Rifugio Bosio – Galli 2.086 m. (Italia – Valmalenco)
la via principale che sale da Chiesa su larga mulattiera, è noiosa lungo tutto il suo sviluppo e lunghissima, consigliati quindi i sentieri che collegano il rifugio con Primolo e con Torre di Santa Maria, più selvaggi e propri della media montagna
Località di partenza: Chiesa in Valmalenco
Quota di partenza: 960 m.
Quota di arrivo: 2.086 m.
Dislivello: 1.126 m.
Posizione: in un bel pianoro circondato da prati, boschi e lambito dal torrente Torreggio, nel punto di unione
tra la Val Torreggio e la Valle Airale.
La piana è dominata a nord dai Corni di Airale e ad est dai Corni Bruciati
Difficoltà: E [scala dei livelli delle difficoltà]
Ore: 7h a/r
Periodo: da maggio a fine ottobre
Attrezzatura richiesta: classica da trekking
Discesa: per la via di salita oppure compiendo anelli verso Primolo o Torre di Santa Maria
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli
Solo ieri sono salito alla Capanna del Forno partendo da Chiareggio, in quella che è stata sicuramente
un’escursione superlativa ma molto lunga e impegnativa.
Oggi, infatti, le mie gambe risentono ancora un po’ di questa gita.
Fortunatamente non ho dolori particolari, ma solamente i muscoli un po’ contratti.
Sono alloggiato nel bellissimo paese di Chiesa in Valmalenco, e questa mattina mi sono alzato presto per studiare
un percorso da affrontare nel corso della giornata.
Non voglio riposarmi, ma nemmeno fare un’escursione simile alla precedente, e inoltre oggi non me la sento proprio
di spostarmi con l’auto.
Un po’ per non accumulare altre ore di guida per raggiungere una determinata località da cui partire, e un po’
perché questo paesino, pur essendo favoloso, ha un unico difetto: non ha posti auto.
Il mio hotel ha tre posti di numero, e una volta pieni sono costretto a parcheggiare a svariati chilometri di distanza,
direttamente fuori dal paese.
Adesso che ho il mio posto conviene che lasci l’auto dove si trova.
Trovo così sulla cartina un rifugio apparentemente non troppo lontano da Chiesa e nel quale non sono
mai stato, il Bosio-Galli.
Quale occasione migliore per andarlo a vedere?
In realtà il percorso che intraprenderò sarà lunghissimo e piuttosto monotono, ma questo lo constaterò solo una
volta arrivato a destinazione.
C’è in realtà un altro sentiero che parte da Primolo, un paesino posto poco sopra a Chiesa. ma dalla cartina mi
sembra più lungo e così decido di scartarlo.
Mi metto in cammino quindi direttamente dal mio hotel, puntando ad ovest per raggiungere un tornante della
statale che sale proprio a Primolo dal quale si biforca il sentiero che sale al rifugio.
È sicuramente una bella passeggiata percorrere le vie di Chiesa, e un tratto della statale, se non fosse che
quando raggiungo il bivio è già quasi passata un’ora!
Se non altro dalla strada, sempre in leggera salita, ho visto dall’alto non solo questo paese, ma anche
Caspoggio e Lanzada posti immediatamente di fronte alla mia posizione.
Sono paesi che ho frequentato quando ero piccolo, ma che ora sembrano irriconoscibili.
Da uno sparuto gruppo di case, sono passati nel giro di qualche anno a vere e proprie cittadine.
A questo bivio per il rifugio, mi viene quasi un colpo quando leggo le tempistiche di percorrenza su un cartello segnaletico.
Mancano infatti quasi tre ore e mezza alla meta!
E meno male che non volevo camminare molto oggi.
Lascio sulla sinistra la poderale chiusa al traffico che sale verso il rifugio, e mi incammino per una scorciatoia che
risale a tornanti.
L’idea è di fare solo un pezzettino: raggiungere il rifugio sarebbe troppo.
Salgo bene e in questa mattinata di sole, e inizio a sudare non appena la pendenza aumenta.
Finito il tratto boscoso, mi ritrovo al termine del sentiero e di nuovo sulla poderale che ho evitato alla partenza,
in un punto imprecisato.
I miei piedi poggiano quindi su di una stradina completamente cementata in cui passano anche moto e jeep
autorizzate e che raggiunge l’Alpe Lago.
Man mano che avanzo le rampe sono sempre più ripide e per i mezzi agricoli salire sarebbe difficoltoso,
salire sullo sterrato.
Ma questa strada è cementata fin quasi all’alpeggio.
Non il massimo della bellezza, anche nel rispetto della montagna.
Continuo a salire faticando un po’.
Sto camminando su cemento con gli scarponi da trekking sotto un sole cocente, lungo un percorso tutto
uguale a sé stesso.
Ogni tanto per fortuna da qualche punto dove gli alberi si diradano un po’, riesco a vedere i tre paesi citati poco
sopra che ora sono proprio minuscoli.
Oltre Lanzada, in particolare è molto bella la vista sulla piccola valle che si inoltra fino alla diga di Campo Moro,
punto di partenza di numerose altre escursioni.
Procedo ancora e arrivo ad un altro bivio dove prendo la direzione per il Lago di Chiesa (Alpe Lago).
Da qui mancano solo dieci minuti come mi indica un cartello, e meno male, dopo una strada così…
Salgo ancora poche rampe e affronto un’improvvisa curva verso destra dove nel mentre la strada diventa sterrata.
Il fatto che non abbiano continuato a tirare il cemento fino al rifugio è un buon segnale.
Finalmente mi trovo di fronte un grande pianoro con un paesaggio tipico di montagna molto bello.
Sono arrivato all’Alpe Lago o Lago di Chiesa ma in realtà oggi qui non c’è nessuno specchio d’acqua.
Da una parte c’è un alpeggio e qualche baita qua e là, mentre dall’altra poche case come a formare un piccolo paesino.
Ovunque pascoli enormi delimitati solo dal bosco.
Dalla mia posizione vedo il sentiero che taglia verso sinistra sull’orlo del limitare del bosco proprio sopra questo pianoro.
Penso subito a “tagliare” per i prati e rimontare fra qualche baita il dolce pendio ma poi cambio idea.
Alla mia destra, infatti, una bella strada larga, la prosecuzione della precedente, compie un ampio giro da
destra a sinistra passando ai margini del pianoro.
Scelgo questo percorso e passo alle spalle della chiesetta di Sant’Abbondio.
In realtà, ma questo lo scoprirò solo al ritorno, avrei potuto benissimo tagliare per i prati senza disturbare nessuno.
Così facendo avrei evitato un giro molto più lungo e purtroppo a tratti di nuovo su cemento.
Dall’alto del pianoro, sempre sulla poderale per il Rifugio Bosio-Galli, ho una visuale migliore su questo luogo
incantevole che però a mio avviso l’uomo ha rovinato con interventi non necessari.
All’Alpe Lago fa da sfondo la mole del Pizzo Scalino e il comprensorio del Palù col monte Motta.
Nella direzione di salita invece ho solo uno scorcio sul Monte di Arcoglio che però nel frattempo si è coperto un po’ di nubi.
Dopo un’ultima rampa alquanto ripida il cemento termina nuovamente per lasciare posto alla terra, e la via si
inoltra nuovamente nel bosco non lasciando intravedere quasi nulla del paesaggio tutto intorno.
Solo tra un ramo e l’altro riesco ad avere uno scorcio sulla Val Torreggio che si stende ai miei piedi, dove su un bel
promontorio erboso poche baite formano l’Alpe Acquabianca.
Ho già fatto una marea di strada e di chilometri che all’inizio non avevo in mente.
Decido di proseguire, sento comunque bene le gambe ma la strada sulla quale mi trovo, pur essendo molto larga
e comoda, è di una monotonia assurda e non finisce più.
In tutti questi anni non ho mai affrontato un sentiero chiedendomi quanto mancasse all’arrivo, ma oggi su questo
percorso ci ho già pensato almeno due volte.
Spero solo che la lunghezza e la fatica siano ripagate almeno al rifugio.
Curva, rettilineo, di nuovo curva e tornante.
Tutto sempre uguale.
Ora capisco perché non ho ancora incontrato nessuno, almeno a piedi.
È sicuramente un itinerario da fare con la mountain bike o e-bike.
All’improvviso, non ci speravo più, lo scenario cambia e io inizio ad esultare.
Il bosco si dirada e la strada lascia a poco a poco la Val Torreggio per abbracciare quella di Airale, con una vista
aperta sui Corni Bruciati che la chiudono e che si innalzano non molto distanti da me.
Il cielo intanto incomincia seriamente ad annuvolarsi e il bel sole promesso alla mattina si sta rivelando un’illusione.
Oltrepasso l’Alpe Airale, poche baite in pietra e muretti a secco in ottimo stato, dove alcuni cavalli stanno
brucando l’erba tranquilli.
Poco oltre…fine della strada.
Alcuni operai la stanno rifacendo e il percorso diretto risulta inagibile.
Rimonto allora una collinetta e scendo dall’altra parte fino a rimettermi sul sentiero che conduce direttamente al rifugio,
che da qui inizio a vedere.
Un sentiero, un sentiero vero, finalmente !!
Mi rimane poca strada ormai, forse due o tre chilometri ma sono i più belli di questa escursione e meritano veramente.
Li percorro tra prati, grossi massi e qualche abete fino ad arrivare in una radura nei pressi di un ponticello che
mi sembra uscito da un libro di fiabe.
Qui il torrente Torreggio, dalle acque di una trasparenza unica, si fa largo tra grosse pietre per scendere
lentamente verso valle.
Lungo le sue rive piccoli arbusti, fiori e qualche mugo incorniciano questo incanto.
È un luogo silenzioso che dà un senso di pace e che va tutelato e protetto, per esempio evitando che qualcuno
salga ogni tanto con la moto da trial come purtroppo osservo.
E non oso pensare se la strada arrivasse fin qui.
Il rifugio sorge poco distante da questo luogo, su una collinetta circondato da abeti, risultando quasi invisibile fino all’ultimo. Tutt’intorno un vasto pianoro chiuso da un’antica morena dove anche qui un tempo c’era un lago.
Qualcuno più organizzato di me è già arrivato al rifugio come noto dalle e-bike appoggiate alla facciata dello stesso.
D’altronde il rifugio è anche il punto di arrivo della prima tappa dell’Alta Via della Valmalenco e della quinta
tappa del Sentiero Roma.
Da questa struttura partono poi molti itinerari che mi piacerebbe intraprendere, ma oggi dopo
quattro ore solo di salita, non è il caso.
Il Monte Arcoglio, il Sasso Bianco, il Passo Caldenno, i laghi di Cassandra, l’ex rifugio Desio o il Passo di Corna Rossa sono solo alcune di queste mete.
La testa vorrebbe proseguire, ma le gambe minacciano uno sciopero generale.
Mi riposo quindi un po’ sui tavoli del rifugio e lungo la riva del torrente.
In questo giorno che avevo previsto quasi di relax dopo la gita di ieri, e che avrei dovuto impiegare in una camminata
facile e tranquilla, in realtà mi sono stancato molto più del dovuto, su una poderale che onestamente non sono
riuscito a farmi piacere e che tra poco dovrò rifare.
Certamente la prossima volta cambierò percorso di salita e proseguirò oltre, magari verso i pendii ghiaiosi dei Corni Bruciati.
Nel primo pomeriggio imbocco la strada di ritorno verso Chiesa in Valmalenco, premurandomi solo di tagliare per i
pascoli all’Alpe Lago.
Tornato all’iniziale deviazione, decido di continuare sullo stradone che però si rivela molto più lungo anche se
un po’ più panoramico verso il fondovalle e i monti, che assieme al Pizzo Scalino formano uno scenario veramente notevole. Consiglio di visitare questa piana dove sorge il Rifugio Bosio-Galli, l’ambiente, la natura e le montagne sono
veramente da cartolina.
Da Chiesa però suggerirei di salire solo con mezzi non a motore.
Relazione e fotografie di: Daniele Repossi
Note: la via principale che sale da Chiesa su larga mulattiera è noiosa lungo tutto il suo sviluppo e lunghissima,
offrendo scorci di panorama meritevoli solo in località Lago di Chiesa e una volta arrivati nei pressi del rifugio.
Consigliati quindi i sentieri che collegano il rifugio con Primolo e con Torre di Santa Maria, più selvaggi e propri
della media montagna.