Ponta da Ferraria Beach 0 m. (Azzorre – São Miguel)
qui l’eruzione del vulcano e la successiva colata di lava, hanno creato una parte di litorale che non è mai esistita,
andando a ricoprire le acque dell’oceano: incredibile!!
E’ un qualcosa di straordinario e soprattutto difficile anche solo da immaginare
Località di partenza: Ponta Ferraria 0 m.
Punto di arrivo: Ponta Ferraria 0 m.
Quota di partenza: 0 m.
Quota di arrivo: 0 m.
Dislivello: 0 m.
Posizione: nella parte più occidentale dell’isola di Säo Miguel, poco distante dal paese di Ginetes
Difficoltà: E [scala delle difficoltà]
attenzione alle rocce laviche taglienti
Ore: 1h per il trekking sopra le rocce laviche
Periodo: tutto l’anno
Attrezzatura richiesta: classica da trekking
Segnavia: PRC 43 SMI
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli
Quando siamo arrivati a Ponta da Ferraria, nel punto più occidentale dell’isola di São Miguel, quello che ha da subito
colto la nostra attenzione sono stati due colori: il nero e il blu.
Il nero di una imponente scogliera rocciosa formata dalla lava calda di un vulcano che migliaia di anni fa qui si è messa
a scorrere sul mare, sommergendo tutto con la sua eruzione.
Il colore blu dell’acqua profonda dell’Oceano Atlantico che in questa zona entra con vigore.
Poco distante troviamo il Farol da Ferraria, il faro più antico dell’isola di São Miguel, che con la sua altezza di 18 metri
è anche il più grande delle Azzorre.
Costruito nell’anno 1901 e elettrificato con un gruppo elettrogeno nel 1957, dal 1998 è stato collegato alla rete
elettrica pubblica.
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Per arrivare a Ponta Ferraria Beach bisogna prendere la strada provinciale EN1-1A fino al paese di Ginetes e poi
seguire le indicazioni per Ponta Ferraria che è famosa per due aspetti.
Il primo è la “piscina naturale termale”, ossia una sorgente d’acqua calda che sgorga a 61° di temperatura sotto il livello
del mare, nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico e circondata da panorami meravigliosi.
La sorgente sulfurea termale, riscaldando così l’acqua dal basso, porta in quella zona la temperatura dell’oceano
tra i 18 e i 28° (a seconda che ci sia l’alta o la bassa marea), rendendo molto piacevole il bagno in queste “pozze naturali”.
Tuttavia bisogna prestare attenzione alle correnti oceaniche e alla risacca, che in alcuni momenti possono essere
piuttosto forti.
Un sistema di corde fisse permette un aiuto e agevola la resistenza alla corrente marina, ma non sottovalutate mai
questo aspetto che potrebbe nascondere un pericolo.
La seconda particolarità del posto è rappresentata da queste scogliere sulle quali abbiamo fatto un breve percorso di
trekking andandole a scoprire.
Il segnavia da seguire è il PRC 43 SMI che vi permetterà di camminare sul magma.
Parliamo di una grande colata lavica, dal colore nero, che ha creato una gigantesca area che entra come una penisola
nell’oceano e che i portoghesi chiamano “fajas”.
La parte superiore di questa colata lavica è molto frastagliata e bisogna prestare attenzione perché è anche parecchio
tagliente.
Nel nostro caso avendo la scarpe da trekking non abbiamo avuto problemi, ma tipologie di calzature più semplici e
meno protettive sarebbero inadeguate.
Al contrario, la parte di colata lavica a contatto diretto con l’acqua dell’oceano è stata completamente levigata,
arrotondata e smussata da millenni di risacca.
Questo contrasto tra la roccia tagliente in superficie e la roccia smussata a contatto con l’oceano è affascinante e
anche molto particolare.
Ma il continuo e incessante moto ondoso dell’oceano, ha nel corso dei secoli modellato e creato delle arcate naturali
sulla costa annerita dall’eruzione, andando così formare dei “ponti e delle grotte”.
La più importante e caratteristica è Pico Das Camarinhas, un arco lavico che forma una sorta di tunnel con dentro
l’acqua del mare in continuo movimento.
Fermandosi a guardare quello che rimane della potente eruzione, si fatica a rendersi conto della forza della natura.
Incredibile pensare e immaginare che dove c’era solo oceano, l’eruzione del vulcano ha ricoperto tutto con questa roccia
di colore nero, formando una zona molto vasta in pietra.
Approfittando della bassa marea, abbiamo percorso a piedi una parte della costa, passando accanto a zone a forma
di conca, dove il nero del terreno lavico, è stato sostituito dal bianco del sale che si deposita dopo l’evaporazione
dell’acqua marina.
Uno spettacolo naturale difficile da trovare in altre zone.
Purtroppo a malincuore, abbiamo constatato il problema della plastica negli oceani (e non solo).
Sacchetti, bottiglie, lunghi fili da pesca incastrati tra le rocce, contenitori vari, vanno a rovinare e compromettere
un ambiente idilliaco.
Serve l’attenzione di tutti per preservare e ripulire posti di una bellezza straordinaria che vanno e devono essere
apprezzati e curati.
In zona c’è una struttura termale denominata le Termas da Ferraria, dov’è possibile approfittare a pieno delle acque
termali all’interno di piscine.
Ponta da Ferraria è una meta che merita essere vista.
Molto particolare, piuttosto selvaggia, rappresenta quello che sono state queste zone vulcaniche migliaia di anni fa.
Nulla esclude che tutto possa improvvisamente risvegliarsi.
Questo è il bello e il fascino della natura, imprevedibile e sulla quale nessuno ha il potere o la capacità di contenere.
Relazione e fotografie di: Michele Giordano, Gaia Giordano e Andreina Baj
Note: luogo particolare, dove l’eruzione del vulcano e successivamente la lava, hanno creato tutta una zona di litorale
che non è mai esistita, andando a ricoprire una parte dell’oceano.
Tutt’ora, dopo migliaia di anni, camminare sopra il terreno lavico è emozionante e ci permette di immaginare almeno
in parte la potenza di cosa è avvenuto.