Riale 1.730 m. (Italia – Alta Val Formazza)
questo piccolo borgo con meno di dieci abitanti, si trova nella parte più settentrionale del Piemonte,
quasi a ridosso del confine svizzero. La tranquillità, la semplicità e la naturalezza del luogo, ci portano
indietro di molti anni, quando il valore delle cose, contava parecchio
Località di partenza: Riale 1.730 m. (Val Formazza)
Quota di partenza: 1.730 m.
Quota di arrivo: 1.730 m.
Dislivello: 0 m.
Posizione: Alta Val Formazza, a pochi km dal confine svizzero, da qui raggiungibile solo a piedi attraverso
il Passo del Gries o il Passo San Giacomo
Difficoltà: T [scala delle difficoltà]
Ore: ==
Periodo: tutto l’anno
Attrezzatura richiesta: nessuna in particolare
Segnavia: ==
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli
Riale per noi, ha sempre rappresentato il punto di partenza di molti trekking che abbiamo percorso e documentato
nelle zone dell’Alta Val Formazza.
Questo paese, si trova nel punto più settentrionale del Piemonte, quasi a ridosso del confine svizzero, in questo caso
raggiungibile a piedi dal Passo S. Giacomo o dal Passo del Gries.
Tutte le mattine che siamo arrivati a Riale, abbiamo parcheggiato la macchina, le mucche con le loro campane
ci hanno dato il benvenuto, e ci siamo incamminati per raggiungere le varie destinazioni prefissate.
Essendo la Val Formazza un gioiello della natura, il nostro entusiasmo, ci ha sempre portato a voler salire per gustare
l’escursione pianificata nei giorni precedenti, per andare a scoprire i laghi, i passi, le creste, i sentieri, le croci di vetta…
La sera, al ritorno dall’escursione, felici della giornata e dell’esperienza vissuta, del materiale fotografico e video raccolto,
abbiamo sempre raggiunto il parcheggio, per ripartire e far ritorno a casa.
Ma questo paesino di montagna posto a più di 1.700 m. di quota, oltre a far percepire un clima di relax e di pace,
merita di essere frequentato, ed è un vero peccato considerarlo solo come un “punto d’appoggio e di passaggio”.
Abbiamo così deciso di trascorrere qui un giorno e una notte, vivendo Riale nei vari momenti, e non in modo
frettoloso e superficiale.
Mettetevi comodi, vi raccontiamo la nostra esperienza.
Riale è un piccolo borgo di montagna, situato all’estremo nord del Piemonte, che in totale conta meno di
10 abitanti e una ventina di case.
Il percorso per arrivare qui, prevede di prendere l’autostrada A26 in direzione di Gravellona Toce.
Dopo il casello si prosegue sulla SS33 del Sempione fino a Crodo (km 128), dove lasciamo la strada statale
per immettersi sulla SS659.
Proseguiamo sulla SS659 fino ad arrivare a un bivio (al km 8,5), dove gireremo a destra seguendo le indicazioni
per la Val Formazza.
Arrivati al paese di Baceno giriamo a destra (sempre restando su SS659), come segnalato da un cartello
che indica la Val Formazza a circa 20 km.
Attraversiamo quindi il comune di Premia e poi quello di Formazza che prevedono il passaggio in varie
frazioni intermedie.
Andiamo avanti fino alle Cascate del Toce che troviamo al km 40 per poi giungere al km 41,7 alla frazione di Riale
e quindi al parcheggio.
Riale è un gioiello di architettura di montagna, uno dei primi insediamenti realizzati dai Walser, questa popolazione
germanica, che ha raggiunto la Val d’Ossola, arrivando dalla Svizzera attraverso il Passo del Gries.
La storia dei Walser è particolare.
Un popolo abituato a vivere su terreni difficili e impervi, con poche materie prime, spesso confrontati a rigidità
climatiche importanti.
La loro alimentazione era basata su cerali poveri, come orzo, segale e patate.
Il pane veniva cotto una o due volte all’anno nei forni comunitari, e successivamente conservato per mesi
all’interno di zone ben areate delle case.
Case costruite e appoggiate su pilastrini di legno, con sotto dei dischi di pietra a difesa dei roditori.
Le stalle con il ricovero per gli animali, generalmente si trovavano nei seminterrati delle case, in modo da poter
sfruttare come “riscaldamento” il calore che proveniva dal bestiame.
L’attività principale di questo popolo era l’agricoltura e il foraggio per le bestie.
La Val Formazza per molti anni ha rappresentato attraverso la “Sbrinz Route”, una importante via di commercio
tra il Canton Vallese e la Lombardia.
C’è un’unica strada secondaria che passa accanto a questo piccolo borgo, ed è la strada che conduce alla diga
del Lago di Morasco.
All’ingresso del paese, nei pressi di una fontana dalla quale sgorga acqua di sorgente, troviamo la piccola e
semplice chiesetta bianca, che ha la porta aperta giorno e notte in segno di accoglienza.
Già solo questo aspetto, ci ha fatto percepire che qui la vita “scorre” tranquilla, come “una volta”, dove le porte
delle case si lasciavano aperte e i bambini giocavano liberamente lungo le strade e i prati, rincorrendosi.
A pensarci oggi, sembra fantascienza, eppure dovrebbe essere normale, naturale.
E’ proprio in questo posto che mi sono reso conto, di come viviamo male, di come ci siamo abituati e adeguati
a uno stile di vita assurdo e molto discutibile, che non dovrebbe neppure esistere nei nostri lontani pensieri.
Sulla facciata esterna della chiesetta, quasi sulla sommità del tetto, a oltre 4 m. di altezza, è indicato il livello
che ha raggiunto la neve nel lontano 1951
Le stradine che portano alle varie casette, sono tutte in terra battuta e si cammina sul prato.
Le abitazioni, in stile Walser, le varie fontane, i muri in pietra, rievocano i tempi passati.
Passeggiare qui nel silenzio e nella pace che si trova in qualunque ora della giornata è particolarmente
piacevole e rilassante.
Ci si rende conto di essere “fuori dal mondo” e di starci anche molto bene.
Il paesino lo si attraversa in qualche minuto, fino a giungere a una seconda chiesetta, di colore giallo,
posta su una collinetta, in posizione decisamente più in alto rispetto alle altre abitazioni.
La chiesetta gialla, è stata costruita dalla società Edison, in ricordo della frazione di Morasco che è stata
sommersa dall’omonimo lago.
Morasco era un antico borgo che si trovava a circa 15 minuti da Riale, andando in direzione del Passo del Gries.
Parliamo di una ventina di case in legno, abitate prevalentemente nel periodo estivo, quando le condizioni
degli alpeggi erano favorevoli per il pascolo del bestiame.
Nel decennio compreso tra il 1930 e il 1940, per sviluppare l’industria idroelettrica, si è deciso di costruire un lago
dove questo non esisteva, andando a seppellire Morasco, le sue case e la sua chiesa, successivamente ricostruita
sul promontorio che troviamo oggi.
Il Lago di Morasco è un bacino artificiale di diciotto milioni di metri cubi d’acqua, realizzato tra il 1936 e il 1940
dove prima esisteva solo una conca montana con il suo paesino, ed è alimentato dal Rio Gries,
affluente di destra del Toce.
Il muraglione della diga del Lago di Morasco, è ben visibile da Riale.
L’economia di questo minuscolo borgo è principalmente incentrata su due attività: la produzione del
formaggio Bettelmatt (considerato anche come il tesoro della Val Formazza), e il turismo sia estivo che invernale.
Su quest’ultimo aspetto, qui a Riale pensate che è stato messo a punto (tra i primi in Italia), la tecnica dello snowfarming:
ossia il mantenimento della neve tutto l’anno.
Sono stoccati da fine marzo a fine ottobre / inizio novembre, circa 8.000 metri cubi di neve, con l’obiettivo di anticipare
e avere disponibile fin da subito, i quasi 12 km di pista di sci di fondo.
In questo modo, anche in caso di scarse nevicate (purtroppo sempre più frequenti), la stagione invernale,
raramente viene compromessa.
L’imprenditore che ha avuto questa idea si chiama Gianluca Barp, ed è anche responsabile del Centro Fondo.
Con un quantitativo di neve raddoppiata rispetto all’anno 2020, questo sistema, ha permesso agli atleti delle nazionali
dello sci di fondo, di anticipare gli allenamenti e a tutti gli appassionati di questo sport, di goderselo ben prima
dell’apertura classica della stagione.
Questa tecnica, utilizzata e diffusa principalmente nel nord Europa, consiste nel coprire i cumuli di neve,
con dei teli geotermici in fibra di alluminio, intervallati da strati isolanti.
I teli sono legati uno con l’altro tramite dei sistemi a velcro e vari tipi di cuciture.
Una geniale tecnologia che garantisce un doppio beneficio: la protezione termica, non facendo penetrare i raggi UV
e riflettendo il calore rilasciato dal sole.
La neve impacchettata e protetta nella stagione estiva, è quindi disponibile già dalla stagione autunnale,
anche in assenza di nevicate, senza così dover ricorrere all’utilizzo eccessivo dei cannoni con consumo
di acqua ed energia elettrica.
Non tutta la neve viene posata lungo le piste, una parte viene custodita come riserva per qualsiasi necessità.
Il senso di pace, la quiete e la tranquillità che si percepisce a Riale, raramente si riesce a trovare in altri luoghi.
Abbiamo passeggiato tra le varie casette, abbiamo percorso l’unica strada asfaltata, e siamo risaliti
sulla collinetta per vedere il borgo d’alto.
E’ un pò come tornare indietro di molti anni, quando la qualità della vita era decisamente superiore
rispetto all’attuale.
Con il calare della sera e dell’oscurità, una decina di lampioni gialli, vanno a illuminare l’intero borgo,
andando così a creare un’atmosfera romantica e calda.
Sembra quasi di aver acceso le luci in un presepe.
Due casette di media dimensione, sono state elegantemente trasformate in piccoli alberghetti.
Con alcune stanze a disposizione, consentono il pernottamento, in questo estremo lembo settentrionale
del Piemonte, nel quale non sarebbe niente male venirci ad abitare.
Relazione e fotografie di: Michele Giordano e Andreina Baj
Note: Riale è un minuscolo borgo dell’Alta Val Formazza.
Qui la strada finisce e oltre si può proseguire solo a piedi.
Siamo quasi sul confine di Stato con la Svizzera.
Punto di partenza per molte e straordinarie escursioni, questo paese merita essere visto e vissuto.
E’ in luoghi così che si riesce a riscoprire il sapore della semplicità, dove si apprezza un tramonto, il calare della sera,
il buio che avvolge ogni cosa.