Punta di Rims e postazioni dei soldati italiani 2.946 m.
(Italia – Valtellina)
giro favoloso: partendo dalle sponde del Lago di Cancano, consente di ammirare panorami spettacolari sullo Stelvio,
sull’Ortles e sui monti della Val Forcola e del Braulio
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Località di partenza: Laghi di Cancano, rifugio Solena
Quota di partenza: 1.952 m.
Quota di arrivo: 2.946 m.
Dislivello: 994 m.
Posizione: tra la Val Forcola e la Valle del Braulio, non distante dal Piz Umbrail
Difficoltà: E (EE fino alle gallerie di guerra) [scala dei livelli difficoltà]
Ore: 7h 30’ a/r
Periodo: da metà giugno a fine settembre
Attrezzatura richiesta: classica da trekking
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli
Con Laura Besseghini (accompagnatore di Media Montagna) sono salito in uno dei luoghi più magici e
spettacolari di tutta la Valtellina, i laghi di Cancano.
Un posto magnifico, circondato da bellissime cime quali in Solena, il Monte delle Scale e i Plator.
Senza contare le Torri di Fraele, ricche di storia, che dalla Valdidentro delimitano l’accesso a questa conca.
Da qui saliremo fino alla Punta di Rims, compiendo un lungo giro ad anello su mulattiere e sentieri anch’essi
ricchi di storia e significato.
Con l’auto provenendo da Bormio, prendiamo in direzione Livigno per il Passo del Foscagno e giunti in
località Fiordalpe Valdidentro, lasciamo la statale e seguiamo le indicazioni per i laghi di Cancano.
Dopo qualche chilometro occorre munirsi di biglietto, la strada è infatti a pagamento.
Superati tutti i tornanti e due brevi gallerie giungiamo alle Torri di Fraele.
Da qui proseguiamo costeggiando il Lago delle Scale, e dopo qualche centinaio di metri giriamo a destra
in direzione della prima diga.
La superiamo, risaliamo per circa 200 metri e arriviamo alla chiesetta di S. Erasmo dove posteggiamo, a pochi
metri dal rifugio Solena.
Come detto il colpo d’occhio sui laghi, sul Monte Scale e sui Plator è già notevole, ma il bello deve ancora venire.
Dal rifugio-ristoro prendiamo la sterrata che parte sulla destra.
Dopo qualche metro si trova un cartello con chiare indicazioni per la Bocchetta di Forcola e Pedenolo.
Continuiamo a camminare sulla comoda strada entrando in Val Forcola, e al primo bivio prendiamo a
destra (la strada che prosegue dritto la faremo in discesa tornando, a compiere un anello) iniziando a salire.
Il panorama si fa interessante col Monte Scale, i Plator e in lontananza i monti della Valdidentro, dove un posto in
primo piano è riservato alla Cima Piazzi.
Sotto di noi la stretta Val Forcola con in lontananza la diga dei laghi di Cancano, mentre alla nostra sinistra,
illuminata da un bel sole, la cima del Sumbraida.
Dopo aver camminato lungo questo tratto di percorso sempre largo e comodo sotto alcune roccette, arriviamo
al Piano di Pedenolo e passiamo accanto alla Malga di Pedenolo.
Il paesaggio è cambiato improvvisamente e ora siamo in una conca erbosa verdissima ricca di bestiame al pascolo.
Continuiamo a salire rimanendo incantati dal panorama verso il fondovalle e dal paesaggio che ad ogni istante muta.
Passiamo sotto il Monte Pedenolo e arriviamo alla bocchetta omonima.
Il sentiero che porta alla Punta di Rims è ancora lungo e sale senza strappi ma costante.
Ad un altro bivio ci teniamo sulla destra e raggiungiamo la Bocchetta di Pedenoletto.
Qui i prati e i pascoli sono solo un ricordo, tutto è cambiato lasciando il posto ad un paesaggio lunare fatto di
sabbia, ghiaia e detriti.
Sulla destra, proprio davanti a noi, il gruppo del Braulio, mentre in lontananza ecco apparire la nostra meta,
la Punta di Rims.
Il sentiero che dobbiamo percorrere si sviluppa quasi tutto di fronte a noi, si stringe un po’, ma risulta sempre
chiaro e agevole anche se ci muoviamo su pietraie.
Percorriamo un lungo tratto quasi a mezza costa sotto il Monte Braulio, con una vista che lascia senza parole.
Passiamo accanto a vecchie trincee, (spesso non conservate come si dovrebbe) e raggiungiamo un vecchio
ricovero militare dove io e Laura effettuiamo una sosta.
La Punta di Rims è proprio sopra di noi.
Dopo numerose foto riprendiamo il cammino.
Alle spalle del forte, un sentierino conduce in pochi minuti alla Bocchetta di Forcola.
Altra sosta, impossibile non restare ancora a bocca aperta sul panorama incredibile che si apre di fronte a noi
con l’Ortles a fare gli onori di casa e con il ghiacciaio dello Stelvio.
Si vede molto chiaramente la strada statale che conduce al Passo dello Stelvio con tutta la serie di tornanti.
Siamo in alto ormai a 2.760 metri.
La guerra purtroppo non ha risparmiato nemmeno queste zone e i segni sono evidenti.
Trincee, reticolati, muretti a secco e vecchie gallerie.
Osservare queste cose fa sempre riflettere.
Capire e studiare la storia per imparare a non commettere più certi sbagli, e per dare importanza ai
veri valori della vita, non alle frivolezze e agli agi, (spesso inutili), che i nostri tempi ci hanno abituato.
In un mondo in cui non ci si guarda nemmeno più, barricati dietro una tastiera a vivere una vita parallela e finta.
Dalla Bocchetta di Forcola un cartello indica la nostra cima a 30 minuti, ci siamo quasi!
Prendiamo a sinistra, passiamo per una trincea e saliamo il crinale.
Per l’ennesima volta il terreno è cambiato.
Ora anche le rocce e le pietre sono scomparse lasciando il posto…alla sabbia.
Sì, sabbia, terra e ghiaietto finissimo ci accompagnano durante gli ultimi tornanti fino in cima.
Bellissimo, stupendo, tutti dovrebbero vedere questi posti.
Siamo alla croce, in vetta alla Punta di Rims!
Un piccolo blocco di neve residua ci accoglie, ma qui ci sono anche numerose assi di legno sparse un
po’ ovunque, resti di vecchi baraccamenti.
Sotto di noi splende di un azzurro intenso il lago di Rims, in Svizzera!
Sosta doverosa per mangiare e riprendere le forze.
Temporali pomeridiani in arrivo, ci impediscono di proseguire lungo la cresta per salire la Punta Umbrail (un’altra cima).
Decidiamo di scendere leggermente proseguendo per qualche metro lungo la cresta fino ad una selletta, per
poi piegare a destra per andare ad osservare da vicino alcune trincee e postazioni dell’artiglieria italiana di guerra.
Sotto di noi infatti, all’estremità di un largo pianoro terroso, si innalza uno spuntone di roccia con due postazioni d’artiglieria.
Un promontorio deformato e modellato a suon di mine.
Dalla selletta puntiamo a destra per l’esile traccia che taglia la Punta di Rims, facendo attenzione al ghiaietto
friabile fino a raggiungere un panettone sabbioso.
Scendiamo ancora qualche metro passando accanto e dentro alcune trincee, (altre sono crollate per il cattivo
stato di conservazione ed emergono solo dei paletti di legno).
Questa era tutta la linea difensiva di fanteria che doveva salvaguardare le postazioni coi cannoni.
In alcuni punti il terreno è molle, ci teniamo alla larga da una piccola voragine, e in breve raggiungiamo la penisola
rocciosa con le grotte, una più bassa e l’altra più in alto.
(questo camminamento era in origine protetto da un fitto groviglio di ostacoli e filo spinato).
Tralasciamo quella superiore in quanto molto esposta ed eccessivamente rischiosa da raggiungere,
ed entriamo nella prima.
Non serve la frontale, l’antro è piccolo e corto.
All’estremità opposta, due feritoie inquadrano una la valle sottostante in direzione dello Stelvio e
l’altra la cresta con la cima Ubmrail.
Da qui i soldati controllavano la zona, e con i loro cannoni erano in grado di colpire fino a Trafoi,
a circa 4 km oltre i confini dell’impero.
E’ difficile immaginare cosa abbiano subito quei soldati, e in quali condizioni vivevano quassù.
Quando non erano le pallottole o i colpi di cannone a fare stragi, il freddo e le condizioni climatiche a queste quote,
mietevano numerose vittime.
Per non parlare delle valanghe.
Per il ritorno risaliamo questo avvallamento sabbioso, fino a incontrare nuovamente la traccia che taglia sotto
la Punta di Rims.
Anziché tornare alla selletta verso destra, risaliamo direttamente un pendio molto ripido, fino a ricollegarci al
sentiero sulla sinistra che abbiamo percorso la mattina per salire in cima.
Da qui vediamo ancora tutta la valle sottostante con il ricovero militare.
A sinistra si vedono chiaramente i sentieri che riconducono alla Bocchetta di Pedenolo, mentre a destra abbiamo
tutta la Val Forcola con la bella traccia che riporta al punto da dove siamo partiti.
Prendiamo quest’ultimo percorso e completiamo così un anello.
La discesa è molto facile e la strada è larga fino a Cancano.
Stanchi, ma sempre col sorriso per aver passato una giornata in luoghi così stupendi,
ci concediamo qualche minuto di riposo sulla terrazzina del rifugio Solena.
Discesa: dalla cima si ridiscende al ricovero militare e, anziché riprendere il sentiero per le Bocchette di Pedenolo e
Pedenoletto, ci si tiene sulla destra percorrendo interamente la Val Forcola.
Relazione e fotografie di: Daniele Repossi
Un ringraziamento particolare a: Laura Besseghini
Note: percorso ad anello facile, con dislivello inferiore ai mille metri, ma molto lungo, per il quale è richiesto
un buon allenamento.
Un giro favoloso e consigliato a tutti che partendo dalle sponde del lago di Cancano consente di ammirare
panorami favolosi sullo Stelvio, sull’Ortles e sui monti della Val Forcola e del Braulio, ripercorrendo lunghi tratti
di sentieri e mulattiere militari utilizzati dai soldati durante la Prima Guerra Mondiale.