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sentiero ad anello n° 313 Neive – Barbaresco – Neive
(Italia – Roero)

percorso di trekking piacevole, rilassante, che unisce due borghi storici della zona, avvalorato dall’ambiente di pregio,
dal panorama aperto a 360°, sul confine tra Langhe e Roero

sentiero neive - barbaresco


Località di partenza:
 Neive 308 m. (CN)

Località intermedia: Barbaresco 274 m. (CN)
Località di arrivo: Neive 308 m. 
Tempo richiesto: 1h 45’ percorso di andata e 1h 55’ percorso di ritorno

tempistiche che non considerano la sosta nella zona della panchina dei giganti, la visita al borgo di Barbaresco e
la salita sulla torre

Dislivello: circa 150 m.
Segnavia: n° 313
Livello di difficoltà: [scala dei livelli]
Periodo: tutto l’anno
Attrezzatura richiesta: classica da trekking
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli

disegno borgo di barbaresco

Il sentiero n° 313 che si snoda tra le colline e i prestigiosi vigneti, oltre a regalare dei grandi paesaggi,
unisce due borghi considerati tra i “più belli d’Italia”: Neive e Barbaresco.

A Barbaresco è possibile salire sulla torre per apprezzare una vista a 360° sul Roero, sulle Langhe, sul fiume Tanaro,
sulle colline e sulle coltivazioni, oltre che su tutta la catena delle Alpi, con il Monviso che svetta a punta tra le infinite
montagne presenti all’orizzonte.

Un panorama che vi regalerà un ricordo indelebile di queste zone che stiamo ampiamente descrivendo e documentando
all’interno del nostro sito.

Lungo il percorso raggiungeremo una panchina dei giganti e anche oggi vi porteremo a vivere un giro ad anello
esclusivo, particolare e molto piacevole.

Benvenuti o ben tornati sulle pagine di abitarelestremo.it

Ci troviamo nel territorio delle Langhe, ma siamo quasi sulla linea di confine con il Roero.
Raggiungiamo in auto il borgo di Neive e il punto di partenza dell’escursione, si trova in via Giulio Cesare,
dov’è possibile parcheggiare la macchina in uno spiazzo.

Cercherò di illustrarvi nel modo più dettagliato possibile, con fotografie e informazioni, la prima parte del percorso di
questo giro ad anello che, stranamente, nelle prime fasi non riporta cartelli, simboli, frecce o indicazioni che
permetterebbero un semplice orientamento a chi non è pratico della zona.

Dalla piccola cappella di San Sebastiano (una minuscola chiesetta rurale eretta a protezione della peste), parte la
strada asfaltata di via Giulio Cesare che andremo a percorrere in direzione nord [foto A].

Passiamo prima accanto a delle case, e successivamente a una residenza per anziani che troveremo alla
nostra destra [foto B].

Proseguiamo su questa strada asfaltata che in breve tempo si trasforma in sterrata, e incomincerà a scendere tra i
vigneti, dove avremo davanti a noi una vista molto aperta sulle colline che con un andamento sinuoso,
si disperdono verso il Roero.

Scendiamo la strada poderale lungo i vigneti spostandoci verso sinistra, andando a lambire le mura del cimitero
di Neive [foto C], per poi risalire per un breve tratto una poderale che ci porterà lungo una strada asfaltata secondaria:
via Crocetta [foto D].

Ci fermiamo un momento per apprezzare il panorama.
Alla nostra sinistra vigneti e grandi distese di coltivazioni che risalgono e ridiscendono dalle colline, davanti a noi
all’orizzonte si intravvede la torre del borgo di Barbaresco (la nostra meta) e “appena dietro” svetta il Monviso con
tutta la catena delle Alpi.

Alle nostre spalle il borgo di Neive che abbiamo da poco lasciato.
La stradina asfaltata in lieve discesa ci porta nei pressi di un bivio.
A destra troviamo una antica e piccola chiesetta, bisogna mantenere la sinistra e proseguire entrando nella piccola
frazione di Gallina [foto E].

Qui troviamo uno dei primi simboli “rosso e bianco” che conferma la correttezza del percorso intrapreso.

Si prosegue su strada asfaltata secondaria, piacevole, per nulla trafficata, che lambisce i prestigiosi vigneti,
fino a giungere nei pressi della strada statale per Alba (via Tanaro), che andremo ad attraversare [foto F] e dove
finalmente troviamo i cartelli che indicano in modo chiaro il sentiero n° 313.

Questa prima parte della relazione, ho cercato di dettagliarla per permettere a tutti di avere una traccia chiara da seguire,
senza incorrere in errori che porterebbero a perdere il percorso corretto.

A nostro avviso, nella tratta Neive – Gallina, sarebbe necessario inserire delle indicazioni chiare con frecce e bollini,
completamente assenti al nostro passaggio avvenuto nella seconda settimana del mese di marzo 2023.

Attraversata la strada statale, prendiamo un sentiero che costeggia un piccolo canale.
Passeremo quindi sopra un ponticello di legno per poi svoltare poco dopo a sinistra, proseguendo su un sentiero
più ampio che ci farà attraversare dei vigneti che si estendono sia lungo la collina che sulla parte in piano.

Seguendo sempre questa piacevole e rilassante strada poderale, giungiamo nei pressi di un ponte di cemento,
ci passiamo sotto e sbuchiamo in un “altro mondo”.

Questo ponte, segna un “confine immaginario”: infatti appena dopo averlo superato, ci troveremo immersi in fitte
coltivazioni di noccioleti che lambiscono l’ampio sentiero.

Sentiero che percorriamo per circa 5 minuti e che termina davanti a un grosso albero.

Seguiamo le indicazioni e giriamo a destra, andando a risalire nuovamente tra i vigneti per circa 15 minuti una
collinetta, fino a giungere nel piacevole spiazzo denominato “sosta del viandante”, che si trova sulla sinistra della
poderale che stiamo percorrendo e dove è stata posata una panchina dei giganti e 3 botti, che permettono di salirci
sopra agevolmente.

Il nostro consiglio è di fare una sosta in questo luogo.
La panchina dei giganti è stata realizzata dalla Cascina Munesteu, e offre una vista magnifica su una parte delle
colline della Langa rivolte verso il borgo di Neive, da qui ben visibile.

Che pace, che silenzio, che tranquillità.
Ci si trova isolati in un ambiente pittoresco, immersi nel verde dei vigneti e dove il tempo è scandito solo dalle ombre
che il sole disegna sul terreno.

Il sole di inizio marzo con il suo tepore, rende particolarmente piacevole questa breve pausa, prima di riprendere
il cammino in direzione del borgo di Barbaresco.

Questa piccola area chiamata la “sosta del viandante” si trova a circa 3/4 del percorso.
Accanto a noi i fiori appena sbocciati degli alberi da frutta, ci deliziano con i loro colore bordeaux, bianco e giallo
che contrastano con l’azzurro del cielo.

“Coriandoli di colori” che avvalorano ulteriormente anche in primavera, così come in autunno, la bellezza di
questi luoghi.

Uno scritto ricorda che il vino prodotto da queste straordinarie terre, “non è solo arte, non è solo passione, ma
è soprattutto amore”.

Terre non sempre così ospitali, che bisogna saperle lavorare con tenacia, costanza e tanto impegno, seguendo le
tradizioni e gli antichi saperi di chi ha dedicato una vita allo studio e alla cura dei vigneti.

E’ da qui, da questi luoghi, che nasce il vino che non delude le aspettative e i bicchieri più esigenti di coloro che
amano i vini delle Langhe, in particolare rappresentati dal Barbera, dal Nebbiolo e dal Dolcetto.

i colori primaverili del sentiero 313 neive - barbaresco
i colori primaverili del sentiero 313 neive - barbaresco
i colori primaverili del sentiero 313 neive - barbaresco

Ci incamminiamo su questa strada poderale che risale dolcemente una collina, con curve prima a destra, e poi a
sinistra lungo un percorso mai faticoso, totalmente immerso tra le vigne.

Quasi all’improvviso, poco dopo essere arrivati sulla sommità della collina, si materializza davanti ai nostri occhi il
borgo di Barbaresco, ben riconoscibile anche grazie alla sua grande torre sulla quale a breve saliremo.

Arrivati in cima alla collina, attraversiamo la strada andando a prendere via Domizio Cavazza che passa ancora
accanto a qualche ultimo vigneto che troviamo alla nostra sinistra, e una serie di case residenziali che troviamo
alla nostra destra.

Percorriamo via Domizio Cavazza fino a incrociare a destra via Torino che attraversa il borgo di Barbaresco, formato
da antiche costruzioni, da bancarelle con i prodotti tipici, e cantine dove si può acquistare il vino prodotto in zona.

In breve tempo, via Torino ci porta fin nei pressi della torre.
La Torre medioevale di Barbaresco con i suoi 36 metri di altezza è la più grande e massiccia del Piemonte, ed è stata
costruita attorno all’anno mille per difendere l’abitato dai Saraceni.

Situata verso la parte finale del paese, è servita come avvistamento dei potenziali nemici del passato.
Probabilmente faceva parte di un sistema di torri costruite lungo il fiume Tanaro, tutte con la funzione di “avvistamento”.
La Torre di Barbaresco, oggi completamente restaurata, è aperta al pubblico dal 1° giugno 2015, ma per molti anni
è rimasta ridotta a rudere, ed è quello che rimane di un sistema di fortificazioni e di un castello dei quali purtroppo
ai nostri giorni, non resta alcuna traccia.

Prima di entrare e risalire la torre per andarla a visitare, ci fermiamo ad osservare alcune significative foto
in bianco e nero.

Sono le rappresentazioni del duro e impegnativo lavoro che impone la coltivazione e successiva produzione del vino.
Un’arte, un’esperienza tramandata di generazione in generazione, dove i “vecchi” hanno da sempre rappresentato
una risorsa di informazioni e segreti professionali.
L’accesso alla Torre di Barbaresco avviene attraverso una passerella e un primo breve tratto in ascensore che
porta all’ingresso posto a 13 metri di altezza dal suolo!!
E’ previsto l’acquisto di un biglietto di pochi euro per la salita della torre, che vale veramente la pena spendere per
godere a pieno di un panorama pazzesco.
Il nostro consiglio è di risalire a piedi l’intera torre, impreziosita da inserti di cristallo e acciaio che permettono
una vista all’interno della stessa veramente unica.
Saliremo di tre livelli prima di arrivare sulla sommità.

Al primo livello è possibile approfondire e conoscere tramite un sistema multimediale, le storie degli uomini che
hanno contribuito a presentare e portare nel mondo intero il vino del Barbaresco.

Troveremo le varie indicazioni sulle uve prodotte in zona e la loro collocazione nella gastronomia.
Al secondo livello, man mano che si sale, compaiono delle feritoie dalle quali si incomincia a vedere dall’alto il
borgo di Barbaresco che appare in tutto il suo splendore. 
In alcuni vani posti all’interno della torre, un tempo veniva conservata l’acqua, per garantire una certa autonomia
a chi ci abitava. 
Le mura interne sono formate da migliaia di mattoni posati uno sopra l’altro.

Il terzo livello è rappresentato dalla terrazza panoramica, dalla quale si ammira una vista veramente unica su
tutto il territorio.

Vi riporto qui sotto una mappa, per cercare di rendere l’idea della vastità del panorama che avremo davanti ai nostri occhi.

Una visuale pazzesca che dai suoi 36 metri di altezza, spazia dal borgo di Barbaresco alle colline delle Langhe,
dalla Valle Tanaro all’intera catena delle Alpi con il Monviso e il Monte Rosa, dalle colline del Roero, all’astigiano,
per poi inoltrarsi fino alla zona di Alessandria: uno spettacolo senza fine.

Ci fermiamo per parecchio tempo ad osservare, oggi in una giornata particolarmente tersa un panorama di così
ampie proporzioni, quasi senza confini.

Dopo un giro tra le vie di questo caratteristico borgo, riprendiamo il percorso di rientro che sarà solo in parte quello
affrontato all’andata.

Ripercorriamo a ritroso via Torino e successivamente via Domizio Cavazza, per poi riprendere la poderale che ci
porterà a lambire la panchina dei giganti realizzata dalla Cascina Munesteu dell’area “sosta del viandante”.

Scendiamo oltre la panchina dei giganti, ma quando si arriva nei pressi di un fitto bosco di pioppeti, anziché girare a
sinistra (da dove siamo arrivati in mattinata), si gira a destra costeggiando il bosco e seguendo l’ampia poderale
segnalata da cartelli presenti in zona.

Aggirando un vigneto, si giunge nei pressi dei binari della linea ferroviaria Bra – Nizza Monferrato, costruita nel
lontano 1865 e oggi tristemente abbandonata a causa di “problemi burocratici”, che, a quanto pare,
impediscono il ripristino.

Un vero peccato, perché quest’opera potrebbe essere valorizzata e utilizzata come servizio di trasporto.
La si potrebbe trasformare in un’attrazione turistica con il passaggio di antichi convogli, che andrebbero ad attraversare
delle zone pittoresche, intervallate da varie fermate che portano in vari punti di risalita dei molti percorsi di trekking
presenti in zona.

Dopo aver costeggiato per un breve tratto i binari, risaliamo sulla destra un ponte in cemento, affidandoci ai bollini
bianchi e rossi e dove successivamente troviamo un cartello in legno con disegnato un grappolo d’uva e le indicazioni:
a destra verso Barbaresco e a sinistra verso Neive.

Proseguiamo su una stretta poderale che si snoda con un andamento sinuoso tra vigneti.
Arriviamo così in località Principe e dopo una curva ecco comparire in lontananza il borgo di Neive.
Attraversiamo la frazione Gaia con ancora qualche passaggio che si alterna tra i vigneti e le strade sterrate.
Entriamo quindi in Neive e raggiungiamo via Giulio Cesare per ritrovare l’auto parcheggiata in mattinata.
Si chiude così un giro ad anello che unisce due borghi veramente molto molto belli.
Un percorso panoramico, con una continua alternanza di sali e scendi in ambienti di campagna, immersi tra
coltivazioni e vigneti, tutto attraverso le prestigiose colline delle Langhe.

Entusiasti di aver vissuto e documentato questa nuova escursione, il nostro pensiero corre già verso la prossima meta.
Grazie per essere arrivati fin qui nella lettura di questa nuova pagina di vita, in un ambiente che credetemi vale
veramente la pena frequentare, scoprire collina dopo collina.

Non resterete mai delusi, anzi al contrario, rimarrete innamorati e sarà quello il (piacevole) problema.

Relazione e fotografie di: Michele Giordano e Andreina Baj


Note:
trekking ad anello appagante, che attraverso sentieri, stradine secondarie e poderali in terra battuta,
unisce due borghi storici di questi luoghi.

Passaggi tra gli immancabili vigneti e coltivazioni di noccioleti, allieteranno un percorso formato da continui sali e scendi,
mai faticosi, con una vista totalmente aperta sui 360° e dopo ogni collinetta, si scopre qualcosa in più.

Molto gradita la panchina dei giganti realizzata dalla Cascina Munesteu, posata in un luogo perfetto sia come vista,
sia come ambiente, sia come facilità nel raggiungerla.

La salita sulla torre di Barbaresco è (fidatevi), obbligatoria se siete in zona, perché ammirerete ancora di più la bellezza
di questi luoghi.

Da migliorare le indicazioni e la cartellonistica soprattutto nella parte iniziale del percorso, quando da Neive si cerca
il sentiero che conduce a Barbaresco.

Luoghi così belli, meritano indicazioni precise, perché si rivolgono soprattutto a chi non è pratico della zona:
tutto il resto è magia.