Savogno 932 m. – il borgo (semi) abbandonato –
(Italia – Val Bregaglia – Val Chiavenna)
alla scoperta di questo borgo montano di vita lenta, i cui ritmi sono stati scanditi per secoli dalla natura e dal duro lavoro.
Bisogna risalire 2.886 scalini per arrivare a Savogno, oggi parzialmente disabitato, ma ottimamente mantenuto e illuminato

Località di partenza: Borgonuovo 423 m. (nei ressi delle cascate dell´Acquafraggia)
Punto intermedio: Stalle ai Ronchi 580 m.
Punto di arrivo: Savogno 932 m.
Quota di partenza: 423 m.
Quota massima raggiunta: 932 m.
Dislivello: circa 509 m.
Posizione: Val Bregaglia
Difficoltà: E [scala delle difficoltà]
Ore: circa 1h 30 minuti per risalire i 2.886 scalini previsti
Periodo: tutto l’anno, previa verifica delle eventuali condizioni di innevamento
Attrezzatura richiesta: classica da trekking
Segnavia: == seguire le bandierine rosse e bianche e le varie indicazioni, disposte su un percorso
ottimamente segnalato
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli
Oggi vi accompagniamo alla scoperta di un paese di montagna, arroccato tra le cascate della Val Bregaglia e raggiungibile
solo a piedi, dopo aver risalito 2.886 scalini: un’opera d’arte dei “tempi oramai lontani”.
Savogno a 932 metri di quota è un borgo di origini medioevali, quasi totalmente disabitato per molti mesi dell’anno.
Ma a differenza di altri paesi che abbiamo documentato sul nostro sito, quali ad esempio Marone e Narbona,
oramai completamente abbandonati e “consumati dal tempo”, Savogno è curato, ben tenuto, illuminato di notte,
– e dal 1968, anno in cui sono andati via quasi tutti – cerca quasi di voler mantenere quel legame con la “normalità”,
che contraddistingue la vita quotidiana.
Le case sono quasi tutte ben tenute e quelle un pò dismesse, restano comunque ampiamente recuperabili.
Una ripida e antica mulattiera, che attraversa il bosco, è l’unica strada di accesso.
Andiamo a risalirla insieme.

Il punto di partenza del percorso di trekking che ci porterà a Savogno (provincia di Sondrio), è presso il piccolo
parcheggio di Borgonuovo 423 m. di altitudine in località Piuro, che si trova accanto alle cascate dell´Acquafraggia,
che con le loro gocce di acqua, polverizzata dal salto tra le rocce, vi laveranno fin da subito il viso…
Borgonuovo, che dista circa 120 km da Milano, si raggiunge con la superstrada 36 per la Valtellina fino a Colico,
e da qui si prende la diramazione per Chiavenna tramite la SS37.
Borgonuovo a pochi km da Chiavenna è il posto dove bisogna parcheggiare l’auto nei pressi delle cascate.
Accanto al parcheggio, si trovano le indicazioni.
Si segue per pochi metri una strada poderale che si trasforma quasi subito in un sentiero che passa accanto
ad alcune case.
Come accennato sopra, è particolare lo spettacolo delle cascate dell’Acquafraggia, la cui acqua che precipita da gradini
rocciosi erosi dal tempo: è stata fondamentale per lo sviluppo del borgo.
Superate in qualche minuto le abitazioni residenziali, si incominciano a salire i primi scalini dei 2.886 previsti,
seguendo un tracciato sempre ottimamente indicato e contraddistinto dalle classiche bandierine rosse e bianche.
Ci si avventura così sopra questa particolare mulattiera in pietra, che si snoda quasi per intero, all’interno di un fitto bosco
in prevalenza di castagni.
Questa lunga scalinata, che permette di superare i 500 m. di dislivello previsti, è stata realizzata nel lontano passato,
a seguito del continuo passaggio di persone, che, sia per l’allevamento, che per l’agricoltura, tutti i giorni,
dal paese scendevano e salivano per raggiungere i principali centri del fondovalle.
Castagne, vino, animali al pascolo, hanno rappresentato per anni la quotidianità della vita degli abitanti di questi luoghi impervi.
La scalinata che si appoggia alla roccia, ancora oggi testimonia la tecnica costruttiva che veniva usata negli scorsi secoli,
ed è andata così a migliorare questa importante via di comunicazione.
Il villaggio appare solo dopo un’ora 1/2 di salita, “liberandosi” dal fitto bosco di castagni.
Il sentiero che risale questa terrazza naturale delle cascate dell’Acquafraggia, dopo circa 20 minuti ci conduce
nel punto intermedio denominato Stalle ai Ronchi 580 m.
Qui troviamo una fontana caratteristica del 1869, costituita da tre vasche in pietra, che in passato è servita per abbeverare
il bestiame e i viandanti che salivano e scendevano la ripida mulattiera.
Attorno a noi, si nota la presenza di antichi terrazzamenti, un tempo coltivati a vigneto, a testimonianza di quanto ingegno
e di quanto lavoro hanno fatto i nostri antenati, per ricavare dei fazzoletti di terra coltivabili.






Superata la fontana, si passa accanto ad alcune vecchie abitazioni costruite interamente in pietra e legno,
dove un tempo era presente e funzionante un torchio da vino, risalente al 1700.
Si prosegue risalendo gli scalini, e, accanto a un masso, abbiamo trovato un curioso quadretto realizzato
dalle Scuole Elementari di Borgonuovo, che fornisce molte informazioni interessanti sulla volpe, un animale che
qui rappresenta un pò il “padrone di casa”, piuttosto frequente da incontrare.
Un altro posto interessante lungo il tracciato di salita, è quello di una antica cappella, dove sono stati posati tre pannelli
informativi che spiegano e illustrano la rovinosa frana avvenuta il 4 settembre 1618 che distrusse e seppellì completamente
il borgo di Piuro.
Lo smottamento si è staccato dal Monte Conto, ossia sul versante opposto a quello delle cascate dell´Acquafraggia,
ed ha fatto precipitare circa tre milioni di metri cubi di materiale, tra terra, massi e alberi.
Purtroppo a causa di quell’evento rovinoso, morirono tutti gli abitanti, circa un migliaio, ad eccezione di pochi sopravvissuti.
A oggi c’è ancora qualche traccia dell’antica Piuro, ma solo in alcune aree di scavo archeologico.
(il comune di Piuro è formato dalle frazioni di Prosto, Borgonuovo – dove ci sono le cascate – e Santa Croce,
pertanto il termine “Piuro” non corrisponde più a un luogo specifico).









La mulattiera, questa singolare strada a gradini, con ripiani in acciottolato, si snoda quasi sempre all´ombra dei castagni,
e la sua scalinata prosegue, risalendo il pendio che delimita la Val Bregaglia.
Prendendo quota, si nota anche un cambiamento della vegetazione, dove il predominio del castagno, lascia spazio agli abeti,
ai larici, e alle betulle.
In totale, dopo circa un’ora 1/2 di cammino, non particolarmente faticoso, si arriva a Savogno 932 m. di altitudine.
L’ingresso al paese, ci sorprende, perchè Savogno, questo umile villaggio, conosciuto e descritto come un “comune fantasma”,
in realtà, fin dai primi passi, pur presentandosi con uno stile semplice, è comunque elegante e ben tenuto.
La chiesa con la casa parrocchiale, puliti e in ottimo stato conservativo, si incontrano alla fine dei 2886 scalini che abbiamo
risalito fino qui.
Dal prato del sagrato della chiesa, (consacrata nel 1465 e ristrutturata nel 1600), si ammira una vista completamente aperta
su tutto il fondovalle, in direzione di Borgonuovo e Chiavenna.
Una delle caratteristiche di Savogno, questo piccolo borgo medievale in provincia di Sondrio è quella di essere arroccato
su un terrazzo naturale sul quale si sviluppa l’abitato.
Con un’ottima esposizione al sole, guarda la parte italiana della Val Bregaglia, poco sopra le Cascate dell’Acquafraggia,
a due passi da Chiavenna, ed è completamente circondato da boschi.
Questo borgo dalle origini medievali è un tesoro della Valchiavenna e conserva ancora oggi, la sua architettura
rurale spontanea.
Qui i muri delle case, sono tutti in pietra e legno e le abitazioni sono state disposte, in modo da guardare sempre il sole,
che rappresenta la luce, la vita e il calore, particolarmente importante nella lunga stagione invernale.
Senza alcuna costruzione moderna, qui è stato conservato l’ambiente e il sapore dei tempi oramai lontani.
Le case in pietra e legno, le stalle per il ricovero degli animali, il forno per il pane, le sue vie, le abitazioni attaccate
le une alle altre: non manca nulla, tranne gli abitanti, che ritornano solo in estate per la festa del paese.
In passato il borgo ha rappresentato un punto di transito obbligato per tutti quelli che si recavano in Svizzera.
Addentrandosi tra le vie di Savogno, tra vicoli e stradine a ciottoli, la maggior parte delle abitazioni sono chiuse,
alcune dismesse, altre invece ben tenute, e in generale, il paese è accogliente.
Ci sono due fontane con l’acqua corrente.
La fontana pubblica costruita nel lontano 600, risale ai tempi delle prime cure igieniche contro la peste manzoniana.
Non mancano i lampioncini notturni che permettono di avere una illuminazione costante, rendendo “vivo” questo paese
disabitato nella maggior parte dell’anno.
Quello che abbiamo “assaporato” fin da subito, è il ritrovarsi in un luogo magico che conserva il suo fascino, in ambiente
“fuori dal tempo”, dove tutto è scandito con i ritmi naturali delle giornate e delle stagioni.
Per quanto duro e impegnativo soprattutto a livello fisico, la purezza dell’antico lavoro rurale, è ancora oggi apprezzato
da chi ama la montagna e il contatto con la natura.
Il suo aspro stile di vita è imposto, scandito e organizzato dalle 4 stagioni e dalle condizioni meteo.
A oggi, sono veramente pochi gli abitanti custodi di questo antico borgo, che ha visto il suo abbandono (quasi definitivo)
nel 1968, dopo un progressivo spopolamento, da quando i paesani del villaggio, hanno preferito trasferirsi nelle località
a valle, più facilmente accessibili

















1h 1/2 di trekking, circa 600 m. di dislivello, per un totale di 2.886 scalini da risalire.
Questi sono i numeri che riassumono l’escursione che vi aspetta, se partire da Borgonuovo e volete arrivare a Savogno.
Non ci sono altre strade.
A noi Savogno è piaciuto.
Immaginavamo un paese “più fantasma”.
Qui invece è tutto ben mantenuto, mancano solo le persone, ma chi ritorna è perchè ama questo luogo, e lo dimostra
l’ordine e l’attenzione che gli viene riservato.
Gli oggetti appesi ai muri, decorano le vie desolatamente vuote.
E’ sicuramente difficile far rinascere e rivivere a pieno questo borgo di media montagna.
L’importante è non perdere con il passare del tempo, la sua architettura, le sue costruzioni e la sua storia,
perchè rappresentano un patrimonio nazionale che dev’essere tramandato e ricordato nel tempo.
Come da nostra abitudine, anche qui, abbiamo posato uno dei sassi disegnati da Andreina.
Mentre percorriamo i sentieri, raccogliamo dei sassi dalle forme particolari, che una volta arrivati a casa vengono lavati,
spazzolati, dipinti e disegnati.
Nelle successive uscite di trekking, questi sassi vengono nuovamente posati lungo i percorsi, per regalare un sorriso
a chi avrà il piacere di raccoglierli e custodirli come nostro “porta fortuna”.
Un gesto semplice e carino che abbiamo voluto sviluppare grazie alla capacità grafica e fantasiosa di Andreina,
che ringraziamo per il prezioso contributo.
Il percorso di rientro, è lo stesso che abbiamo seguito all’andata.
Ci salutiamo, con qualche “scatto dall’alto” del borgo di Savogno.
Alla prossima escursione…
Relazione e fotografie di: Michele Giordano e Andreina Baj






Note: tra andata e ritorno bisogna mettere in conto (o nelle gambe) 5.772 scalini, che tuttavia non sono così faticosi
come si potrebbe immaginare.
Il tracciato si snoda quasi per intero, all’interno di un fitto bosco di castagni, che lascia spesso spazio ad ampie finestre
per ammirare il panorama sul fondovalle, sempre più interessante man mano che si risale.
Savogno, annoverato come un borgo fantasma, è in realtà curato e ben tenuto.
Si è spopolato, ma (fortunatamente), non è abbandonato come altri luoghi che in precedenti escursioni e in altre zone,
abbiamo visitato.
La risalita della mulattiera, ci ha fato riflettere, pensando che la gente del paese, la percorreva a piedi ogni giorno.
Altri tempi, altre necessità, altre abitudini…





