Sinio 357 m. (Italia – Langhe)
piccolo borgo medioevale che ricalca la forma di uno scudo, è incastonato in una conca tra le pittoresche colline
della Langa, in una posizione più “nascosta” rispetto agli altri paesi.
Vanta una storia millenaria: qui abbiamo apprezzato la tranquillità e la pace del luogo e dell’ambiente
Località di partenza: Sinio 357 m.
Località di arrivo: Sinio 357 m.
Tempo richiesto: —
Lunghezza del percorso: —
Altezza: 357 m.
Dislivello: 0 m.
Livello di difficoltà: T [scala dei livelli]
Periodo: tutto l’anno
Attrezzatura richiesta: classica da trekking
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli
Sinio è un borgo piccolino e un pò defilato rispetto agli altri paesini che si trovano tra le colline di queste
terre meravigliose.
Incastonato in una affascinante conca e parzialmente nascosto tra i noccioleti e i vigneti, qui regna la quiete e
la tranquillità.
Custode di un patrimonio incantevole, l’attività principale della zona ruota quasi tutta attorno alla produzione dei
grandi vini e alle coltivazioni del Barolo e del Dolcetto.
Punto di arrivo e punto di partenza per svariate escursioni, Sinio con le sue costruzioni di origine medioevale poste
a forma di scudo, garantiva una valida difesa contro i nemici di un tempo.
Vanta una storia millenaria piuttosto travagliata per vari assedi e occupazioni di territori che sono avvenuti nei secoli,
successivamente per la terribile epidemia di peste che ha messo a dura prova la vita del borgo nel 1630 – 1631,
fino ad arrivare alle drammatiche vicende della Resistenza Partigiana.
Questo piccolo borgo medioevale, è quasi tutto raccolto intorno alla chiesa parrocchiale di San Frontiniano e a ciò
che rimane dell’antico castello.
Sotto un porticato nei pressi della chiesa, è stata ricavata una piccola area con un armadietto in legno, dov’è possibile
prendere, posare e scambiare dei libri.
Ma Sinio inserito nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco, ha anche il suo teatro, dove si può assistere a degli
eventi organizzati dalla “Compagnia del Nostro teatro di Sinio”, che portano in scena storie e tradizioni della cultura
contadina locale.
Il borgo è particolarmente curato, pulito, e abbiamo apprezzato il passeggiare tra le vie semi deserte in una
tarda mattinata di metà maggio.
Le vecchie case, i muri in pietra, le vecchie porte in legno, le vecchie ante, i lampioni caratteristici,
il silenzio del luogo e questa sua posizione geografica un pò nascosta rispetto agli altri paesini, mi hanno
particolarmente affascinato.
Siamo arrivati qui a piedi nei nostri giri di trekking, ma siamo arrivati qui anche in macchina, transitando per
piccole strade asfaltate che lambiscono i prestigiosi vigneti, e dov’è possibile fermarsi in mezzo alla strada, scendere,
ammirare e fotografare, senza incontrare nessuno anche per diverso tempo.
Questo è uno degli aspetti che mi è piaciuto particolarmente.
Un luogo dove il caos e la confusione non esiste.
Dove la vita è a “misura d’uomo”.
Dove lungo la strada “sbucano” un tavolo in pietra, tre sgabelli in legno e due alberi e ci si può sedere a fare un picnic,
o scambiare quattro parole o semplicemente riflettere guardandosi attorno.
Sono questi alcuni degli aspetti che per me rappresentano la vera qualità della vita, la grandiosità dell’ambiente
dove ci troviamo, immersi nella natura, nei colori, con il profumo dell’aria che varia con il cambio delle stagioni.
Le Langhe e il Roero sono un mosaico di infiniti paesaggi, ed è impossibile abbracciarli tutti in un solo sguardo.
Noi questi luoghi stiamo andando a scoprirli uno per uno, per ricostruire e documentare un universo di bellezze.
Vogliamo raccontarvi e svelarvi un paesaggio multiforme, formato da paesi tutti diversi per tradizioni, ma tutti poetici,
tutti particolarmente piacevoli, tutti con la loro storia, il loro ambiente, le loro strade, i loro racconti e le loro particolarità.
La visita a Sinio, ci ha permesso di conoscere e approfondire l’aspetto del vigneto.
Quando apriamo una bottiglia, raramente ci rendiamo conto di quanto lavoro, attenzione e cura ci sono dietro,
dove il punto di partenza ha origine dal terreno e dal suo processo di produzione.
Un grappolo d’uva di qualità, nasce da una terra sana che va studiata e lavorata insieme alla natura.
Tra queste immense estensioni di vigneti, è stata messa a punto una tecnica di “confusione sessuale”, per poter
gestire i patogeni che inevitabilmente attaccano le colture.
Attraverso particolari diffusori che riproducono l’odore rilasciato dalle femmine di alcuni insetti ritenuti dannosi,
si attirano i maschi verso delle trappole, andando così a limitare la capacità riproduttiva.
Ma le insidie provengono anche dalla nottua, un bruco che può arrecare svariati danni al vigneto, andando a mangiare
gemme e germogli, compromettendo la crescita e la formazione dei grappoli.
Una delle tecniche usate, è quella di raccogliere manualmente e di notte questi insetti, in modo da non danneggiare
altri insetti importanti come le api, utilizzando dei pesticidi.
L’annullamento dei diserbanti, oltre a rendere più viva la vigna, ha tutta una serie di enormi vantaggi,
a cominciare dal benessere e dalla salute per chi ci lavora, ma anche dei turisti che visitano le Langhe, oltre a
una qualità eccellente del prodotto finale.
I primi 30 centimetri di spessore della terra posta alla base della vite, va sempre lavorata in modo da garantire alle
piante un terreno soffice e sollevato, ben ossigenato e per far stare più al fresco le radici.
Lungo i filari dei vigneti, per fertilizzare le vigne e restituire i nutrienti al terreno, spesso vengono coltivate le piante
dei legumi.
In particolare il pisello da foraggio, favorisce il passaggio dell’ossigeno nel terreno, trattiene l’acqua e produce azoto
e altri elementi che tramite le radici vengono rilasciati nel terreno.
I cambiamenti climatici in atto, hanno portato diverse aziende al ritorno della tecnica della “cordonatura”.
I tralci, una volta arrivati a una altezza superiore a quella del filare, vengono arrotolati attorno all’ultimo filo di sostegno
della vite, in modo da creare una sorta di “tenda”, per proteggere dal sole eccessivo i grappoli e garantendo loro
un pò di ombra.
Quelli riepilogati sopra, sono solo alcune delle tecniche usate dagli uomini e dalle donne, che da sempre si occupano
dei loro tesori che nascono e crescono tra queste terre meravigliose.
Le passeggiate che abbiamo fatto tra i vigneti e che ci hanno condotto al borgo di Sinio, ci hanno reso consapevoli
del tanto lavoro e del tanto impegno che ogni giorno vengono dedicati a queste coltivazioni così particolari,
dello straordinario, (ma molto duro e impegnativo), mondo agricolo.
Ma Sinio è anche famosa per le sue aziende di Torrone, per la produzione di formaggio e per i prodotti dolciari
a base di nocciola, tra cui l’immancabile Torta di Nocciola.
Relazione e fotografie di: Michele Giordano e Elfrida Martinat
Note: il borgo medioevale di Sinio si trova all’interno di una conca tra le colline della Langa.
Più defilato e “nascosto” rispetto agli altri paesi, qui regna la tranquillità, il silenzio, la pace.
Tutto attorno, filari e filari di vigneti e piantagioni di noccioleti si alternano in uno scenario particolarmente piacevole,
dove tutto è curato, dove tutto è collocato al posto giusto.