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Rifugio Walter Bonatti 2.025 m. (Italia – Val Ferret)
trekking con cammino dall’inizio alla fine a ridosso della catena del Monte Bianco con un
panorama da favola e in un contesto di altissimo valore ambientale

rifugio walter bonatti


Località di partenza:
Planpincieux 1.580 m. (in inverno e primavera)

Località di partenza: Lavachey 1.642 m. (in estate e autunno)
Quota di partenza: 1.580 m.
Quota di arrivo: 2.025 m.
Dislivello: 445 m.
Posizione: incastonato ai piedi delle Grandes Jorasses, difronte al ghiacciaio del Fréboudze
Difficoltà: E [scala delle difficoltà]
Ore: 2h 25′ (andata) in inverno e primavera partendo da Planpincieux
Ore: 1h 40’ (andata) in estate e autunno partendo da Lavachey
Segnavia: n° 28A
Periodo: tutto l’anno (previa verifica delle condizioni di innevamento)
Attrezzatura richiesta: classica da trekking in estate, consigliate le ciaspole in inverno
Discesa: per la via di salita
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli

Benvenuti o bentornati sulle pagine del nostro sito.
Oggi vi portiamo in una vallata tra le più belle in assoluto di tutta la Valle D’Aosta.
Stiamo parlando della Val Ferret, con la sua lunga strada che parte da Planpincieux e arriva a Arnouvaz, tutta a
ridosso della catena del Monte Bianco.

Ovunque si guarda, si resta innamorati, si resta stregati dalle decine e decine di punte, di creste, di anfratti,
di ghiacciai, di rocce, di sentieri, di vie di salita, di possibilità di escursioni, dalle più semplici alle più
complesse vie di alpinismo.

Siamo all’ultima domenica del mese di gennaio, il meteo è fantastico: nessuna nuvola, sole e temperature
(purtroppo), notevolmente al di sopra della media del periodo.

Decidiamo di andare al Rifugio Walter Bonatti, un’escursione semplice in estate (partendo da Lavachey), un pò più
lunghetta in inverno partendo da Planpincieux.

Per praticità, abbiamo preferito lasciare l’auto a Courmayeur e prendere il bus che ci ha portato comodamente in
circa 20 minuti a Planpinciuex.

In inverno la strada che sale in Val Ferret è spesso chiusa alle auto, consiglio quindi di avvalersi dei mezzi pubblici,
che hanno cose frequenti sia in andata che in ritorno.

Arriviamo a Planpincieux nella prima mattinata e seguiamo il percorso di neve battuta, che passa in parte accanto
alla pista dello sci di fondo.

Siamo ancora in ombra, il sole in inverno tarda un pò a illuminare la poderale.
Alla nostra sinistra invece, tutta la catena del Monte Bianco è già in pieno sole e offre uno spettacolo di
una bellezza strepitosa.

In pochi minuti arriviamo prima al campeggio delle Grandes Jorasses e poco dopo alla chiesetta della Val Ferret,
che troviamo in entrambi i casi alla nostra sinistra.

Alla nostra destra invece il campo da golf di Courmayeur, in questo periodo ricoperto dalla neve.
Proseguiamo raggiungendo il minuscolo villaggetto di Tronchey, e poco dopo la frazione di Pra Sec con le
caratteristiche baite in legno e pietra, che incominciano ad essere illuminate dai primi raggi del sole che
sbucano da dietro Testa Bernarda.

In breve, anche la nostra strada poderale viene illuminata e riscaldata, offrendo un luccichio infinito della neve
bianco candido e tutta ondulata come le onde di un lago quando soffia sopra il vento.

Mi fermo a fotografare le acque scure per il colore del fondale, della Dora di Ferret nelle quali si rispecchiano i
cespugli di erba secca dal colore marrone chiaro, con sopra lo spessore bianco della neve, quasi a
formare un panino a più strati. 
Un bel mix di colori.

Proseguiamo il nostro cammino e in circa 25 minuti arriviamo a Lavachey, dove alla nostra destra troviamo
due ristoranti bar e poco dopo il laghetto delle trote, in questa stagione ovviamente chiuso e sommerso dalla neve.

Arriviamo quindi nella località di Fréboudze 1.650 m. 
Da qui si incomincia a salire sulla poderale oramai ben illuminata dal sole, superando due tornanti che ci
porteranno su un ponticello, dove troviamo alla nostra destra i cartelli gialli con le indicazioni di varie possibili
escursioni, tra le quali il percorso di salita per il Rifugio Walter Bonatti.

Il cartello indica 1h 15’ da questo punto per arrivare al Rifugio.
In inverno nella neve considerate una ventina di minuti in più.
Il numero del segnavia è il: 28A
Ci addentriamo in un fitto bosco di larici, inizialmente in ombra e su un ampio sentiero di neve battuta, che sale
senza sosta fino a destinazione.

Noi siamo saliti senza ciaspole e senza difficoltà, con solo gli scarponi da trekking/alpinismo.
Il terreno non era gelato, tuttavia le ciaspole sono consigliate in caso di neve più abbondante.
Man mano che saliamo, il sole ricomincia a sbucare tra i tronchi dei larici, offrendo dei colori magnifici e regalandoci
un passaggio veramente bello e piacevole attraverso il bosco.

Alcune rampe, diversi tornanti e presto i larici saranno alle nostre spalle, portandoci sui prati (oggi ricoperti di neve),
in direzione del Colle del Malatrà.

Qui, su questi prati, si apre una visuale pazzesca che spazia a 180° dal Col Ferret (in direzione del
Bivacco Cesare Fiorio), fino alle Pyramides Calcaires in Val Veny, passando per tutta la catena del Monte Bianco
perfettamente difronte a noi e con l’inconfondibile Aiguille Noire 3.773 m.

Incredibile, incredibile.
Uno spettacolo senza fine che può essere solo contemplato.

Proseguiamo la salita su un sentiero di neve che a zig zag ci fa prendere quota e dietro a una collinetta,
vediamo sbucare la punta del tetto del Rifugio Walter Bonatti che raggiungiamo in pochi minuti.

Il Rifugio è aperto e ci fa piacere vedere questa grande casa abitata, nata dalla passione di 4 amici amanti della montagna.
Parliamo di una struttura costruita nell’anno 1996 e diventata operativa nell’agosto del 1998.
Il Rifugio Walter Bonatti ha una capacità di 75 posti letto e 7 posti letto per il rifugio invernale.
Spesso aperto anche nella stagione invernale, si consiglia comunque di informarsi prima, nella caso si
volesse soggiornare. 
La possibilità di entrare nel rifugio agevolmente dalla porta d’ingresso, è però indice della poca neve caduta
nell’anno in cui vi sto scrivendo (gennaio 2022).

Un inverno del tutto anomalo, più simile a un lungo autunno, e infatti anche guardando in direzione
della Punta di Bella Comba 2.701 m. ma anche in direzione del Col Ferret, sono ben visibili ampie macchine di
terra e prato (a queste altezze!!), indice della scarsità di precipitazioni.

Un mix micidiale per la montagna, unite alle temperature elevate: noi oggi siamo saliti senza calzamaglia, senza guanti
e il berretto l’abbiamo messo solo quando si è alzato un pò di vento: sembra il mese di marzo inoltrato e non
assolutamente fine gennaio.

A confermare questa sensazione anomala sono i ghiacciai.
Parliamo dei giganti di ghiaccio arroccati da millenni tra le pareti della roccia, e oggi più che mai in fortissimo ritiro,
quasi scomparsi al di sotto dei 3.000 m. di altitudine.

Qui il silenzio regna sovrano, e il panorama ci rapisce.
Non può che essere così, siamo sul percorso dell’Alta Via n° 1 del TMB (Tour du Mont Blanc), punto di passaggio
per diversi itinerari.

Ci fermiamo nei pressi del rifugio per ammirare il panorama.
Ogni tanto arrivano delle folate di vento dal Colle del Malatrà che spazzano via un pò di neve facendola rotolare
verso valle.

Che posto, che incanto, si resta seduti a guardare, non serve altro.
Ho fatto qualche ripresa video per “portarvi” almeno in parte la sensazione provata.
Trovare il filmato in questa pagina o all’interno del mio canale YouTube.
Vi riporto qui sotto alcune fotografie scattate dal drone e che ho raccolto in un questa galleria fotografica:
la location come potete vedere è semplicemente meravigliosa.

Nel primo pomeriggio a malincuore ci dobbiamo incamminare, le giornate in questa stagione sono ancora corte.
Inizia così il lento percorso di discesa.
Riprendiamo lo stesso sentiero usato per salire, il segnavia 28A, oggi individuabile solo dalle tracce nella neve e
in una quindicina di minuti ci ritroviamo nel bosco di larici, per poi scendere agevolmente fino al ponticello di
legno e svoltare quindi alla nostra sinistra in direzione di Lavachey.

Ci fermiamo a fare qualche foto alla Dora di Ferret.

Ripercorriamo quindi a ritroso tutta la poderale, superiamo Lavachey, poi Pra Sec, fino ad arrivare a Tronchey,
dove ci rilassiamo a bere quello che resta del nostro termos di thè caldo, unito a qualche biscotto ampiamente meritato.

Quattro chiacchiere e si riparte per raggiungere Planpincieux dove si riprende il bus per Courmayeur, e
successivamente l’auto per il rientro a casa.

Felici di chiudere una giornata favolosa vissuta in un ambiente grandioso.
I posti belli in Valle d’Aosta sono quasi ovunque, ma la Val Ferret è da anni che ha fatto breccia nel mio cuore e la
amo particolarmente.

Amore che si unisce al mio sentimento smisurato per le montagne, le vette, i percorsi e gli itinerari che sto raccogliendo e documentando nel progetto di crescita di questo sito internet, al quale dedico molto tempo e molte risorse.

Relazione, fotografie e riprese video di: Michele Giordano e Elfrida Martinat


Note:
escursione di trekking (nel nostro caso nella neve di gennaio), piacevole, in un contesto di
altissimo valore ambientale.

Il cammino è dall’inizio alla fine a ridosso della catena del Monte Bianco con un panorama da favola.
Sentiero ben battuto, adatto agli amanti del trekking, ben segnalato e facilmente individuabile.
Posto incantevole, e perché no……. anche romantico, in particolare quando ci si siede a contemplare le infinite
creste che si disperdono da destra a sinistra all’orizzonte, in un eterno sali – scendi.

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