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– Passo dell’Ur 2.520 m. – Passo Canciano 2.464 m.
– Passo di Campagneda 2.615 m. – Rifugio Cristina 2.287 m.
– Rifugio Ca Runcasch 2.170 m. (Italia – Valmalenco)

una delle escursioni più belle per i panorami che si osservano, la varietà di paesaggi, la flora e la morfologia delle rocce…

passo dell ur passo canciano

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Località di partenza:
sbarramento delle dighe di Campo Moro e Gera in Valmalenco

Quota di partenza: 1.965 m.
Quota di arrivo: 2.615 m. max 
Dislivello: 650 m.

Posizione: tra la Valle Poschiavina e la Piana di Campagneda
Il Passo Canciano segna il confine con la Svizzera
Il Rifugio Cristina è situato all’Alpe Prabello mentre il Rifugio Ca Runcasch si trova nei pressi dell’Alpe Campagneda
Difficoltà: E [scala delle difficoltà]
Ore: 7h 30’ totali per l’anello comprese le deviazioni ai rifugi e al Passo dell’Ur
Periodo: da giugno a fine settembre
Attrezzatura richiesta: classica da trekking
Discesa: per la Piana e l’Alpe di Campagneda con una deviazione all’Alpe Prabello
Rifiuti ecco cosa bisogna sapere, prima di abbandonarli

Chi soggiorna in Valtellina o semplicemente effettua gite in giornata non può non visitare la Valmalenco.
Incorniciata da maestosi gruppi montuosi quali il Disgrazia, il Bernina e lo Scalino, solo per citare i più alti e famosi,
la valle offre agli escursionisti una ricca serie di percorsi escursionistici dai più semplici ai più impegnativi.
C’è solo l’imbarazzo della scelta.
Nei pressi di Franscia e Campo Moro si sviluppa una fitta rete di sentieri che conducono rispettivamente ai
Rifugi Cristina e Ca Runcasch.
Molto frequentati d’estate per via della brevità e facilità dei percorsi, si trovano in luoghi veramente
incantevoli e panoramici.
All’Alpe Prabello e ai piedi del Pizzo Scalino è ubicato il Rifugio Cristina.
L’alpe è costituita da un gruppo di baite e da una chiesetta costruita dopo la fine della Prima Guerra Mondiale.
Il Rifugio Ca Runcasch si trova nei pressi dell’Alpe Campagneda, altro luogo dove passare una tranquilla giornata di
relax o da dove partire per camminate più lunghe.

Non ero mai stato in questi alpeggi e rifugi, mi ero sempre promesso un giorno di visitarli, nonché di ammirare l
a mole del gigante Scalino.
Cercavo però un percorso un po’ più lungo e panoramico rispetto alla facile e diretta salita dalla valle.
Studiando la cartina ho trovato un giro che, compiendo un anello, parte alla base della diga di Gera e percorre
interamente la Val Poschiavina per poi collegarsi ai due rifugi descritti prima.
Con la guida di Brunella Parolini (Accompagnatore di Media Montagna) vi descrivo questa magnifica gita.
Percorriamo in auto la Valtellina fino a Sondrio e prendiamo ad una rotatoria della strada statale principale,
la strada che sale in Valmalenco.
Oltrepassiamo Lanzada e Franscia, costeggiamo il bacino di Campo Moro, e parcheggiamo nell’ampio parcheggio
sotto lo sbarramento della diga di Gera.
Appena scesi dall’auto ci accoglie subito lo spettacolo del Disgrazia che con i suoi ghiacciai si staglia sul cielo azzurro.
Passiamo sotto l’imponente mole della diga di Gera, e prendiamo il sentiero che ci porta sulla lunga rampa asfaltata
che la rimonta fino in cima.
Nel mentre, un giovane stambecco passeggia tranquillo sulle travi, tra i muri di cemento osservandoci dall’alto.
La cartolina che vediamo una volta giunti nei pressi del camminamento della diga è meraviglioso, un bellissimo
quadro col lago in primo piano e il ghiacciaio del Fellaria sullo sfondo.
Sotto questi seracchi, più spostato sulla sinistra, il Rifugio Bignami funge da guardiano a questi monti ed è un
importante punto di riferimento per alpinisti ed escursionisti.

Costeggiamo la sponda del lago sul lato destro, su di una strada sterrata in piano e molto larga, sotto il Monte Spondascia.
Passiamo una galleria e prendiamo a destra la strada per la Val Poschiavina, ignorando le deviazioni a sinistra che
conducono all’Alpe Gembrè.
La mulattiera sale subito ripida fino ad entrare nella valle vera e propria.
Passiamo un bel ponticello di legno, e poco oltre raggiungiamo l’Alpe Val Poschiavina posta accanto al torrente e
adagiata su prati verdissimi dove mucche, capre e cavalli pascolano in libertà.
Da qui in poi la mulattiera lascia il posto ad un comodo sentiero ora in piano.
Seguiamo le indicazioni verso il Passo d’Ur, il Passo di Canciano e il Passo di Campagneda, camminando in
questa bellissima valle, sempre lungo il torrente e sotto le imponenti pareti dello Spondascia, caratterizzato da rocce
montonate, modellate col tempo dai ghiacci che una volta scendevano fino a valle.
In questo lungo tratto, la pendenza è sempre modesta e si cammina bene.
Arrivati alla testata della valle, facciamo una deviazione verso sinistra e raggiungiamo per breve pendio erboso
il Passo d’Ur dal quale ovunque volgiamo lo sguardo rimaniamo incantati dal panorama. 

Qui vi è anche un laghetto dalle acque cristalline, dove in una bella giornata come questa si specchiano
il Pizzo Scalino e il Pizzo di Canciano con i loro ghiacciai.
Sulle sponde del lago numerosi gruppi di Eriofori ondeggiano al vento.
Alle nostre spalle fa bella mostra il Corno di Campascio, mentre come sfondo alla Val Poschiavina iniziamo a vedere
la vedretta di Fellaria Occidentale col Sasso Rosso, lo Zupò e il Pizzo d’Argento ancora avvolti nelle nubi.
Continuiamo il cammino stando sul filo di cresta e seguendo il sentiero che dopo qualche saliscendi, ci conduce
al Passo di Canciano, sul confine con la Svizzera.
Da una parte la Valle di Canciano, oltreconfine, e dall’altra la Val Poschiavina.
Tra pietraie e prati punteggiati da una varietà di fiori (incredibile anche a queste quote), proseguiamo in
direzione dell’Alpe di Campagneda.
Da qui in avanti percorriamo la base nord e ovest del Pizzo Scalino, presenza fissa sopra le nostre teste.
Passiamo piccoli rigagnoli e qualche laghetto dalle acque verdi e trasparenti e iniziamo a salire l’ultimo pendio.

Man mano che avanziamo, anche il panorama di fronte a noi si amplia, potendo ammirare, (ora liberi da nubi),
l’Altopiano di Fellaria (un ghiacciaio per fortuna ancora immenso, anche se in forte ritiro) coi Monti di Bellavista,
il Pizzo Zupò e il Pizzo d’Argento.
Sulla nostra sinistra incombe sempre lui, lo Scalino, con la sua vedretta sottostante, punto chiave di passaggio per
raggiungerne la cima da questo lato.
Un cippo in marmo e un arco di legno, posizionato per la Valmalenco-Val Poschiavo skyrace, segnano il
nostro arrivo al Passo di Campagneda a 2.615 metri.
Qui incontriamo i primi tre escursionisti della giornata.
In generale questi posti sono abbastanza frequentati, ma non sempre gli escursionisti compiono anelli così lunghi,
preferendo fermarsi a uno di questi passi o raggiungere direttamente i rifugi sulla valle opposta.
Da questo punto osserviamo chiaramente la meraviglia dello Scalino e del Pizzo Canciano col grande ghiacciaio che
li separa e un altro scenario incredibile sul Disgrazia.
Le emozioni non finiscono mai!
Sotto di noi, sul lato Valmalenco, numerosi laghetti ci attendono.
Sono i laghi di Campagneda e fra di essi passa il sentiero che ci guida verso l’Alpe Prabello.
Sulle loro sponde ci fermiamo in continuazione, incantati dalle sfumature e dai colori delle acque.

Scendiamo tra le rocce un breve tratto attrezzato con una corda e qualche scalino in metallo e ci troviamo
nel verde dei pascoli.
Seguiamo le indicazioni per l’alpe e il Rifugio Cristina che raggiungiamo dopo una breve e comoda traversata.
Sopra di noi incombe costantemente la mole del Pizzo Scalino.
Lo abbiamo visto e continuiamo ad ammirarlo da quasi tutti i lati, veramente impressionante.
Il Rifugio Cristina è situato nel verde dell’Alpe Prabello dove vi sono anche numerose baite in pietra. completamente
ristrutturate e ora adibite a piccole case-vacanza.
Fra di esse le caprette pascolano tranquillamente, noncuranti del viavai di persone.
Poco distante una piccola chiesetta fa da sfondo a questo bellissimo quadretto.
Un pittore in questo luogo avrebbe certo di che sbizzarrirsi. 

Da qui scendiamo su un altro comodo sentiero e arriviamo dopo poco all’Alpe Campagneda dove c’è un pratico ristoro.
Saliamo per un quarto d’ora su mulattiera e arriviamo anche al Rifugio Ca Runcasch dalla forma
molto moderna e particolare.
Dopo una breve sosta prendiamo il sentiero nel bosco che dall’Alpe Campagneda, ci porta direttamente a Campo Moro
passando prima dal Rifugio Zoia, permettendoci di chiudere questa stupenda giornata.
Nonostante la lunghezza, è una gita che merita sotto tutti gli aspetti, e che consiglio a chiunque in possesso
di un pò di allenamento.
Farete il pieno di natura, montagna ed emozioni.

Relazione e fotografie di: Daniele Repossi
Un ringraziamento particolare a: Brunella Parolini


Note:
la più classica delle escursioni della Valmalenco, nonchè una delle più belle per i panorami che si osservano,
la varietà di paesaggi, la flora e la morfologia delle rocce.
Anello molto lungo ma facile.