la salita
alla Croce (Via Salita alla Croce).
Imboccata tale strada, essa termina dopo qualche metro per trasformarsi in sentiero, il quale dopo un breve tratto
in salita nel bosco, porterà alla Croce, nel punto mediano del Monte Trabocchetto.
Da qui, puntando la traccia alle spalle della croce sulla sinistra, si uscirà sempre in via Piave; continuando lungo
l’asfalto si arriverà ad un bivio dove, imboccata la stradina ripida sulla destra, ci si troverà esattamente in cima
al Trabocchetto (183 m.), presso il Parco Asinolla.
Il ritorno avviene seguendo la via di salita, ma prendendo in via Piave un sentierino sulla sinistra che dopo qualche curva
porterà anch’esso di nuovo alla Croce.
Scendendo poi lungo via della Cornice per le suddette scorciatoie, si arriva all’entrata del Parco Botanico che si
attraversa interamente per ritrovarsi ancora nei pressi del sottopassaggio coi lavatoi.
Al pontile si può arrivare percorrendo una qualsiasi delle antiche vie di Pietra.
Far away, so long ago
The oldest story that has ever been told
A boy and a girl, a pure, forbidden love
Nothing, not even a roaring sea, could keep these hearts apart
Ho voluto iniziare il racconto di questo breve percorso con i versi iniziali della canzone di Ensiferum,
per quello che ho provato nell’affrontare questa salita.
Mi è piaciuta molto e ho scelto tale canzone, in quanto di troverà riscontro nel racconto.
Diversi anni trascorsi a soggiornare nei mesi estivi nella parte più antica di Pietra durante la giovinezza e l’adolescenza
e non essere mai saliti sul monte alle sue spalle.
Non solo, ma con l’aggravante quasi di non essermi mai accorto dello stesso, nonostante l’alloggio fisso lungo
le sue pendici!
Altro che miopia…
Capita, spesso che viaggiamo in lungo e in largo e non ci accorgiamo delle bellezze dietro “casa nostra”.
Non solo quindi ho approfittato per colmare tale lacuna, ma anche per tornare a vedere luoghi a me cari che oggi
mi rievocano i momenti più belli e indimenticabili.
Scelgo di partire da un punto del paese facilmente raggiungibile e proprio sul mare: il pontile.
Dal mare alla “montagna” quindi, anche se distanze e dislivelli sono davvero irrisori.
Per la prima volta ho l’onore di partire dalla spiaggia, da quei fatidici zero metri!
Tutto qui è rimasto come allora, anzi, il lungomare è stato maggiormente abbellito col verde e piccoli spazi
giochi per bimbi.
Pulizia e cura rendono consigliate lunghe passeggiate in riva al mare, respirando aria buona.
Raggiungo l’interno del paese sul retro della Chiesa di San Nicolò, patrono di Pietra, e da qui mi avvio verso l’antico
passaggio sotto il castello.
Vagabondare per questi caruggi così antichi e ricchi di storia è un’esperienza piacevole.
Anche le origini di questo paese risalgono a molto tempo fa, quando ancora Pietra si chiamava
Castrum et Oppidum Petrae,
come appunto il castello che si eleva su di uno sperone di roccia affacciato sul mare.
Il primo insediamento però è ancora più antico, del neolitico, quando si decise di sviluppare una comunità vicino al
corso d’acqua che da qui scendeva dai monti, il Maremola.
La Liguria resistette ad un primo tentativo di conquista longobarda attorno al 600 d.c. ma poi, con l’ascesa al trono
di Re Rotari, parecchie città della costa vennero messe a fero e fuoco: Noli, Albenga, Varigotti, Sanremo, Ventimiglia…
Tuttavia il borgo di Pietra col suo castello resistette a queste distruzioni.
Col passare dei secoli fiorì il commercio che portò beneficio alle popolazioni locali, specialmente sotto Liutprando,
attorno al 700 d.c., nonostante la comparsa all’orizzonte di nuove potenziali minacce vichinghe e saracene.
Nel XII secolo il vescovo di Albenga fece ricostruire il castello già in suo possesso, di cui oggi esiste solo una
piccola parte sopra una imponente roccia.
Il resto, così come parte del borgo, è andato perduto con le successive trasformazioni del ‘500 e del ‘700.
Fu del 1385 la cessione del borgo, assieme ad altri, alla Repubblica di Genova, ad opera di Papa Urbano VI.
Successivamente la zona venne annessa al Regno di Piemonte e vide floridi commerci marittimi tra
il XVII e il XIX secolo.
Col moltiplicarsi delle città italiane, verso la fine dell’800 Pietra, allora La Pietra, dovette cambiare il nome con l’attuale,
per meglio distinguersi da altre località.
Arrivo nei pressi del porticato sotto il castello, un tempo circondato dalle mura.
Un pannello in loco illustra l’attività dello stesso, nella vecchia La Pietra.
Riporto qui un riassunto, in quanto ritengo sia una storia interessante.
Al pianterreno del castello c’erano i mulini pubblici dove venivano macinate le olive e il grano.
Era l’acqua che scendeva dal Maremola ad azionare le macine.
La farina prodotta veniva accantonata sul Monte Frumentario e resa disponibile nei momenti di bisogno.
Più all’interno e in profondità nel castello trovavano posto le stanze segrete nelle quali nel 1395 vennero rinchiusi
i fratelli Giovanni e Lodovico Grimaldi da Monaco; di loro poi non si seppe più nulla.
Poco oltre questo portico restaurato dal quale si staccano bei caruggi tipici, inizia il sottopasso degli antichi lavatoi,
sopra il quale oggi passa l’Aurelia e la ferrovia.
La grande vasca dove venivano portati i panni a lavare è ancora qui, ma oggi più nessuno utilizza questo antico
sistema.
L’acqua che scendeva dal Maremola, già canalizzata prima del XVII secolo, serviva non solo ad alimentare i mulini
del castello, ma anche a riempire questi lavatoi, fatti costruire negli anni Venti del ‘900 dal Marchese Frascaroli,
per evitare alle donne di recarsi ogni volta al torrente.
In epoca più recente, mancando ancora il sottopasso, gli alunni che andavano a scuola ogni giorno dovevano
attraversare continuamente l’Aurelia e la ferrovia rendendo il transito ogni volta molto pericoloso.
Fu così che nel 1961, venne inaugurato questo sottopasso di collegamento con le abitazioni abbarbicate alle pendici
del Monte Trabocchetto e il centro del paese.
Nel mentre, vennero ricostruiti i lavatoi, oggi prezioso ricordo e testimonianza del tempo che fu.
Qualche anno dopo rispetto alla mia frequentazione giovanile, questo sottopasso è stato ulteriormente abbellito
con foto del paese e della costa, meglio illuminato e ridipinto.
Uscito dalla parte opposta, inizio a salire un breve tratto d’asfalto per il Trabocchetto, fino a svoltare a metà della
rampa sulla destra, salendo una grande scalinata, oggetto per me, assieme al Parco Botanico e al residence Sant’Anna, di bellissimi ricordi.
Approfitto di questo momento e di questo punto del racconto per spiegare la dedica iniziale.
Uno scalino dopo l’altro la mia mente torna a quei tempi, oramai trascorsi.
Ai vostri occhi invece sarà un luogo come un altro.
Uscito nuovamente sulla strada mi fermo commosso accanto al muretto, osservando l’entrata del Parco Botanico e
i due giardinetti degli appartamenti del residence affacciati sulla strada.
In uno ero solito trascorrere ogni anno a luglio il mio mese di mare.
Nell’altro adiacente, conobbi Barbara, splendida ragazza con la quale ho trascorso i momenti belli mia della vita,
passando le giornate al mare, in piscina e nel parco.
Ogni anno non vedevo l’ora di tornare qui, ma per la timidezza che fino ai 18 anni si impossessò di me, non riuscii
mai ad esternare i miei sentimenti finché, inspiegabilmente, non la vidi più.
Raccontando di questo percorso, la mia decisione quindi di dedicarle questa esperienza.
Ero molto legato anche alla mia compagnia di giochi con cui ero solito divertirmi tra spiaggia e parco, organizzando
per i suoi viottoli veri e propri tornei di biglie!
Purtroppo persi tutti di vista.
Risalgo un altro breve tratto di strada cercando con gli occhi qualcosa che non riesco a trovare.
Immagini, flash, sensazioni eteree bellissime ma che non riesco ad afferrare…
Per evitare di farmi il tragitto su asfalto, taglio i tornanti imboccando tre altre scalinate che più in alto mi portano
presso un tornante in via Piave.
Ancora un altro tornante a sinistra e inizia l’ultima tratta della salita alla croce.
Dopo ancora qualche passo, inizia bruscamente il sentiero nel bosco che in breve giunge a metà dorsale del
Trabocchetto, ove è posta una grande croce di ferro rossa.
Appare così, all’improvviso, dalla folta boscaglia, in un piccolo spiazzo a cielo aperto dove finalmente si gode una
splendida vista sulla costa di ponente, col porto circolare di Loano e fino a Capo Mele dove i riflessi del mare si
confondono con l’orizzonte.
Un grande scoglio nel mare distante solo pochi metri dalla costa è uno dei simboli di questa parte della riviera:
l’Isola della Gallinara.
Purtroppo non vedo a oriente, data la fitta vegetazione.
Sopra di me, la grande croce rossastra del Trabocchetto, si erge da un grande piedistallo in pietra sul quale è stata
posta una targa con le seguenti parole:
“Dopo 150 anni, da che con satanico illusorio furore la miscredente Rivoluzione Francese infranse la grande croce
che la profonda fede degli avi a conforto e salvezza aveva da secoli eretta, Pietra Ligure con unanime cristiano
fervore di autorità e popolo il 12 agosto 1945 nel primo anniversario dell’ultimo dei sedici bombardamenti subiti ha
qui ripiantata perché ai suoi figli, ai nipoti sia ricordo e monito che solo nel vessillo di Cristo è speme salute e pace.”
Questa croce risale al 1525 quando i Pietresi la innalzarono dopo il miracolo compiuto da San Nicolò.
Da allora ebbe una vita travagliata.
Prima fu abbattuta durante la Rivoluzione Francese, poi fu ricostruita in legno nel 1945 dopo gli ultimi bombardamenti
e quindi di nuovo sradicata dalle forze della natura nel 1964.
L’anno dopo venne rimessa in piedi, questa volta in ferro, con un’altezza di sette metri.
Nel 2020 è stata nuovamente inaugurata dopo un corposo restauro di pittura.
La Croce di San Giorgio, simbolo di Pietra Ligure, compare anche nello stemma a scudo del paese nel quale si erge
al centro sopra tre montagne verdi: Monte Ciappà, Monte Grosso e Monte Trabocchetto.
San Giorgio era il protettore della vecchia Repubblica di Genova.
Il blasone riporta:
“D’argento, alle tre montagne verdi, le laterali uscenti dal fianco, quella di centro più alta e larga, su questa poggia
la croce rossa di San Giorgio, con bracci estesi fino ai lembi.
Le montagne poggiano su una campagna azzurra, mareggiata d’argento.”
Alle spalle della croce partono due sentierini: imbocco quello di sinistra per ritrovarmi quasi in cima al monte,
sempre lungo via Piave ma in una zona molto più rada di abitazioni.
Purtroppo, nei pressi un brutto ripetitore rovina l’estetica del luogo, ma lo si oltrepassa in un attimo.
La strada si restringe, entra nella pineta e giunge ad un piccolo bivio nel quale si prende sulla destra.
Bastano pochi metri per giungere in cima al Trabocchetto ed ammirare uno dei panorami più favolosi sulla costa e
sul mare, finalmente anche verso est.
Da quassù si vede tutto: da una parte Pietra e Borgio coi promontori di Gallinari, della Caprazoppa e dell’Orera.
E magnifiche sono, viste da qui, le borgate di Verezzi.
Dall’altra il litorale a ponente con la lunga dorsale del Monte Acuto, Monte Croce e il Poggio Grande.
Più a nord, il Monte Carmo.
Che favola!
In cima a questo panettone, tale è il Trabocchetto, non ci sono più croci, ma un grande parco con asini e cavalli
immerso nella natura e dove è possibile anche prendere lezioni di equitazione o fare trekking con l’asino.
Sono ai Piani dell’Olio, circondato da uliveti che si estendono lungo questi versanti e fino alle prime case del paese.
Davvero un luogo suggestivo dove istituire questo tipo di parco, nel verde, respirando aria buona e con una
vista mozzafiato.
Trascorro quassù un bel po’ di tempo.
Per il rientro seguo quanto percorso all’andata, salvo spostandomi sulla sinistra poco più in basso per un sentiero
che giunge nuovamente alla Croce di Pietra.
Da questa torno in un attimo al cancello del Parco Botanico che decido di ripercorrere.
Lo conosco a memoria; tutto è rimasto come allora, anzi lo trovo più ricco di specie vegetali, più curato e pulito.
Un bel vialetto porta al laghetto delle tartarughe e dei pesci rossi che come una volta sono indaffarati nelle loro attività.
Nel mezzo, un ponticello di legno che fa molto stile giapponese.
Accanto è la fontanella di acqua potabile di San Francesco.
Una piccola rampa porta al livello superiore dove ci sono anche alcune grandi gabbie contenenti galline e conigli.
Una breve discesa permette l’arrivo al pianoro sottostante.
Tutto il parco, intitolato allo studioso di arte medievale del 1877 Pietro Toesca, è una gemma nel verde.
Non descrivo alcuna specie di pianta, in quanto ognuna reca ai propri piedi apposita targhetta identificativa.
Sappiate però che ci sono perfino dei banani!
Il grande prato erboso qui presente richiama al riposo e al relax.
Proseguo uscendo dal vicino cancello, lungo un’altra bella salita verso il Trabocchetto.
Io mi abbasso fin sulla strada, che raggiungo dopo qualche scalino.
In breve, per caruggi, piazzette e tratti di lungomare, rimetto piede sul pontile.
Relazione e fotografie di: Daniele Repossi
Note: la breve e facile salita al Monte Trabocchetto, molto panoramica e suggestiva, consente di attraversare la storia
di questo borgo ligure, e di toccare con mano quel che ancora è giunto a noi.
Un’escursione consigliata alle famiglie con bambini che uniranno il piacere della scoperta, all’incontro con gli animali
(Parco Asinolla, Monte Trabocchetto) e al divertimento (Parco Botanico).
Per i grandi invece, la possibilità di vedere questo tratto di costa ligure completamente da una nuova prospettiva.