Rifugio Giogo Lungo 2.603 m. (Italia – Valle Aurina)
un’escursione magnifica in una delle zone più isolate e selvagge della valle Aurina,
sotto i ghiacciai del Pizzo Rosso e della Cima del Vento
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Località di partenza: Casere, valle Aurina
Quota di partenza: 1.582 m.
Quota di arrivo: 2.603 m.
Dislivello: 1.021 m.
Difficoltà: E [scala delle difficoltà]
Ore: 5h 30’ a/r (anello completo)
Periodo: da inizio luglio a fine settembre
Posizione: nel cuore delle Alpi Aurine, su uno sperone roccioso a cavallo tra la valle del Vento e la valle Rossa,
sul fianco del monte Riva di Predoi
Discesa: si sale per la Valle del Vento e si scende per la Valle Rossa.
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli
Questa escursione consente di esplorare un’altra magnifica zona della valle Aurina.
Una zona selvaggia e solitaria nell’ultima parte dove è ubicato il rifugio Giogo Lungo, direttamente sotto
il Pizzo Rosso e la Cima del Vento, con un bel laghetto naturale a fare da cornice poco sotto la struttura.
Inoltre è una gita che consiglio di effettuare ad anello, salendo per la valle del Vento e scendendo per la valle Rossa.
Certo, il dislivello è di 1.000 m. e la lunghezza potrebbe scoraggiare molte persone, tuttavia con una buona
forma fisica, si compie il tragitto senza problemi.
La quota massima è di 2600 mt. circa e non vi sono difficoltà di sorta (salvo neve residua nei pressi del rifugio).
Sulla via di discesa si incontra una sorpresa di cui parlerò più avanti.
Il punto di partenza è Casere, al termine della Valle Aurina che si imbocca salendo da Campo Tures e
più precisamente il parcheggio a pagamento presso il centro visitatori.
Da qui si parte per numerose mete, tra cui il rifugio Tridentina descritto altrove.
Si prende dal parcheggio non la strada asfaltata che porta dritto alle malghe e al Tridentina,
ma un sentiero acciottolato e contornato da muretti che corre parallelo all’asfalto e tocca una malga,
prima di superare un ponticello di legno e arrivare alla chiesetta di Santo Spirito, in una radura verdeggiante.
Qui si incontrano spesso mucche e pecore che pascolano libere e si fanno accarezzare.
Dalla chiesetta si prende a salire abbastanza dolcemente su una poderale che supera la malga Labesau e
si inoltra nella valle del Vento.
Nome azzeccato, dato che appena ci si affaccia sulla valle si viene accolti sempre da vento abbastanza sostenuto.
In direzione fondovalle si può vedere la strada asfaltata rettilinea che si inoltra fino alla malga Kehrer,
con le altre malghe Adler e Jager.
Sul versante opposto invece il gruppo dei Tauri.
Dopo l’alpeggio si sale sempre senza grande sforzo costeggiando il torrente Windtalbach fino ad arrivare
ad un’ampia piana (un grande acquitrino), dove si possono riposare un po’ le gambe.
Si vedono già in lontananza i ghiacciai della parte alta della valle.
Si sale ancora rimontando su sentiero in maggior pendenza una bellissima cascata.
Altre numerose cascate scendono tutto intorno a noi, circondati sempre ovunque da pecore e mucche al pascolo,
numerosissime fin sopra la cascata.
Insomma, il tipico paesaggio da cartolina dell’Alto Adige. Favoloso!
Da qui in poi si entra nell’alta montagna.
Il sentiero si restringe e le pietraie prendono il posto dell’erba e degli arbusti.
Alla testata della valle del Vento si supera sempre su sentiero alternato a sfasciumi, l’ultimo salto che conduce
al rifugio passando prima dal suo bel laghetto naturale.
Al mio passaggio come si vede dalle foto, ho incontrato parecchia neve residua che ha aumentato
la difficoltà di ascesa in quest’ultima parte, essendo costretto a trovare il percorso più agevole.
In condizioni normali non vi sono difficoltà.
La posizione del rifugio è strategica: sullo spartiacque della valle del Vento e della valle Rossa,
in un punto aereo su una roccia.
Così a destra e a sinistra si ha un’ampia vista dei due percorsi, di salita e di discesa (che affronteremo tra poco).
Di fronte al rifugio si staglia altissimo il Pizzo Rosso con vasti ghiacciai a farne da contorno.
Più a sinistra i monti del Vento e dietro il Picco dei Tre Signori.
Questo panorama lo si può godere comodamente seduti alla terrazza del rifugio, anch’essa molto aerea.
Per la via di ritorno a Casere scendiamo a destra del rifugio per la valle Rossa.
La parte alta è simile a quella della valle del Vento.
Nevai, pietraie, laghetti di fusione, fino ad arrivare ad un’altra piana acquitrinosa, quasi la fotocopia
di quella incontrata all’andata.
La si percorre seguendo il rio di valle Rossa, ammirando a destra e a sinistra le cascate che scendono da questi monti.
Al termine del pianoro la malga Rotalm dalla quale si vedono i Tauri, i monti della valle Aurina e l’ex rifugio Vetta d’Italia.
Il sentiero lambisce il torrente nei pressi della Rotalm per scendere poi con maggior pendenza
costeggiando la cascata che il torrente forma.
Il sentiero con numerosi tornanti entra nel bosco e torna tranquillamente a valle senza difficoltà.
Un percorso bellissimo nella natura e tranquillo come tanti altri.
E invece no, qui si incontra la sorpresa che fa rimanere a bocca aperta.
Subito dopo la cascata scendendo si passa da un museo a cielo aperto.
Nel XVI secolo, questa zona era infatti fiorente grazie all’estrazione del rame che veniva venduto soprattutto all’estero.
Numerosi pozzi e gallerie nelle rocce sono quindi ancora qui a dimostrarlo, aperture dalle quali sgorga ancora il rame!
Gli ingressi minerari sono numerati e spiegati in dettaglio in pannelli illustrativi posizionati presso le cavità della roccia.
A fianco a questi, molti resti di case in pietra e mattoni, magazzini, baracche e accampamenti si sono in parte
conservati fino a oggi.
Capire e notare com’era il lavoro una volta in queste miniere fa riflettere.
Accanto ad un pozzo, scolpito su una roccia vi è anche un orologio solare che indicava i turni di lavoro dei minatori.
L’area in questione è vasta e merita quindi tutto il tempo necessario di una visita approfondita.
Tornando a valle si può fare una breve deviazione per ammirare la cascata di Casere.
Si esce quindi dal bosco ricongiungendosi alla strada asfaltata che porta all’inizio di Casere.
Dalle prime case in pochi minuti si ritorna al centro visitatori e alla macchina.
Relazione e fotografie di: Daniele Repossi
Note: un’escursione magnifica in una delle zone più isolate e selvagge della valle Aurina, sotto i ghiacciai del
Pizzo Rosso e della Cima del Vento.
Nessuna difficoltà in particolare, l’anello completo, consigliatissimo, richiede una buona forma fisica e
un buon allenamento.